mercoledì 22 dicembre 2010

Mancano ormai tre giorni a Natale. E io non sento assolutamente nulla. E' strano per me, che sin da bambina ho sempre aspettato con trepidazione questo periodo. L'ho sempre ritenuto un po' magico, al di là del trauma da "Babbo Natale non esiste". Ed è proprio adesso che ho iniziato ad accorgermi che mi scivola tutto addosso, che non riesco a fermare niente, ad assorbire niente, a catturare niente tra i pori della mia pelle. Mi sento come ricoperta da una patina di vetro, che non mi fa sentire i suoni né mi permette di capire se ciò che tenta invano di toccarmi sia caldo o freddo. Fluttuo sospesa a mezz'aria in una sorta di vuoto cosmico, dove c'è solo buio, fuori da spazio e tempo, fuori dal Mondo (e quando mai!), quasi fuori dalla me stessa che ero prima. Per me potrebbe essere anche il 25 di Agosto: non cambierebbe una virgola. Vedo tutto senza sfumature, velato da quel mediocre grigio di chi è oramai avvezzo anche alla propria stessa esistenza e va avanti per inerzia. Ma ora mi sto chiedendo "Cazzo è mai possibile che a soli 21 anni io debba già andare avanti per inerzia?". Non è una cosa molto "pheega", anzi è piuttosto da sfigati parecchio sfigati, direi. E in effetti io in fondo in fondo un po' sfigata lo sono. Di norma, a 21 anni dovresti avere voglia di spaccare il Mondo, ma se non lo trovi come fai a spaccarlo? E' una vita che ci provo ma a quanto pare io e il Mondo siamo sempre stati due cose separate. Forse non andiamo molto d'accordo. Prima o poi però dovrò andarci a convivere e lì saranno cazzi. E' che adesso è come se non me ne importasse più davvero di niente e di nessuno, mi sto lasciando andare, sto lasciando andare tutto ciò che in questi anni ho faticosamente costruito, protetto e tentato strenuamente di trattenere a me, probabilmente anche contro la sua tendenza e questo è stato un grave errore. Ma cosa potevo fare? Allora sarei affogata se non l'avessi fatto. Forse adesso mi sono resa conto di essere un po' più forte, più temprata, di poter resistere in apnea un po' più a lungo, senza un appiglio, così ho deciso di lasciare le cose al loro destino, che vadano come devono e anzi come avrebbero dovuto. Adesso è il momento giusto, adesso sono pronta. Ma in realtà non ne sono molto sicura. E' che però certe cose a lungo andare ti logorano di più se ce le hai vicine che non se le lasci andare via. Più tenti di tenerle salde tra le tue braccia e più si divincolano e mordono e fanno male, come un animale selvaggio, fiero e opportunista. Allora lo capisci che devi lasciarle andare. Quando sei sanguinante e senza forze, apri le braccia e ti lasci andare alla corrente e sei talmente sfinito che non ti importa se mentre il fiume ti trascina riuscirai a trovare uno scoglio cui aggrapparti oppure se finirà tutto lì. Vuoi solo essere lasciato in pace e ascoltare il suono ovattato dell'acqua che ti pervade i timpani e sentire il tuo corpo che finalmente si distende, libero dal dovere di contrarsi per sopravvivere.

Bastare a me stessa sta iniziando a diventare un'impresa troppo, troppo onerosa.

A volte credo che preferirei persino il dolore a questa condizione,
purchè esista ancora qualcosa capace di farmi sentire che sono viva.
Non solo che esisto.



Luna - Verdena

Dipingimi distorto come un angelo anormale che cade
Offendimi, se odiare è un crimine il prezzo è uguale e fa male
E vedo te, io e te, niente conta in fondo
Illumina annulla le paure oh luna nulla è uguale
Sarò così onesto come se tu fossi il mare, il mare
E vedo te, io e te, niente conta e crolla, crolla
E vedo te, io e te, niente conta in fondo.

giovedì 16 dicembre 2010

Avevo iniziato a scrivere un post ma ho cancellato tutto perchè non sapevo neanche io dove stessi andando a parare e con quali collegamenti avrei potuto dire quello che vorrei dire. Credo di non essere attualmente in grado di sistematizzare quello che mi passa per la testa in modo organico, perciò, penso che lo scriverò così come viene, con un elenco oppure no, non lo so.

Inizio a credere che, davvero, nessuna, NESSUNA relazione possa avere la minima speranza di sopravvivenza a vita natural durante (lasciando a parte le cause di forza maggiore, leggasi "morte"). Ha proprio ragione il Liga, quando dice che "nasci solo e solo andrai". E' proprio così. Per quanto una persona possa giurarti solennemente che, qualunque cosa accada, rimarrà sempre al tuo fianco, che ci sarà sempre, che non ti abbandonerà mai e tutta quella caterva di promesse iperglicemiche bimbominkiose, in realtà tutto questo non accadrà mai. E' scientificamente attestato. Ma magari nemmeno perchè decida di sua sponte di tradirti, perchè le cose vanno così e basta, perchè succede che ci si allontani, anche senza un motivo vero. Allora mi chiedo quanto sia utile vincolarsi per mezzo di giuramenti che si sa verranno sistematicamente infranti. Cioè a questo punto è anche inutile prendersi in giro, pur non volendolo.

Ci si incontra, come due atomi di materia, ci si lega e poi ci si scioglie altrettanto in fretta di quando ci si era legati, per rincorrere un nuovo legame, più attraente, più vantaggioso. Va così e basta. D'altronde noi siamo fatti di atomi, cosa potete pretendere?

Mi sento un po' come una stanza, o come qualcuno in una stanza, fate voi, tanto il succo non cambia. Io sono lì dentro e la gente entra, mette in disordine la mia vita e poi, come se niente fosse, esce. A volte anche sbattendo la porta. E' sempre così. Un entra ed esci continuo. Nessuno è disposto a rimanere o a rimanere un po' di più. C'è chi è stato cacciato, è vero, a cui non ho più dato il permesso di entrare. C'è chi invece si è ripresentato sul più bello. C'è chi dà un'occhiatina dalla fenditura della porta socchiusa e poi scappa. Però fondamentalmente le cose non cambiano. Nessuno resta, forse nessuno può restare. Forse.

Ma la cosa meno sopportabile di tutte sapete qual è? E' che chiunque entri, ruba qualcosa dalla mia stanza e non me la restituisce più. E io rimango sempre un po' più spoglia.


P.s. Alla fine poi ti stanchi pure di andare a sbattere da sola contro un muro di cemento armato per tentare di sfondarlo: non ci riuscirai mai e soprattutto, ti farai solo male.

sabato 11 dicembre 2010

Oramai sono stufa marcia di dire certe cose, per cui non le dirò.
Non farò le solite lagne ne mi mostrerò depressa, afflitta, affranta e bibidibobidibù.
Certe cose ormai risuonano da talmente tanto tempo tra le pareti di questo luogo, tra le pareti della mia testa, che sarebbe ridondante, quasi fastidioso ripeterle e me le terrò per me.
Dirò solo che i cicli si ripetono all'infinito e che non vedo l'ora di andarmene via da qui per sempre e cambiare vita, cambiare aria e poi lo vedrò chi continuerà a cercarmi nonostante tutto.

Non avrei mai e poi mai voluto arrivare a questa conclusione ma, a quanto pare, è proprio vero che l'unica persona al mondo di cui tu ti possa fidare ciecamente è te stesso.

E no, non mi va di parlarne nello specifico e no, non mi va di farmi aiutare da nessuno, che so bene cosa si nasconde dietro le generose offerte d'aiuto di certuni.
Grazie lo stesso.

domenica 5 dicembre 2010

Qualcosa in più

Qualcuno una volta disse che bisognava perdersi per potersi ritrovare.
Non ricordo precisamente chi fosse ma non ha importanza.
In questo periodo della mia vita, sto decisamente vagliando ogni sentiero che si dirami dalla mia via maestra.

Mi sento estrema.
Sento che l'unico desiderio che ho è quello di rompere certe regole, di andare controcorrente. Di shockare chi mi sta attorno.
Mi sento molto più cattiva.
Mi sento come un pugile con la guardia costantemente alta e lo sguardo truce.
Ringhio e serro i denti dinanzi a chiunque ma solo perchè voglio che sia ben chiaro che non sarò mai più la ragazza ingenua che sono stata una volta, solo perchè voglio che sia ben chiaro che il mio territorio è mio fino a prova contraria e che nessuno e dico nessuno potrà violarlo senza il mio permesso.

Non mi invaderete più l'anima. Vi avverto. Perchè se solo oserete scavalcare il mio muro di cinta, troverete una lupa selvaggia pronta a sbranarvi. L'unico modo che avrete per entrare è quello di bussare alla porta principale e forse, se mi va, vi aprirò.

Quello che sono dentro lo deciderò io a chi mostrarlo.
E io le persone le fiuto e lo capisco dall'odore chi sono.

Non so se così facendo mi stia effettivamente perdendo o stia semplicemente scoprendo nuove parti di me.

Forse, sto facendo tutte e due le cose.

Alla strada del ritorno, ci penserò dopo.

Sempre se ci ritornerò su quel sentiero maestro.

Sempre che abbia senso parlare di "tornare".

Sempre che serva, in futuro.

Perchè non credo tornerò mai più come prima.

Perchè sarò sempre qualcosa in più.

mercoledì 1 dicembre 2010

L'ho fatto.

Ti ho cancellato anch'io.

E questa volta non con malinconia, come rinunciando forzatamente a qualcosa che so si porterà via una parte di me. L'ho fatto con una serenità dentro, che non avevo mai provato quando si trattava di te. E non sai quanto io sia stata lieta di accogliere questa pace, questa lucidità interiore, questa consapevolezza che adesso sono davvero pronta a voltare pagina, a guardare avanti a me. Semplicemente perchè del ragazzo che conoscevo non è rimasta nemmeno l'ombra e ne ho avuto la conferma nel mio ultimo tentativo di dimostrarti che in fondo ti voglio ancora bene, di farti capire che non mi è possibile dimenticare una persona da una giorno all'altro, come hai saputo fare tu. Tentativo che tu non hai accolto affatto. Forse la moneta con cui mi ripaghi è anche frutto della mia colpa, quella di aver ferito l'unico ragazzo che mi abbia mai amata. Il motivo per cui io l'abbia fatto te l'ho spiegato mille volte ma tu non mi hai mai, davvero, prestato anche solo quel minimo di attenzione di cui avessi bisogno. Sono stata spesso un'egoista, questo è vero. Spero di aver imparato la lezione per il futuro ma non c'è mai stato nulla di volontario nell'averti fatto del male, non ho mai provato gusto nel farti soffrire e anzi soffrivo a vederti come un cane, disperato senza di me. Ma tu questo non hai mai provato a capirlo. Non hai mai provato a capire quanti sacrifici e sofferenze sia costato anche a me quel mio gesto. Hai capito sempre e solo le tue ragioni, ti sei vendicato con tutta la furia e la rabbia che avevi e io anche questo ho cercato di capire, anche che fossi tu, volutamente, a farmi del male e ho ingoiato, fino a che poi non ce l'ho più fatta. Ma se quella persona che sei diventato da un anno e mezzo a questa parte è il vero Te, allora è stato meglio che le nostre strade si siano divise. E' solo che non riesco a capire come sia possibile che tu sia questo. Non ci arrivo davvero, a capire come tu possa essere stato ciò che sei stato essendo quello che sei. E' come se foste due persone diverse. Una volta mi hai detto "Tu sei riuscita a tirare fuori il meglio di me ma adesso stai sperimentando anche il peggio". Il meglio di te ora è morto, però. Sepolto sotto i cumuli di macerie della nostra storia che io per prima ho mandato in frantumi. Quel ragazzo è morto e l'ho ucciso io. Tu non sei più tu, per me. Per questo forse, ora che l'ho capito, non è stato troppo difficile eliminarti. Ho abbandonato ogni speranza che tu potessi recuperare, potessi capire ma tu sei troppo immaturo ed oserei dire anche troppo insulso per farlo. E' davvero triste pensare che non si possa riuscire a riconoscere la persona che hai avuto accanto per circa due anni della tua esistenza, che ti ha accompagnato per parte del tuo cammino e ti ha donato molte cose. Credo che però dovrò rassegnarmi ed in verità credo anche di averlo già fatto.

Non hai mai capito che non è mai stata colpa mia non essere riuscita ad amarti e che non ti ho mai mentito.

Ma poi che significa amare?

Adesso, comunque, non ha importanza. La mia vita sta per cambiare radicalmente e tu sarai un ricordo di vapore che rinchiuderò nella soffitta polverosa della mia mente. Rimarrai sempre lì. E sarà bello qualche volta, magari, poter tornare a trovarti e guardare i tuoi occhi che mi sorridono mentre mi stringi e mi chiedi se sono felice.
Si, lo sono sempre stata.

domenica 28 novembre 2010

A breath of life

In questi due giorni mi ero ripromessa che avrei scritto. C'erano momenti in cui l'ispirazione mi fulminava ma per un motivo o per l'altro ero impossibilitata a dedicare del tempo a questo blog.

Ecco, potrei proprio incominciare dalla parola "tempo" per agganciare il discorso. Da ora in poi, ne avrò molto poco, temo. Dopo un lungo travaglio di un mese, tra crisi, ripensamenti, prospettive di arrabattamenti alla bell'e meglio, finalmente sono in tesi. Finalmente ho un cammino da seguire, con 10 chili di angoscia in meno. Ho preso un impegno e fino a gennaio dovrò ammazzarmi di lavoro di sbobinatura di interviste. La cosa è più complicata e noiosa di quanto avessi pensato ma oramai non posso certo tirarmi indietro e dovrò farlo rispettando i tempi che mi sono stati imposti dai grandi capi (Prof e assistenti vari). Ho consciamente accettato di farmi praticamente schiavizzare per loro interessi di ricerca perchè:

1) in primis, se non avessi colto l'occasione al volo e chiesto la tesi proprio in questa materia e proprio adesso chissà quando e a chi avrei potuto chiederla, data la moria generale (e a questo proposito, ringrazio sentitamente la Gelmini che si è premurata di incentivare così tanto amorevolmente i ricercatori a continuare nell'insegnamento) e considerato che farei prima a prenotare un appuntamento con Obama piuttosto che con uno dei miei professori (sempre così diligenti nel farsi trovare nei loro studi durante gli orari di ricevimento in cui dovrebbero stare spezzati di gambe su quelle cazzo di sedie) e quindi chissà quando mi sarei laureata;

2) in secundis, perchè tutti, tutti e dico TUTTI, fondamentalmente, ti sfruttano. Non ce n'è uno che non lo faccia. Noi triennalisti siamo l'ultima ruota del carro, ergo, ci tocca fare i lavori più rognosi che nessuno farebbe mai. Allora, visto che le cose devono stare comunque così, preferisco lavorare comodamente seduta a casa mia e distribuirmi la fatica come mi pare e piace piuttosto che sbattermi a destra e a manca in una clinica a dar da mangiare agli allettati o al Policlinico a fare il cagnolino dell'assistente di qualche professore. E a dire la verità ho cominciato ad abituarmi a vestire i panni dell'impiegata italiana media, con pc davanti, occhiali, bevanda e scartoffie affianco. L'unica differenza è che io non indosso tailleurs attillati ma una vestaglia in pile formato famiglia;

3) poi, perchè la prof che dovrebbe farmi da tutor indice un solo incontro all'anno con aspiranti tesisti nella sua materia (che per inciso è Psicologia dello Sviluppo);

4) and last but not least, la materia mi è sempre piaciuta e soprattutto ho sempre amato l'argomento su cui si presume io debba fare la tesi.

Adesso, mescolate bene questi ingredienti ed otterrete una sottoscritta soddisfatta, un po' preoccupata per le scadenze e destinata ad esaurirsi nel giro di due mesi.

Oramai passo le mie giornate a programmare gli impegni di studio, ad organizzarmi sugli esami, a chiedere informazioni su crediti. Perchè non sto programmando solo quest'ultimo anno di laurea triennale. Sto programmando il mio futuro di qui a tre anni, perchè ho già scelto anche la strada da intraprendere dopo. Ho deciso di trasferirmi a Padova per la specialistica, perchè nel mio campo, in Italia, si sa, l'Università di Padova è la migliore e perchè lì c'è il piano di studi che ho sempre sognato. E' stato un classico caso di colpo di fulmine. E poi perchè oramai questa città mi sta troppo stretta, perchè oramai ho capito che il mio futuro non sarà qui. Sorrido se penso che quando ero più piccola tutto ciò che desideravo era potermi sistemare qui, potermi creare una famiglia vicina alla mia d'origine, rimanere a stretto contatto con questa, permettere ai miei figli di crescere accanto ai loro nonni, così come ho avuto la fortuna di fare io. Ma mi accorgo che è un'utopia. I tempi sono cambiati. Le cose sono cambiate. Io sono cambiata. La mia voglia di crescere e di arrivare in alto è talmente forte ora, che non posso esimermi dall'assumere un atteggiamento compassionevole nei confronti di quelli che, tra i miei compagni di un tempo, tra i miei conoscenti di vecchia data, pur avendo i mezzi per andare più lontano, aspirano mediocremente a sistemarsi in questo paesotto al più presto, pensando già a: matrimoniocasafiglidote... . Alt! No. Non ci siamo proprio. Più vado avanti e meno sento mio questo modo di pensare. Le tradizioni mi piacciono finchè non mi tarpano le ali. E io sono decisamente fatta per provare a volare. Forse sono un po' arrogante ma, onestamente, fare una vita così, reprimerebbe la mia indole ambiziosa. E poi ho capito che voglio mettermi alla prova, che voglio crescere, voglio imparare a cavarmela da sola. Non riesco più a pensare di poter rimanere ancora a casa mia per altri 2, 6, 8 (?) anni. E' chiaro che questo salto nel vuoto un po' mi spaventi ma credo sia normale e soprattutto, sospetto che mi ci abituerò in fretta, tanto che non saprò più immaginarmi diversamente.

Forse lo faccio anche per dare una brusca sferzata alla mia vita che, detto onestamente, sta andando alla deriva. Oltre ai miei piani per il futuro non c'è nient'altro. Me ne accorgo da una cosa banalissima: quando i miei amici mi chiedono come sto, quando S. mi chiede novità alludendo chiaramente al campo sentimentale, io fingo di ignorare il messaggio in codice e mi metto a parlare dell'Università, della tesi, della specialistica e mi accorgo io stessa di quanto sfiori il tasto tra il patetico, il triste ed il noioso. Se fossi negli altri forse nemmeno mi starei ad ascoltare. Ma alla fine cosa posso farci? E' così, non ho davvero nient'altro da dire. La mia vita è in verità vuota, adesso. Credo di non aver mai percepito un'aridità simile prima d'ora. Forse solo nella mia adolescenza. Ma almeno lì faceva male. Adesso invece il problema più serio è che spesso e volentieri non me ne accorgo più nemmeno io. Sono in letargo come sotto una spessa coltre di neve. E non capisco se sono gli altri a non voler entrare perchè io non li attiro abbastanza oppure se ci sono alcuni che vorrebbero ma io glielo sto impedendo. Forse sono solo un'incapace totale in questo genere di cose. Non riesco a comprendere quale strano meccanismo si sia impossessato di me. Non c'è dolore, non c'è solitudine, non c'è più niente che mi tocchi davvero. Non ci sono più io.

Cosa darei per un soffio di vita.

martedì 23 novembre 2010

Nothing really matters to me





Ok.
Volete la vera verità sulla mia vita in questo periodo?
La vera verità è che fa davvero, davvero schifo.

sabato 6 novembre 2010

Rieccomi.

Finalmente, forse, torno a scrivere di me nel mio solito stile, senza acidume, senza troppo turpiloquio, solo abbassando lo sguardo su me stessa e descrivendo quello che vedo.
Ecco, in realtà forse è meglio dire che ritorno a scrivere di me e basta.

E' un periodo strano, questo. E' da un po' che mi sento in muta ed è da un po' che provo a capire certi meccanismi che mi stanno coinvolgendo. Tanto per fare un esempio, lo so che è strano dirlo ma solo oggi, dopo anni e anni che ascolto musica rock, parlando con un amico, mi sono finalmente resa conto di quale sia, tra le correnti di quest'ultimo, il mio genere prediletto (l'alternative -o indie- e in genere tutto il filone underground, se a qualcuno interessasse saperlo). E' stato una sorta di flash, di illuminazione, non so come spiegarlo. Mentre parlavo me ne rendevo conto, tiravo le somme. E poi l'ho detto. Non ne ero sicura nemmeno io fino a quel momento.

L'ho detto e tutto si è messo al suo posto, come in un puzzle sparso su un pavimento in cui fino ad un momento prima regnava la confusione e poi riesci a capire come mettere i pezzi, ti prefiguri l'impostazione e una volta che ce l'hai in mente e sei sicuro di cosa fare, lo metti a posto in due minuti.
Ecco, è stata una cosa del genere.
L'ho detto e ora lo sono.
L'ho detto e ora finalmente posso orientarmi anche nella scoperta di nuove band.
L'ho detto e ora posso avere un punto fermo.
L'ho detto e questo farà indiscutibilmente, indelebilmente parte della mia identità e mi aiuterà a costruirmela seguendo un mio personalissimo corso, mi aiuterà a capire chi sono.

Ammetto che possa sembrare anche un'idea vagamente idiota la speranza di trovare un pertugio in te stessa a partire dalla musica che ascolti. L'idea di costruire la tua identità su quello. Ma in realtà non la costruisci solo su quello. La costruisci anche su quello. Fai un mix di tutto e poi piano piano la tua immagine inizia a diventare nitida. E quella è la tua, solo tua e di nessun altro. Quello sei tu e di te non ce ne potranno essere altri. E fortuna che non mi sono affrettata a stravolgermi come avevo pensato in questi mesi. Perchè se l'avessi fatto, sull'onda della voglia di emulare qualche mio idolo, non avrei fatto altro che coprirmi di un vestito non completamente mio.

Altro esempio.
Oggi ho fatto il cambio di stagione. Avevo ben pensato, in questi mesi, di eliminare praticamente il 100% della mia roba invernale perchè pensavo che ormai il modo di vestirmi dell'anno scorso non mi rispecchiasse affatto e, sempre in preda al mio estremismo mistico, di sostituire tutto il guardaroba con capi d'abbigliamento che di sicuro i miei troverebbero discutibili (anche se del loro parere sul mio modo di vestirmi non è che me ne freghi più di tanto, c'ho anche 21 anni e faccio il cazzo che mi pare da questo punto di vista - nei limiti della decenza, questo è ovvio). Ecco, in realtà qualcosina l'ho salvata (a dire il vero alcune cose le ho salvate solo perchè poi eliminandole mi sarei trovata costretta a girare in mutante e capite bene che con l'inverno alle porte non sarebbe stato propriamente il massimo). Perchè non è che per diventare un po' più alternativa di come sono adesso esteriormente debba necessariamente vestirmi da Mortisia Addams. Insomma, al diavolo gli stereotipi. Sono solo rappresentazioni condivise che in realtà andrebbero di volta in volta riempite con un contenuto specifico, perchè ognuno di noi è unico. Quindi io al massimo diventerò Anastasia Addams, ma rimarrò pur sempre Anastasia. Niente banali spersonalizzazioni. Non sarò una qualunque alternativa, sarò solo la me stessa alternativa, il che è diverso.

Per il resto, in questo immenso vortice di evoluzioni che mi sta travolgendo rientra anche il campo delle amicizie. Non ci sono i problemi dell'anno scorso, questo sicuramente no. Una delle cose buone che ho fatto (e che ho imparato a fare, in realtà) nel corso di quest'anno trascorso è stata proprio una pulizia radicale. L'ho detto e l'ho fatto sul serio. Ho tagliato i rami secchi e sradicato l'erbaccia e non sapete che soddisfazione guardarsi indietro e sapere di non aver lasciato niente alle spalle. Niente che non valesse la pena di accompagnarti nel tuo viaggio. Niente che non avessi affrontato a muso duro, sconfitto ed eliminato per sempre. Non sapete che bella la sensazione di vedere tutto pulito intorno a voi e poter respirare liberamente l'aria. La mia cerchia si è ristretta ma onestamente sticazzi. Mi basta e mi avanza. Certo, ho anche conosciuto nuova gente e ritrovato vecchie conoscenze ma gli intimi rimangono sempre quei pochi. Il problema adesso non è tanto più quello della discutibile lealtà di chi mi circonda (o meglio, delle persone a cui permetto di circondarmi). Il problema adesso è che a volte non mi sento in sintonia con tutti, come una volta. Con S., per esempio, ho la vaga sensazione che non sia più come prima. E' una sensazione sottile ma a volte capto di non avere più tanto da dire e da condividere con lei come facevamo prima. Certe cose, più che altro frivolezze ma pur sempre piccoli segreti, tendo a non dirgliele più. E' come se avessi capito ad un certo punto che lei non è in grado di comprendermi fino in fondo, quindi mi pare superfluo parlarle di cose che lei non capirebbe né forse avrebbe la voglia di capire (penso io). Secondo me nemmeno lei mi dice più tutto, forse perchè si sente giudicata da me perchè le ho sempre fatto notare che disapprovavo certi suoi comportamenti recenti. Oppure è solo una una mia sensazione e nemmeno a lei sta capitando più di quanto io già non sappia o non veda. Si, è probabile. Forse sono più io ad essere cambiata. E' che anche le persone che frequenta lei oltre me e che mi ritrovo a frequentare anche io delle volte, quando i miei non escono o siamo troppo pochi e ci aggreghiamo a qualche altra comitiva, beh quelle persone che frequenta e con cui si trova bene, le trovo così diverse da me e io stessa non posso fare a meno di chiedermi cosa ci faccia lì in mezzo a quella gente. A volte è come se non fosse veramente il posto in cui dovrei essere. E' come se mi sentissi separata dalla nascita dai miei simili, che io non ho mai visto ma sento che esistono. E' una sensazione simile. A volte penso che non mi ascolti nemmeno quando le parlo di certe cose, avete presente quando vi fanno una domanda per formalità ma non stanno più di tanto lì ad ascoltare la risposta? Esattamente questo. Non so, è una mia sensazione.
Le sole persone con cui senta di avere un'intesa un po' più forte sono sparite da un po', chi per un motivo, chi per l'altro, e non posso vederle né sentirle regolarmente come vorrei. Non vedo G. da due mesi, credo, e non sento Z. da due settimane circa. Forse Z. non sa nemmeno che la considero una persona preziosa, più preziosa di quanto lei non pensi. Ultimamente abbiamo legato molto ma è un po' che non la vedo su msn e non mi va di disturbarla troppo sul cellulare. Io e lei siamo molto diverse, direi opposte, per stili di vita, per il modo di concepire determinate cose. Ma io sento che c'è qualcosa che ci lega. Il nostro confrontarci ci fa spesso sorridere ma al di là di tutto noi abbiamo qualcosa che ci spinge ad essere curiose l'una dell'altra e a stare vicine, anche se non riesco ancora a capire cosa. Non siamo quegli opposti incompatibili. Siamo quel genere di opposti che si compensano l'un l'altro. Penso di non aver mai trovato una persona che mi compensasse così come lei compensa me. Mi piace averla come amica. Non è una di quelle persone che fingono di interessarsi a te solo per formalità. Se mi chiede come sto è perchè vuole saperlo davvero. E mi ascolta, fino in fondo. Al di là del suo essere apparentemente un po' brusca e distaccata, io so che c'è un'anima fragile che ha paura di essere ferita e si avvicina con cautela alle persone. Forse è per questo che non credo lei mi consideri sua amica quanto io considero mia amica lei. Non mi parla mai veramente di se stessa come faccio io di me. E per un motivo o per l'altro non possiamo frequentarci come piacerebbe a me. Non so se le manchino le nostre conversazioni. A me si. Spero riappaia presto.

Bene, ora potete andare in pace. Se siete riusciti a leggere tutto fino alla fine senza addormentarvi alle prime due righe in palio per voi ricchi premi e cotillon (ancora da stabilire).

mercoledì 27 ottobre 2010

Perché alle 7 di mattina è fantastico sentirsi rimbeccare da tua madre perchè le stai chiedendo i soldi per i libri universitari e farti passare addirittura la fame per il disgusto che ti provoca la sua risposta. Rimbeccare? Ma che dico, rimbeccare? Il termine più esatto è RINFACCIARE.
Cioè, cazzo, tu sei scema, ma scema forte. E sei pure una grandissima stronza. Cioè, quest'estate mi mandi tranquillamente in vacanza (pagata quasi interamente da me con i soldi della borsa di studio che ricevo, tranne alcune integrazioni da parte dei miei) e adesso mi guardi storto quando ti chiedo i soldi per comprarmi i libri con cui dovrei studiare e mi vieni pure a dire che avrei dovuto tenere da parte quei soldi per comprare i libri da me perchè a te non dovrebbe spettare? Che cazzo di senso ha? Perchè, se non mi fossi pagata la vacanza da sola e avessi usato quei soldi per comprare i libri di quest'anno a chi credi che li avrei chiesti i soldi della vacanza? Qual è la differenza tra chiedere dei soldi per una vacanza e chiederli per dei libri? Ti risulta che su alcune banconote ci sia scritto "soldi da impiegare esclusivamente per vacanze" e su altre "soldi da impiegare esclusivamente per comprare libri universitari"? Mi devo prostituire per andare a procurarmi quei soldi? E se mi dici che la vacanza è un lusso e che comprare i libri viene prima di tutto ne deduco che pensi che non avrei dovuto farmi la vacanza con quei soldi. Bene, lo posso pure capire. Ma perchè allora quando ti dico di ammettere chiaramente che il tuo problema era la vacanza e che io per te quella stracazzo di vacanza non avrei dovuto farla mi dici "No vabbè, non significa che non avresti dovuto farti la vacanza" quando un minuto prima mi avevi detto "Tu hai troppe cose, l'abbondanza ti dà alla testa, pensi che ti sia tutto dovuto. Lo sai che le ragazze che come te prendono la borsa di studio le vacanze se le sognano?". No, allora, non ci siamo proprio, dimmi che senso ha questo ragionamento se non dimostrarmi che sei un'ipocrita oltre che una stronza. Dimmi perchè mi hai dato il consenso di andare in vacanza e non mi hai detto esplicitamente di tenermi quei soldi per i libri. Lo sapevi benissimo che con quel viaggio avrei dato fondo a tutti i miei risparmi e non mi sarebbe rimasto più niente. Dimmi perchè non mi hai fermata prima, perchè non mi hai messa di fronte ad un out out: o la vacanza o i libri. Naturalmente avrei dovuto rinunciare alla vacanza per forza di cose ma Io avrei pure capito. Che senso ha dirmi dopo che non l'avrei dovuto fare? E dimmi che senso ha incitarmi tu per prima ad andare in Belgio a fine mese per passare un po' di tempo con mia cugina, pagare non meno di 140 euri tra voli e treni, più altri soldi per starmi lì quegli scarsi tre giorni, se poi mi devi venire a fare questo ragionamento. Io per prima avevo rinunciato ad andare a Liegi per vari motivi e ti ho persino detto "Se dovete spendere tanto non ne vale la pena, quei soldi metteteveli da parte per farci qualcos'altro". Sono stata io stessa a dirtelo, cazzo, non puoi negarlo! E sei stata tu stessa a continuare a cercare nuove offerte di voli quando per me la questione era quasi chiusa. Quindi non puoi venirmi a dire che io pretendo di fare le vacanze, non puoi proprio venirmelo a dire perchè è una minchiata colossale e tu sei una colossale bugiarda che manipola le verità per i suoi comodi. Io non ho preteso mai niente. Così come, dopo la discussione di stamattina, io soldi a te, tantomeno a tuo marito, finchè posso non li chiedo. Userò quello che mi rimane dalla paghetta di questo mese e userò persino i soldi che stavo mettendo da parte per farvi i regali a Natale, che naturalmente a questo punto mi sentirò autorizzata a non farvi, sia per mancanza di fondi, sia perchè siete degli ipocriti e tu non sei una madre, sei un abnorme pezzo di merda che cammina ed emette suoni aprendo la bocca. Sperando che i risparmi mi bastino (cosa altamente improbabile).

VAFFANCULO VAFFANCULO VAFFANCULO VAF-FAN-CU-LO!!! VAI A FARE IN CULO, STRONZA!!!

Non so se è chiaro il concetto.

Andate in pace. Amen.

mercoledì 20 ottobre 2010


Dammi solo un minuto,
un soffio di fiato,
un attimo ancora
Stare insieme è finito
abbiamo capito

ma dirselo è dura


 


Ho riascoltato per caso in radio questa canzone. Mi sono venuti i brividi.
Ed è impossibile che fossero brividi di freddo, sotto il torpore di quelle coperte.
Per qualche minuto sono stata catapultata in un altro mondo, in un'altra dimensione, dove viveva un'altra me.
Una me morta e sepolta, ormai, di cui non ricordavo di possedere nemmeno il ricordo.

Che strana sensazione.

lunedì 11 ottobre 2010


Rimettere piede in Ateneo e sentire che esisti.
Per tutta quella vita pulsante e dinamica intorno.
Per tutto quel dolce vociare assordante.
Per l'odore di fumo nei corridoi.
Per gli occhi che guardano stupiti quel piccolo mondo come un neonato.
Per la voglia di gridare, gioire e abbracciare il mondo intero in un giorno di pioggia in uno squallido edificio cui affidi parte del tuo presente per il tuo futuro.
Per tutto questo nella sua semplice normalità.

Come si riesce ad assaporare le più piccole cose della vita quando ci se ne priva per un po'.

sabato 9 ottobre 2010

Ma


Ho passato la notte a guardare,
ho guardato la notte passare.
Ho imparato a disimparare,
a ricordarmi di te.
Ho pensato di improvvisare,
ho tentato di tentare.
Ho ignorato quello che qualcuno si aspettava da me,
ma senza età ho disarmato l'alba,
disinnescato il sole,
e corteggiato l'ora legale.
Ho preso a pugni le mie debolezze,
dimenticato le buone maniere.
Mi sono ammalata,
e sono guarita,
ho abusato del mio dolore,
mentre il mattino ritornava senza età.
Farò tesoro del mio buon umore,
m'inventerò una destinazione.
Accoglierò vino e lanterne,
rifiuterò la mia reputazione.


Impegnerò anelli e malumore,


per un'istante di rivoluzione,
ma senza età ho disarmato l'alba,
disinnescato il sole,
e corteggiato l'ora legale.
Ho preso a pugni le mie debolezze,
dimenticato le buone maniere.
Mi sono condannata,
e poi perdonata,
ho amato l'eco di questa canzone,
mentre il mattivo ritornava senza età.
Ho disarmato l'alba,
disinnescato il sole.
Ho disarmato l'alba.
Ho preso a pugni le mie debolezze,
dimenticato le buone maniere.
Mi sono condannata,
e poi perdonata,
ho amato l'eco di questa canzone,


mentre il mattivo ritornava senza età.


Senza età.
 


Questa canzone, decisamente, mi rappresenta.

lunedì 4 ottobre 2010

Avete presente quel momento della vostra vita in cui vedete i luoghi che sono stati parte di voi con una prospettiva e dei colori completamente diversi?
Avete presente quel momento in cui un suono, un tempo familiare, vi sembra così lontano da voi?
Avete presente quel preciso istante in cui, guardando il ricordo di quelle persone che un giorno erano importanti, vi accorgete che c'è una patina opaca sopra ed è come se fossero dietro un vetro, come rinchiusi in un barattolo e niente ha più effetto su di voi, perchè tutto ciò che dicono e che fanno è ovattato e grigio?
Come se prima di allora foste stati ciechi e sordi e non riuscite nemmeno voi a spiegarvi come sia stato possibile?

Bene, io sono lì.
Sono in quel preciso momento, in quel preciso istante.
Sono solo passata ad un piano superiore, al livello successivo di questo immenso videogioco che è la vita.
E sto bene così, perchè non potranno più toccarmi. Non loro, almeno.


P.s. "For one human being to love another; that is perhaps the most difficult of all our tasks, the ultimate, the last test and proof, the work for which all other work is but preparation."



Rainer Maria Rilke

 


L'Amore è un miracolo, come la Vita. E un mistero, come la Morte.
Ora l'ho capito che cos'è.

martedì 28 settembre 2010

Confessions

Stamani ho scoperto una cosa pressocchè shockante.
O meglio, stamani ho realizzato una cosa pressocchè shockante, che mi ha letteralmente colta di sorpresa e traumatizzata.

Ero lì che mi stuzzicavo una sottospecie di crosta sulla gamba, bellamente stravaccata con un piede sulla scrivania (ovviamente durante le mie ore "dedicate" allo studio) e pensavo che non avrei visto l'ora di andare dall'estetista per rendermi presentabile in occasione della cresima di mia cugina...

...cazzo, la cresima di mia cugina! Ma aspetta un attimo...

...cazzo io sarò la sua madrina!

[colonna sonora de "Lo squalo" in sottofondo]

...CAZZO IO DOVRO' ANDARMI A CONFESSARE!!!!! (E a questo proposito, è meglio che la smetta di ripetere continuamente "Cazzo!" se non voglio che la Chiesa mi crolli addosso appena ci avrò messo il naso dentro, se non altro perchè rovinerei la festa a mia cugina).

Merda. [Come promesso, ho smesso di dire "Cazzo!" (quest'ultimo non vale)].

Cioè...io non mi confesso da secoli! E dovrò farlo proprio adesso per poter prendere la comunione e, da madrina, dare il buon esempio di cristiana modello a mia cugina. Il problema è che io non sono affatto una cristiana modello. Anzi, a voler essere veramente pignoli io non mi ritengo più nemmeno una cristiana, sebbene sia ancora battezzata e il mio potrebbe essere catalogato come un semplice e banalissimo (nonchè comunissimo) caso di cristiana non praticante. Si da il caso, tuttavia, che ora come ora mi ritenga semplicemente "agnostica". Ma non potevo certo rispondere alla richiesta della mia futura figlioccia (mamma quanto mi sento figa a dire "figlioccia"), dicevo, non potevo rispondere ad una richiesta del genere con un "A dire il vero non posso farti da madrina perchè onestamente non so se Dio esista e anche se esistesse non gliene potrebbe importare un fico secco di noi comuni mortali". No, ecco, sarebbe stato molto poco carino da parte mia spegnere il suo entusiasmo e leggere la delusione nei suoi occhi così ingenui e festosi. Se tra tutte le sue cugine avrà scelto me, avrà pure avuto i suoi buoni motivi. Per lei avrà pur avuto una certa importanza quella richiesta e non sarebbe stato giusto privarla di una gioia così poco pretenziosa. Dopotutto, le voglio bene e al di là del rito religioso sono stata intimamente molto lusingata e felice che lei abbia visto in me un modello, una guida (forse perchè mi assomiglia incredibilmente sotto molti aspetti), così ho interpretato questa scelta nel suo carattere più laico, mettiamola così.

Ad ogni modo, ciò non toglie che l'idea di dovermi confessare mi repelle non poco.

In primis, perché sono passati circa 25***00** anni dalla mia ultima confessione (ho perso il conto, probabilmente l'ultima volta risale alla mia cresima, tipo quando avevo 11 anni, oppure al matrimonio di mia zia nel 2005 o giù di lì) e una delle cose che più odio della confessione, oltre alla preghiera che si recita alla fine e di cui non mi sovviene nemmeno il titolo, è la domanda d'incipit del prete/arciprete/frate/arcifrate/vescovo/arcivescovo/papa di turno: "Da quant'è che non ti confessi, figlio/a mio/a?". Ora, spiegatemi l'utilità della suddetta domada. No perchè vorrei capire, gli cambia radicalmente la vita se le mie bestemmie degli ultimi 5 anni sono state inframezzate da pentimenti di dubbia sincerità, costellati da Padre Nostri e Ave Marie varie, con una regolarità di circa 2 o 3 mesi? No. E allora cazzo chiedi a fare?? Tanto dubito che, anche se gli dicessi che vado a messa tre volte al giorno e mi confesso ogni domenica, il suo Capo possa chiamarlo sul cercapersone e dirgli che sto spudoratamente mentendo. O che un fulmine mi colpisca in testa o, ancora, che mi crolli il confessionile addosso (cose che potrebbero tranquillamente accadere anche se gli dicessi la verità, anche solo per il semplice fatto che io abbia messo un piede in un confessionile);

In secundis, perchè oggettivamente la ritengo una pratica oltremodo inutile e umiliante. Credo sia improbabile che una semplice preghierina potrà salvarmi l'anima, ammesso e non concesso che dopo morta la mia anima debba andare in qualche luogo ultraterreno a cantare lodi a Dio stile coro dell'Antoniano oppure a farsi tagliuzzare sadicamente la lingua modello Ugolino per l'abuso di turpiloquio. E poi perché onestamente ci sono peccati che ricommetterei eccome, perché non li ritengo tali, perché non sono una vecchia zotica credulona e superstiziosa (perché di superstizione si tratta, sostanzialmente);

In ultima analisi, non mi va affatto l'idea di dover andare a spifferare i cazzi miei ad uno sconosciuto vecchio bacucco barbone in saio con il triplo dei miei anni e l'arteriosclerosi in fase avanzata che mi guarda storto come se potessi evaporare da un momento all'altro se per sbaglio mi tocca. Decisamente no. (Se a qualcuno dei miei parenti [tipo mia nonna] dovesse capitare di leggere questa roba mi prenderebbe come minimo per una satanista eretica che andrebbe immediatamente bruciata sul rogo.)

In ogni caso, se dovessi accorgermi che mi ero sbagliata sul conto della Chiesa, di Dio e sull'(in)utilità della confessione, giuro solennemente che vado a Lourdes, mi immergo nell'acqua santa, chiedo alla Madonna in persona di ripristinarmi l'imene, mollo tutto e mi faccio suora. In caso contrario, mi ritroverete ancora qui.


P.s. Vorrei sapere perché, quando pensavo di averti rimosso almeno dalla mia coscienza, anche quando pensavo che oramai non ci sarebbe stato più niente da pensare, riaffiori di nuovo, potentemente, nei miei sogni e io sto ancora lì a pensare a che cosa significhi con la consapevolezza che sarà comunque inutile.

P.p.s. Vorrei sapere, inoltre, perché cazzo di motivo, ogni volta che sono sola a casa, il telefono squilla esclusivamente, ineluttabilmente, quando sto nel cesso.

venerdì 24 settembre 2010

Dance Dance Dance

"Finora tu hai perso molte cose. Molte cose preziose. Il problema non è sapere di chi è la colpa. Il problema è che tu attaccavi sempre qualcosa di te a tutte le cose che perdevi. Non avresti dovuto. Avresti dovuto tenere qualcosa da parte per te, invece di lasciarla andare via col resto. Così ti sei consumato a poco a poco. Perché? Perché l'hai fatto?"

"Non lo so"

"Forse era più forte di te. O forse eri spinto a farlo da... una specie di destino, non mi viene la parola..."

"Tendenza?"

"Si, tendenza. Anche se tu ricominci da capo, e riesci a rimettere a posto la tua vita, è probabile che tu rifaccia le stesse cose. E' una tendenza [...]"

[...]

"Che cosa devo fare?"

"Danzare. [...] Devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perchè. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c'entra. Se ti metti a pensare a queste cose i tuoi piedi si bloccheranno. E una volta che si saranno bloccati [...] tu potrai vivere solo in questo mondo. Ne sarai progressivamente risucchiato. Perciò i tuoi piedi non dovranno mai fermarsi. Anche se quello che fai può sembrarti stupido, non pensarci. Un passo dopo l'altro, continua a danzare."



 [Haruki Murakami - "Dance dance dance"]


Ora, io mi chiedo: come si fa a danzare?

Sono sempre stata una pessima ballerina.

sabato 11 settembre 2010

L'esplosione del bozzolo

Io devo cambiare.


Io ho bisogno di cambiare.

Perché mi sento troppo diversa dentro. Mi sento così diversa che è come se avessi voglia di far esplodere questo corpo, questa immagine di me per poter andare a prenderne una completamente nuova.
Prometto che mi prenderò tutto il tempo che mi serve per me stessa, da dedicare solo ed esclusivamente a me. Per restaurarmi, per trovare finalmente una stabilità ed essere fiera di essere Me. Per tirare fuori la mia vera natura e far si che tutti la possano vedere anche da lontano. Devono capirlo da lontano quello che sono. Devono sentire l'odore della mia essenza da chilometri. C'è chi si allontanerà spaventato. Ci sarà forse chi ne sarà affascinato e si avvicinerà, curioso.

Ma non voglio stare mai più nell'anonimato dell'esteriorità. Voglio anche io il mio biglietto da visita e voglio sfoggiarlo con orgoglio.

venerdì 3 settembre 2010

Non avrei mai potuto immaginare che la musica potesse darmi così tanta forza e così tanto coraggio.

Il coraggio di proseguire per la strada che ho scelto.

Il coraggio di essere semplicemente me stessa.

Il coraggio di fregarmene del resto del Mondo.

Il coraggio di alzarmi e poi reggermi da sola con le mie ginocchia, senza aggrapparmi a niente, tranne che a lei. Alla musica.


Il concerto dei Placebo è stata un'esperienza devastante, adrenalinica, quasi irreale. Bellissima. Brian era lì, a poco più di dieci metri da me e io non credevo quasi ai miei occhi. Era lìEd era lui. Si, proprio lui, cazzo! Se fossi stata più vicina mi avrebbe preso una crisi isterica, penso. Lo ripeterei volentieri altre mille e mille volte. Vi sembrerà assurdo ma anche da questa esperienza sono riuscita a scoprire delle cose su di me. A scavare sempre più a fondo. Ho nuove mete. Ho trovato un altro motivo ancora per sorridere e andare avanti, per riempire me stessa.

E' forse la prima volta che riesco a sorridere mentre apro le braccia per stare in equilibrio.

giovedì 26 agosto 2010

Di amore (anche) per la solitudine

E dopo quasi due settimane di beata solitudine ho di nuovo compagnia in casa. I miei, con mio fratello, sono tornati dalla loro vacanza nelle antiche terre celtiche (per la gioia del sopracitato fratello che è appunto super appassionato di tutto ciò che riguarda civiltà, usi, costumi, trucchi e parrucchi dei Celti), carichi di meraviglie (ben tre regali per la sottoscritta, tra cui un bellissimo gioiellino celtico e un per me immancabile prodotto Hard Rock Cafè), di cultura e visioni mozzafiato di bellezze naturali e di felpe pesanti & raffreddore incluso nel prezzo (da quanto mi raccontavano, lì i giorni più caldi non superavano mai i 18 gradi, ad andare proprio bene. Ed erano ad Agosto, figurarsi a Gennaio.). Anyway, è una strana sensazione la consapevolezza di non dormire più sola la notte, in questa casa che in effetti era un po' troppo grande tutta per me. Però io sola ci stavo bene lo stesso. Onestamente, come ho sempre detto in ogni occasione in cui i miei sono stati fuori per un po' di tempo, io non ho sentito la loro mancanza. Non la sento quasi mai, anzi, praticamente mai. Sto benissimo anche da sola. Certo, è comodo avere la mamma che ti lava e ti stira gli indumenti, che cucina per te, che ti fa trovare pulito il bagno e la camera, però io mi so organizzare. Non sono una di quelle ragazze che non hanno nemmeno la minima idea di come si lessi un po' di pasta, alle quali fa schifo anche solo guardare una pezza per la polvere o non sanno da dove si cominci per rifarsi il letto o spazzare. Per questo, approfitto per ringraziare caldamente mia madre (una volta tanto), che mi ha abituata sin da piccola ad essere sempre pulita, ordinata e nelle emergenze anche a sapere come fare quantomeno per sfamarmi. In poche parole: ad essere indipendente (che è una parola che mi piace molto accostata ad una donna). Non sarò la versione femminile di Vissani in cucina e se è per questo neanche la trisnipote di Mary Poppins ma so fare quanto basta per non morire di fame ed evitare di raggiungere la stazza di una vacca svizzera ordinando sempre cibi pronti/surgelati/mcdonaldizzati o girare per casa con batuffoli di polvere roteanti. Sicchè, da questo punto di vista, la compagnia della mia famiglia non mi è mancata affatto. E' stato un po' più faticoso, ovviamente, ma l'ho presa come un'occasione per mantenermi in forma e combattere la mia proverbiale pigrizia oltre che come banco di prova per ciò che mi aspetterà in futuro. Da tutti gli altri punti di vista (la compagnia, i litigi, le urla, i litigi, le urla, i litigi ecc... ) potrete ben evincere da voi che i miei non mi siano mancati affatto. D'altronde, io stessa sono anche amante della quiete, del silenzio e dello starsene per i cazzi propri ogni tanto. Nonostante ami molto stare in compagnia, specie se con le persone che dico io (cioè, non con tutti, insomma non sono una di quelle che "basta che ci sia qualcuno", no, a me non basta: devono essere persone da me scelte, quando possibile), dicevo, nonostante ami molto la buona compagnia selezionata, ci sono dei momenti in cui necessito di stare sola, in cui non ho voglia di vedere nessuno ma esclusivamente di stare con me stessa a pensare o a riflettere su mie questioni personali o anche solo a fantasticare ma purchè con me stessa ci sia soltanto io. Quando in questi momenti mi capita malauguratemente di essere con qualcuno inizio a provare fastidio e voglia di evadere, anche se non lo do a mostrare, perchè sarebbe poco cortese. E' che è quasi un'esigenza fisica, mi capite? Proprio ieri sera ho rinunciato ad uscire con un'amica perchè ad un certo punto del pomeriggio ho realizzato che avevo voglia di starmene sul divano di casa mia a sognare ad occhi aperti davanti ad un DVD. E così ho fatto, pur non mettendo piede fuori di casa da domenica sera. Qualcuno di voi mi prenderà magari per una pazza invasata ma, ecco, questa è una delle cose che mi caratterizzano: non riesco a sentire l'esigenza impellente di evadere per forza ogni sera da casa mia, specie quando ce l'ho tutta per me. E tantomeno riesco capire chi lo debba fare per forza, chi, pur di uscire, si mette in contatto con quella persona che non si è mai filata di striscio e si e no se saluta quando la incontra. No, questo no, lo trovo squallido e opportunista e non l'ho mai fatto né lo farò mai perchè non fa proprio parte di me. Anche perchè, come ho detto prima, non sono una di quelle a cui basta avere degli esseri umani qualunque accanto per svagarsi. Se non ho quegli esseri umani accanto è difficile che io stia bene, che mi trovi a mio agio. Anche per questo ho passato tanti di quei sabato sera della mia adolescenza (e non solo) a casa. Per questo uno dei miei più grossi difetti è che non sono quasi mai molto socievole con gli sconosciuti e quindi è difficile per me fare nuove amicizie. Questo non perchè io sia snob e lungi da me l'esserlo, semplicemente perchè sulle prime sono un po' timida. Se c'è una frequentazione assidua piano piano riesco a dare confidenza, fino ad arrivare ad un punto in cui sono la prima paraculo della situazione. Ma mai senza confidenza.  Ora, non so onestamente come sia arrivata fino a questo punto, suppongo per parlare della mia predilezione e inclinazione per la solitudine (anche) ma credo sia il caso di concludere qui perchè è tardi, il post sta diventando troppo lungo (leggi "noioso") e perchè, onestamente, mi sono rotta di scrivere, peraltro in questa maniera così palesemente egocentrica.

In ogni caso, credo che di solitudine sarò paga per un bel pezzo (ma non troppo).

sabato 21 agosto 2010

Queste ultime tre settimane sono state un periodo che posso decisamente definire "di serenità". Tra il viaggio a Barcellona e il totale cazzeggio delle successive due settimane che, haimè, stanno per volgere al termine, posso dire di aver trovato, sicuramente non l'equilibrio, ma almeno la strada per raggiungerlo. Non so cosa sia stato. Forse l'aver trovato dei nuovi potenziali punti di riferimento oltre ai vecchi che iniziavano un tantino a decadere, l'aver scoperto nuovi amici, l'aver conosciuto nuova gente, la frenesia e lo stretto contatto con loro ogni benedettissimo giorno, sicuramente anche il fatto che i miei adesso siano fuori in vacanza e che mi sento più libera. Insomma, è stato un mix di cose che mi ha letteralmente ubriacata. E il bello è che non mi nausea mai, anzi, questa dipendenza non solo mi richiede sempre di più ma è anche benefica! Non mi fa pensare, perchè mi toglie materialmente il tempo di pensare! E per me, non pensare è decisamente un'ottima soluzione per evitare le tribolazioni masochistiche che mi caratterizzano. E soprattutto, è molto meglio di alcol o qualsivoglia genere di droga. In questi giorni ho avuto l'occasione di immaginarmi tutta la mia futura vita da studentessa fuori sede e mi sono sentita ancora più determinata ad andare via di casa l'anno prossimo. Perchè questo piccolo mondo mi sta ormai stretto e io voglio volare con le ali dispiegate, camminare finalmente un po' di più con le mie gambe e soprattutto liberarmi da controlli eccessivi. Non dico che sogno una vita da college americano con festini ogni sera e lo studio che va a farsi benedire. No, non è affatto nelle mie priorità. Però sogno le pazzie che solo un ventenne può permettersi di fare. Sogno le passioni che ti travolgono come le maree. Sogno anche i dolori. Sogno solo la vita vera che c'è là fuori e che io non ho ancora assaporato del tutto. Mi convinco sempre più che non permetterò ancora che la mia vita vada sprecata . Non cristallizzerò mai più il mio tempo per cose che possono aspettare. La mia unica priorità adesso sono io. Meglio ancora, la mia unica priorità adesso è la mia ricchezza interiore e quella posso accumularla solo con l'esperienza, con qualcosa che non mi limiti ma che invece mi liberi sempre di più, che mi faccia prendere piena consapevolezza della mia vera natura. Solo conoscendo le catene ai polsi ho capito che io non sono fatta per i legami duraturi nel tempo, che il mio istinto primario è quello della fuga dagli affetti troppo stretti e soffocanti, che sono fatta per correre solitaria. Sono naturalmente votata alla libertà e all'indipendenza. Almeno per adesso, ho bisogno della mia aria, dei miei spazi. Solo miei e basta. Non dico che non voglio conoscere l'amore, semplicemente che ora non è il primo interesse della lista. Credo di aver iniziato a disintossicarmi (e stavolta seriamente) dai postumi di M. . Forse stavolta ce la posso fare davvero. Con il tempo andrà sempre meglio e non rimarrà che una lucida cicatrice di un ricordo lontano. E forse posso fare anche a meno di avere un uomo da farmi necessariamente piacere, su cui poggiare i miei pensieri. Mi sento una gazzella appena venuta al mondo, quando traballa sulle ginocchia. Sono quasi in piedi ora. E i miei pensieri, li devo occupare solo io con il sogno della mia libertà.

venerdì 13 agosto 2010

Svegliarsi una mattina di Agosto con la consapevolezza di essere libera. Completamente.

Libera dagli uomini che volevano incatenarmi.
Libera dai miei genitori.
Libera persino da me stessa.


E' una sensazione strana e indecifrabile: non sa di dolce, perchè libertà vuol dire anche solitudine; ma non sa nemmeno d'amaro, perchè ti regala quel torpore che rende piacevole l'attesa. Di cosa, non lo sai, però immagini sempre che sia qualcosa di grandioso e bellissimo, che capovolga la tua vita e ti permetta di vedere con occhi nuovi tutto ciò che prima conoscevi e che cominciava a stancarti. L'attesa di un'avventura, di un viaggio, di un incontro.

Sotto di me, una voragine nera mi attende, paziente, indolente, sicura che prima o poi dovrò buttarmi nelle sue fauci buie. Però non ho paura. Non come prima, almeno. Inizio ad abituarmi all'idea di non avere una meta, di brancolare nell'oscurità, di non avere veri e propri punti fermi. Si sa che dopo un po' di tempo gli occhi si abituano all'assenza di luce. Saprò affrontare anche questa situazione e ne uscirò più forte, come sempre. Non posso fare a meno di pensare quanto io sia cambiata. Di quanto abbia abbandonato i fronzoli, le smancerie e stia diventando tutta d'un pezzo (o almeno è quello che spero). L'esperienza ti forgia, come un fabbro con il ferro rovente. Non avrei mai pensato di arrivare al punto in cui sono arrivata e il bello è che ho ancora tante di quelle cose da imparare e chissà quante cose nemmeno mi immagino e magari nemmeno sfiorerò in tutta la mia esistenza.

Ma c'è tempo. C'è ancora tantissimo tempo e tantissima vita da percorrere e io non vedo l'ora di divorarla a morsi. Dopotutto, mi piace vivere. Mi piacciono tutte le sfumature della vita, anche quelle più scure. Forse specialmente quelle più scure, perchè sono quelle che mi arricchiscono di più e sono generative di qualsiasi altro colore. E' proprio il dolore che dà vita al piacere: senza di esso non sarebbe possibile nemmeno conoscere quest'ultimo. Senza il dolore non esisterebbe niente. Il male esiste unicamente per permettere a noi uomini di apprezzare il bene e gustarlo fino in fondo.

Dunque, probabilmente, il vero male nemmeno esiste (o sono io che sono sempre troppo ottimista).

sabato 31 luglio 2010

Chiusa per ferie

Odio con tutta me stessa farmi le valigie, perchè non ho il dono della sintesi, tanto meno quello del senso pratico. Ogni volta che devo selezionare il vestiario da portarmi dietro nelle mie mirabolanti (?) (dis)avventure è una tragedia, perché decido di fare a meno di questo pantalone e di quella gonna ma poi puntualmente mi trovo a fare i conti con la mia vanità o con la filosofia del "non si sa mai..." (brutta, bruttissima bestia!). E dunque li ricaccio in valigia. Per di più è così tremendamente snervante stare a pensare a tutto quello che c'è da caricarsi: e ti porti il costume e il pareo per andare in spiaggia, i tacchetti (o le zeppe) e i mini short per uscire la sera, le scarpe da ginnastica quando devi andare a scalare l'Everest in escursione (Ma non dovevi andare al mare? Vabbè non si sa mai...) e le borse di varia forma e dimensione per tutte le evenienze. E basta, ma che palle! Finisce quindi che mi porto quasi sempre dietro tutto il guardaroba (una cosa come 30 o 40 chili di valigia, per uno scricciolo di 1,45 è davvero fantastico da vedere, vi consiglio di venire sempre con me in vacanza). Immaginate poi quando si devono preparare ben due e dico due valigie: il mio incubo peggiore. Ho passato tutta la santa giornata di oggi a fissare inebetita il mio armadio, fulminata ogni tanto da qualche lampo di genio. Però alla fine ce l'ho fatta. La roba per Barça è quasi tutta pronta, il resto lo insaccherò al volo quando tornerò a casa mercoledì mattina per poi ripartire nel primissimo pomeriggio del giorno stesso. Esatto, ho deciso di fregarmene del fatto che dovrò strapazzarmi per andare da destra a manca nel giro di ore, impegnandomi ben bene per riuscire a rimanere lontana da qui il più possibile. Credo che non avrò un attimo di respiro ma la cosa non mi sta poi troppo male. Anzi, mi fa sentire più viva. Mi fa finalmente sentire ciò che dovrei sentire di essere: una spensierata ventenne che succhia la vita e la spolpa fino al nocciolo, fino a che non rimane più niente da divorare. Anche la valigia per la mia fuga in Salento di domani è pronta, tranne le ultime cose che dovrò mettere prima di saltare in macchina tipo spazzolino, pettini, medicine et similia. Ho deciso di evadere da casa mia sin da domani mattina presto per andare a stare qualche giorno da alcune amiche giù nell'Africa del Nord (non me ne vogliano i salentini, si scherza), prendere un po' di colore visto che siamo arrivati ad Agosto e io ho ancora le vaghe sembianze di uno spettro cosparso di cerone e fare un po' di bella vita prima del mio (del nostro) vero viaggio: la bellissima, gotica Barcellona. Saremo in 7, in maggioranza ragazze. Non è propriamente la mia comitiva ma li conosco praticamente tutti. Onestamente, non so che aspettarmi da questo viaggio. Come mi disse qualcuno di mia conoscenza un po' di tempo fa le opzioni sono due: "O ci staremo definitivamente sul cazzo oppure diventeremo ancora più amici". Convivere 24 ore su 24 con un amico o un conoscente è davvero tutta un'altra cosa: abitudini diverse, modi di fare diversi. Si possono scoprire tante piccole cose, tanti piccoli dettagli che non si immaginerebbero mai, vivendo con un amico accanto. Se queste loro piccole cose sono compatibili con le tue piccole cose allora l'amicizia si affiata ancora di più, anche se non è scontato che questo sia predittivo della durata della relazione, esperienza mi insegna (purtroppo).

Beh, io posso soltanto sperare in bene. E da domani sarò davvero chiusa per ferie e con me anche questo mio spazio. Ci si rivede non prima del 10 di Agosto gente.

Fatemi gli auguri.

giovedì 22 luglio 2010

Avete presente quando non riuscite proprio a dormire? Quando, per una volta tanto che vorreste sentire le palpebre abbassarsi e scivolare nell'incoscienza, lontani dalla realtà, puntualmente c'è qualcosa (ovviamente non sapete mai cosa) che vi tiene svegli? Ecco, in questo momento io mi trovo proprio in una condizione del genere. Ad essere sinceri non è una prospettiva troppo allettante se pensate che avrei tutte le ragioni (e soprattutto le necessità) di questo mondo per essere tra le braccia di Morfeo da almeno un paio d'ore. Tipo che tra 4 giorni ho un esame e che domani mi aspettano una cosa come 100 e passa pagine di criteri diagnostici di simpaticissimi disturbi mentali da ripetere rigorosamente a memoria. Tipo che se mi beccano a smanettare al pc a quest'ora non so se arrivo a domani mattina. Tipo che sta iniziando a venirmi mal di testa. Tipo che sono giorni che dormo poco e niente. E così via.

Ho provato di tutto.
La radio. E niente.
Ho provato a girarmi e rigirarmi nel letto cercando di trovare la posizione più comoda e pure quella più scomoda. E niente.
Tracannare un bicchiere d'acqua. E niente.
Facebook/msn. E niente.
Niente. E niente.

Ho pensato di scrivere per potere ottenere un effetto stancante ma sto ottenendo un effetto scocciante, perchè non riesco a trovare più niente di bello da dire, più niente di bello in quello che vedo, che sento. Tutto assolutamente piatto. Come questo umore strano che mi accompagna questa notte e che stranamente non mi fa dormire. Come la mia vita adesso.

Ma queste benedette palpebre non si chiudono.

L'unica cosa buona è che credo che la mia tempia sinistra stia pulsando un po' di più e mi stia venendo il torcicollo, quindi, per forza di cose, me ne andrò a letto e credo che prima o poi mi addormenterò. Se non per sonno, per noia o per mal di testa.

 Vedete che la mia pensata non era poi così malaccio?

sabato 17 luglio 2010

Questa sera mi sento persa in me stessa, affogata da due anni di ricordi che non vogliono saperne di lasciarmi in pace.

Mi chiedo perché, alla fine, mi volto sempre indietro a guardare, come se i riflessi di un tempo ormai assente potessero darmi le energie per camminare lungo la mia strada che inevitabilmente si allontana da loro, se poi sono la prima che proclama che la vita deve andare avanti.

Mi chiedo, proprio in questi momenti, se tutto ciò che succede, succeda per una ragione precisa, per darci un insegnamento, oppure se anche questa è la vana illusione di una persona troppo ottimista e quindi, vista in quest'ottica, nulla ha senso e ce la prendiamo il più delle volte voi sapete dove.


Non so dove volessi andare a parare con queste domande, con questo post, e se avessi voluto andare a parare da qualche parte non me lo ricordo già più. Sono stanca, incazzata, pensierosa e malinconica, come del resto un mese e mezzo (quasi due) a questa parte. Un anno fa ero messa anche peggio, forse, quindi credo sia meglio così. Perchè adesso ho tutto il tempo di guarire con calma, perchè non c'è più nessuno a girare il coltello nelle mie ferite, perchè finalmente tutto dipende solo ed esclusivamente da me e non sapete quanto almeno questo mi faccia piacere. Che la mia felicità non sia più nelle mani di qualcun altro, intendo, che io sia libera di gestirmela come voglio. Alla fine non eravamo fatti nemmeno l'uno per l'altra, per questo non è andata. Oggi ho letto delle cose scritte da lui e a stento ho trattenuto un moto di disgusto. Mai l'ho sentito lontano come questa sera. Lontano dalle mie idee, dal mio modo di approcciarmi alle cose. E' stata come un'illuminazione. Non ci sarebbe potuta essere devozione profonda, almeno da parte mia. E stima, fino in fondo. O quanto meno, non per quello che è adesso. E io devo guardare la realtà delle cose. I nostri mondi sono sempre stati lontani, opposti. Non avremmo mai potuto capirci davvero. Sto arrivando persino al punto di chiedermi come abbia fatto ad amarmi così visceralmente. L'amore deve andare sempre alimentato, non solo combattendo le abitudini, cambiando posizione a letto o altre stronzate varie ed eventuali. Sono arrivata al punto di pensare che deve esserci una comunione profonda delle idee, del pensiero, per poter stare accanto ad una persona per tanto tempo, per potere avere quegli stimoli necessari a rinnovare sempre le cose, a non farle stagnare in frivolezze sterili e superficiali. Bisogna condividere un'idea, una meta, una passione. Secondo me è quella la chiave delle affinità elettive tra le persone, ed è talmente difficile trovarla che molti si accontentano. Mi viene da pensare a tutte le coppie che non avrebbero dovuto diventarlo ma per un motivo o per l'altro sono dovute rimanere unite nonostante avessero capito che era la cosa più sbagliata del mondo. E' un pensiero tristissimo, l'idea di dover passare il resto della propia vita accanto alla persona sbagliata.

Io quella chiave voglio trovarla, passino anche altri vent'anni.
(Preferibilmente si spera prima però, eh).

Esco di scena e vado a camminare solo
sui marciapiedi io volo
sono straniero nella mia citta'
la gente passa mi vede e lo sa
Mi fermo, poi riparto, poi mi fermo ancora e osservo
la strada che si colora
c'è una faccia in vetrina...mi guarda e va via
Chi e' lo straniero a casa mia?
...casa mia
E trovo Andy il matto che e' vent'anni che e' li
e mi dice qui va bene cosi'
tanto tutto e' troppo e basta quel che hai
e forse un giorno lo capirai
Ma te che ne sai
ma chi cazzo sei?
pero' so che ha ragione lui
perche' lui e' un matto autentico
e io troppo spesso mi dimentico che qui

Qui non e' Hollywood
Qui non e' Hollywood
Qui non e' Hollywood
Qui non e' Hollywood

Arriva il buio e la gente vai via svelta
e come per magia nelle telestazioni l'universo va in festa
ancora un altro giorno alla finestra
Ma uno straniero in fondo che ne sa
di come funziona e di come va
e anche se i sogni in questo posto finiscono in vino
anche se perdi sempre a tavolino qui

Qui non e' Hollywood
Qui non e' Hollywood
Qui non e' Hollywood
Qui non e' Hollywood

E anche se il film te l'aspettavi con un altro finale
e se qualcosa in fondo e' andato male qui

Qui non e' Hollywood
Qui non e' Hollywood
Qui non e' Hollywood
Qui non e' Hollywood

martedì 13 luglio 2010


Pensiero fugace del giorno.
 


Oggi pomeriggio, mentre studiavo, ascoltavo la radio e ad un certo punto hanno passato "Strani amori" della Pausini. Circa un decennio fa non avrei osato cambiare stazione. Adesso, la trovo appena sopportabile. Per una frazione di secondo ho resistito all'impulso di spingere il pulsantino degli auricolari, con il risultato che nemmeno mezzo minuto dopo ho iniziato ad annoiarmi e mi sono finalmente decisa a cambiare, senza tergiversare troppo. Non mi sono accontentata, e che ti becco poi su un'altra frequenza? La fantastica "Don't get me wrong", dei Pretenders. In quel momento mi è venuto in mente il detto "Sai quello che lasci ma non sai quello che trovi".

"Appunto", ho pensato. Poi ho sfoggiato il migliore dei miei sorrisi compiaciuti e ho continuato ad ascoltarmi la canzone nella beatitudine della mia veranda.


P.s. Ancora questo pomeriggio, ho scoperto una cosa oscena: in "My sharona" dei The Knack, hanno sempre tagliato la parte dell'assolo di chitarra, della cui esistenza sono venuta a conoscenza soltanto oggi. Maledetti Networks nazionali.


P.p.s. Tutto sta a guardare le cose con una luce diversa. Ti crea una prospettiva nuova, ti rende le cose che hai come se non fossero mai state tue, come se fossero appartenute a qualcun altro fino a quel momento. Rinnova. E la novità è un ottimo incentivo per evitare la mera inerzia della vita.

lunedì 12 luglio 2010


E' l'una meno dieci di una domenica di Luglio (anzi, dovrei dire lunedì), ho fame, sete, sonno e un accenno di mal di testa, quindi, come potrete facilmente evincere da voi, le condizioni ideali per cominciare a scrivere un post i cui intenti (sempre che ce ne sia più d'uno) non sono ancora del tutto noti alla sottoscritta.


Pensavo, per l'appunto, che oggi è domenica e mi veniva in mente il modo in cui tu passi solitamente le domeniche d'estate. Ti immaginavo svegliarti all'alba, di malavoglia, con quei tuoi capelli arruffati, affaccendarti a caricare cibarie varie ed eventuali nella tua piccola 600 brush verde e argento e partire. Sempre che sia andato a dormire, reduce dai bagordi del sabato sera, magari proprio con le stesse persone con cui di solito vai al mare (anzi, ci potrei scommettere). E magari stavolta ci hai portato pure lei. Chissà se gliel'hai già fatta conoscere, chissà che avranno pensato, chissà se avranno fatto paragoni con me, chissà se tu li hai fatti. Non potrò mai saperlo, anche se potrei avanzare delle ipotesi. Ma a che servirebbe in fondo? Solo a stuzzicarmi qualcosa che invece cercava di guarire, che deve guarire, perchè è giusto che sia così. Mi vengono in mente quelle domeniche, forse troppo poche, passate al mare con te e tutta la tua ciurma: sono state così diverse da un'estate all'altra. Il tuo cambiamento era così tangibile che si poteva quasi afferrare a mani nude. Ma il tuo ricordo ormai ondeggia intorno a me e poi si posa dolcemente sulla mia pelle, sfiorandomi docilmente, accarezzandomi, come una foglia morente d'autunno. Non punge più, o quasi. Mi immagino soltanto noi due, occhi negli occhi, stretti in una morsa che non faceva mai male, con quei sorrisi maliziosi, che ci dicevano tutto senza avere bisogno di parlare. Posso quasi sentire ancora una volta le tue braccia salde attorno ai miei fianchi. Mi immagino che riserverai tutto ciò anche a lei, tutto ciò che hai di più bello e che sai donare agli altri, solo quando vuoi, solo quando credi che ne valga la pena. Se l'amerai davvero, come hai saputo fare con me o magari anche di più, quella ragazza sarà fortunata. Se ti amerà davvero, come forse io non ho saputo fare con te, quella ragazza sarà fortunata. Chissà che non sia quella giusta per te. A questo punto te lo auguro, perchè non avrei ormai nessun motivo per non farlo, hai sofferto già abbastanza a causa mia.


Mi chiedo a volte se, anche per sbaglio, a me ci hai pensato, anche solo per una frazione di un istante. A dire il vero mi sono data risposta negativa, forse perchè ho troppa poca stima di me stessa. Ma forse stavolta la verità non la voglio sapere.

"Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora. E' così breve l'amore e così lungo l'oblio"

(P. Neruda)

lunedì 5 luglio 2010

Non mi sono mai sentita più persa in vita mia, come adesso.

Non mi sono mai sentita più lontana dall'Amore e tuttavia più affamata di esso in vita mia, come adesso.

E' un controsenso, ma ricordate che dietro chiunque dichiari di voler rimanere a parte dall'Amore si cela un desiderio ardente più o meno inconscio di una persona che si prenda cura di loro, velato da una ferita che non riesce a rimarginarsi, dalla paura di amare (ancora). In questo momento io sono in una fase di totale negazione del bisogno di qualcuno, perchè forse lo desidero troppo ma ho paura. Chissà di cosa, poi. Di sprecare gli anni migliori della mia vita, forse. Oppure di provocarmi ancora lacerazioni e dolore. Voi mi muoverete a giusta ragione l'obiezione che non ci si può precludere di provare o di vivere qualcosa solo per paura. Non saprei che rispondervi, onestamente, tranne che questa è la mia natura e che per cambiarla mi ci vorrà tempo ed esperienza, sempre che queste ultime me lo consentano e non è cosa scontata. E più vedo il niente, più non ho voglia di forzare le cose perchè vadano come dico, perchè le energie si esauriscono per tutti e soprattutto perchè in alcune circostanze si è impotenti. Credo che oramai non si possa fare più di tanto, dovrei rassegnarmi e avere pazienza.

Non dovrei pensarci e rivolgere la mia attenzione a qualcos'altro.

"Sono ben pochi coloro che hanno abbastanza cuore da innamorarsi veramente senza alcun incoraggiamento."

(Jane Austen - "Orgoglio e Pregiudizio")


E adesso, non mi rimane che imparare a sopravvivere per i giorni, i mesi e forse gli anni che verranno.

mercoledì 30 giugno 2010

Avrei voluto scrivere qualcosa sulla mia casuale e affascinante passeggiata di oggi nel centro storico del mio paese, tra vicoli e piazzette senza uscita di cui non conoscevo l'esistenza e facciate ridenti e colorate. Avrei voluto scrivere della gente, di quell'atmosfera che si respirava, come essere tutt'a un tratto catapultati in un mondo a parte, dove il tempo non esiste, ma non mi va più. Essenzialmente perchè il mio umore è più nero della pece.

Perchè stasera mio padre è impazzito e si è sentito autorizzato ad urlarmi in faccia sbattendo i pugni sulla mia scrivania come non aveva mai fatto prima esclusivamente perchè, a sua detta, io gli avrei mancato di rispetto alzando troppo la voce. Non mi va di elencare le mie giustificazioni, non mi interessa. Mi serve solo essere consapevole che c'aveva i cazzi suoi per la testa e s'è venuto a sfogare con me, non dandomi nemmeno la possibilità di parlare. Mai, e dico mai in 21 anni, mi aveva detto di stare zitta e ubbidirgli nel modo in cui l'ha fatto stasera. Comunque, ciò che mi ha detto mi è uscito dall'orecchio sinistro qualche frazione di secondo dopo essere entrato dal destro. E in ogni caso, ho deciso di fare ugualmente di testa mia. La prossima volta che ha una reazione spropositata del genere, giuro che lo provocherò fino a tirargli uno schiaffone (impresa molto ardua se si tratta di mio padre), quanto meno sarà più soddisfacente vederlo rodersi dopo e magari strisciare a chiedermi scusa (anche se non striscia va bene uguale). E col cazzo che gli chiedo scusa io, se lo può solo scordare.

Perchè oltre ad aver da poco appreso che lui ha un'altra, ho anche compreso che fra non molto andrà via da Bari, per frequentare qualche scuola per ufficiali/sottoufficiali o giù di lì. E io sento sempre più quel pezzo di me che si strappa e muore. Definitivamente. Senza via di ritorno. Non ero ancora pronta a questo e nemmeno ne ero consapevole a dire la verità. Sono una ragazza strana, io. Beh, arrivati a questo punto, devo approntarmi come posso e basta, non ci sono poi tante altre vie d'uscita.

Perchè mi sa tanto che, con D., non ho la benchè minima speranza di riuscita e onestamente sto iniziando a stancarmi di aspettare e di ritornare al punto di partenza anzi che andare avanti. E poi forse è meglio così. Forse non sarei nemmeno stata pronta. Forse è meglio che viva la mia vita da sola per adesso, è meglio che mi ricostruisca definitivamente, che faccia la mie esperienze senza dover dipendere da qualcuno. Non ne avevo poi nemmeno troppa voglia. Forse.

Si, lo so. E' un post emo del cazzo. Scusate la pessima qualità ma oggi non riesco a fare di più.

Alla prossima.

giovedì 24 giugno 2010

Mi chiedo come si possa smettere di amare qualcuno.

Cioè, come si faccia tecnicamente e se sia effettivamente possibile. Sono sempre stata scettica su questa questione. Non sono mai stata pienamente convinta che sia possibile smettere. Se abbiamo amato qualcuno per quello che è o per quello che è stato, anche se poi ci ha fatto torto, anche se poi da un certo momento in avanti abbiamo iniziato a non riconoscerlo, sono sempre stata convinta che il nostro amore fosse sempre legato lì, dietro agli strati di maschere e lerciume accumulato, che fosse sempre ancorato all'essenza di quella persona, o almeno ad una parte di essa, quella che abbiamo potuto conoscere. Perchè quella parte era tanto reale quanto quella che ci ha delusi. Io non credo che con il tempo si smetta di amare qualcuno, se lo si ha veramente amato. Io credo che si dimentichi di amarlo, perchè si relega l'oggetto della propria dedizione in un cantuccio della soffitta e si aspetta che la polvere e i tarli lo divorino fino a consumarlo. Ma non succede. Mai. Non del tutto, almeno. Ho sempre avuto la stramba idea nella testa, che ogni amore che viviamo poi diventa come uno strascico, un peso assicurato con una catena alle nostre caviglie. Ce ne portiamo dietro sempre un pezzetto. E quando ci separiamo, anche un pezzo di noi si stacca e segue come una remora chi abbiamo amato, continuando a ricordargli che un brandello di quell'amore si è salvato, che brucia ancora sotto le ceneri e che lo accompagnerà fino alla fine del suo tragitto. Sono sempre stata convinta che lasciamo pezzi di noi sparsi in tutte le persone che tocchiamo e sentiamo e lo stesso fanno loro con noi. Un po' come piantare dei semi eterni. O un po' come dei tatuaggi, che imprimono marchi indelebili sull'epidermide. Affidiamo loro in custodia una parte di noi per il resto della loro esistenza e altrettanto fanno loro con una parte di sè, senza esserne consapevoli. Così un po' di loro continua a vivere in noi e si alimenta di ciò di cui noi ci alimentiamo, mischiandosi, fondendosi, forgiandoci.

Potrebbe però anche essere che mi sbagli.
Potrebbe anche essere che non continuiamo ad amare loro ma i loro ricordi.

Potrebbe anche essere che non ci sia differenza.

domenica 20 giugno 2010

Marlene Kuntz - Notte


Mi dispiace veramente
che sono ancora qui a parlare di noi,
ma è il mio modo di espiare
colpe a cui non sono date
alternative valide.


E c'è la notte che
mi conturba con tutta la sua intimità...
Questo fa con te?

Prima, come una folata
ti ha segnata con le lacrime:
era l'ira minacciosa che soffiava
dalle nostre bocche
amare e stupide.


E la notte ti preserva
dalla mia intimità,
ma chissà se ti riserva
il desiderio e la paura della bontà
come fa con me.


"...Eri così bella nella tua complicità,
l'anima gemella della mia felicità.
Ero io così per te. Ma l'incantesimo
la mia bacchetta l'ha spezzato poco a poco
..."

Ti dispiacerà per sempre
che ero ancora lì a parlare di noi?
Ma mi son messo a camminare
e confido che qualcosa, prima o poi,
mi distrarrà:


c'è la nebbia e il suo biancore...
c'è un ubriaco da sorreggere...
Io vorrei solo scoprire
se anche tu hai delle colpe che
non puoi eludere.


E la notte ti preserva
dalla mia intimità,
ma si insinua lentamente
tra i velami della mia sensibilità:
questo fa con me.

"...Ero così bello nella mia complicità
l'anima gemella della tua felicità.
Eri tu così per me. Ma l'incantesimo
la tua bacchetta l'ha spezzato poco a poco..."

Eri tu così per me
ero io così per te
eravamo l'un per l'altra incorruttibili

eri tu così per me
ero io così per te
ma l'incantesimo si è spento poco a poco

 

sabato 19 giugno 2010


Io non tremo, è solo un po' di me che se ne va.


E' così che mi sento ora. Come se un pezzo di me si fosse staccato e morisse strada facendo, si dissolvesse nel niente e mi avesse lasciato un buco sbrindellato. Avrei voluto scrivere ciò che sto scrivendo almeno una settimana fa, ci ho provato in più modi ma nessuno di questi mi soddisfaceva, così ho lasciato le mie mille parole a marcire sulla carta e lì rimarranno, le terrò per me soltanto. Perchè questo è il modo migliore di dirlo, non c'è bisogno di usare troppe parole.





Io non tremo,
è solo un po' di me
che
SE
NE
VA... .

martedì 8 giugno 2010

Squame metalliche

E finalmente, dopo l'esame, posso concedermi del tempo per la sottoscritta (poco, è vero, perchè mi aspettano altri due - o se riesco tre - esami da dare nel giro di un mese e mezzo o giù di lì ma sarà pur sempre un po' di respiro dopo le ultime fatiche che, c'è però da dire, dovrebbero aver portato buoni frutti, almeno stavolta). Finalmente posso fare il punto sulla questione "ritorno a me stessa". Finalmente sono tornata la combattente di prima dopo la parentesi di totale rincoglionimento di questi mesi (anche se sono anni che mi dico che non mi riconosco più e poi faccio sempre certi errori: che facciano anch'essi parte di me? Inizio a crederlo.), mi sto concentrando sugli esami e sullo studio come una volta, ma adesso sento di avere una marcia in più. Stamattina riflettevo con D.: ci raccontavamo dei nostri problemi, dei nostri dolori, delle nostre disavventure. Ognuno ha le sue, chiaramente non è che sia io ad avere l'esclusiva di certe situazioni, che ho scoperto essere più comuni di quanto pensassi. Mi sono ritrovata per forza di cose a pensare alle recenti esperienze e a considerare che mi hanno inevitabilmente portata al cambiamento (suppongo permanente), volente o nolente. Mi hanno condotta però a riflettere che questo mio cambiamento non è poi così male, almeno per quanto mi riguarda (e onestamente, di ciò che potrebbero pensare gli altri me ne strasbatto, perchè se così come sono non vado bene a qualcuno allora quel qualcuno non sarà obbligato a rimanere al mio fianco, tantomeno io lo implorerò di restare: non si può piacere a tutti, si può essere compatibili solo con determinati tipi di persone. Il genere umano è un po' come i lego: ognuno è complementare solo con certi pezzi). Questo cambiamento non è poi così male, dicevo, nella misura in cui mi permetterà finalmente di tutelare me stessa, cosa che ho capito solo arrivata a 21 anni ma meglio tardi che mai. Non è così male nella misura in cui mi sta permettendo di costruirmi un'armatura di indifferenza  verso il "troppo e troppo", verso situazioni che sfociano in doveri inesistenti che non mi riguardano più da un certo limite in poi. Non è così male nella misura in cui mi concede il diritto sacrosanto (fino ad ora per me un lusso) di non farmi affossare dagli altri e da responsabilità che non competono alla mia persona, checchè ne possano dire gli stessi "altri". La settimana scorsa è venuto a cena a casa nostra mio zio ed è saltato fuori il discorso sul mio futuro lavoro parlando di una sua collega medico, per la precisione una psichiatra. "Non ti invidio proprio", mi ha detto. "L'unica soluzione nella tua futura professione è diventare cinici, altrimenti verrai distrutta dagli altri". "Ricordati che stai canalizzando una tua passione per guadagnarti da vivere". Seppure io non condivida completamente i suoi valori o i suoi modi di pensare, devo ammettere che in questo caso aveva ragione. Una persona come me, sempre abituata a crearsi sensi di colpa ridondanti ed inesistenti, in questo lavoro avrebbe la peggio e si farebbe sopraffare dai suoi pazienti. Così come mi sono fatta sopraffare dalla colpa in certe (molte) situazioni della mia vita. Ma adesso le cose stanno cambiando. Adesso le mie squame sono più impermeabili e tutto mi scivola addosso come gocce d'acqua sul metallo. Adesso inizio ad essere più lucida e a discernere quelle che sono le mie responsabilità in ciascuna situazione specifica, da quella che è pazzia ed autodistruzione. Adesso basta.

Le persone di cui circondarmi, le scelgo solo ed esclusivamente io.

Le persone che ho intenzione di sostenere le scelgo io.

I criteri sulla base dei quali circondarmi delle suddette persone li scelgo ancora e solo io.

I criteri in base ai quali reputo giusto sosterene le persone che scelgo e fino a che punto sia mio dovere sostenerle li decido sempre io.

I suddetti criteri non sono oggetto di discussione da parte di chicchessia, tranne che dalla sottoscritta. Nessuno deve anche solo osare metterli in discussione, poichè le mie ragioni le conosco solo ed esclusivamente io e non è mai stata una colpa avere delle preferenze, anche perchè altrimenti saremmo amici e sostenitori dell'intera umanità e il concetto stesso di amicizia perderebbe il suo valore.


Sic stantibus rebus (per citare la mia prof. di italiano del liceo - si, voglio fare la figa per rendervi partecipi del fatto che una volta conoscevo il latino), ci tengo a precisare che io farò la terapeuta di professione, ciò implica che nell'ambito privato oltre che professionale non sarò costretta a sentirmi in dovere di farmi scassare la minchia 24 ore su 24 da chiunque, perchè io ho anche una vita da vivere. Quando, come e quanto diventare confidente e sostenitrice di persone a me care lo decido io sulla base dei famosi criteri, che non sono tenuta a spiegare a nessuno.

Non so come concludere, quindi vi comunico soltanto che: "That's all folks!", alla prossima.

venerdì 28 maggio 2010


Mi sento come una rosa nera affogata da spine in un deserto di persone.

 
P.s. Oggi riflettevo sul fatto che la poesia in sè non esiste. Ciò che non è catalogato come poesia potrebbe esserlo comunque e ciò che lo è potrebbe sembrare solo un ammasso insensato di parole. La poesia è in chi la guarda.

mercoledì 26 maggio 2010

Oggi ho imparato finalmente che la vita è anche una questione di culo: ce lo devi avere, sennò te lo fanno o, in casi estremi, lo dai.

Oggi ho imparato che non sempre serve affannarsi avidamente per cercare di ottenere a tutti i costi tutto ciò che vorresti, perchè va a finire che poi non ottieni nemmeno quello che non vorresti. Ottieni solo una manciata d'aria.

Oggi ho imparato che devo imparare a procrastinare di meno le cose per pura pigrizia, perché altrimenti perdo e quindi il conto lo pago io, come è anche giusto che sia.

Oggi ho imparato che non devo mai fare presente a mio padre che ho bisogno del suo studio per usufruire della stampante (o qualsivoglia oggetto che lui ritenga sia sotto la sua giurisdizione) quando torna dal lavoro, perchè troverà qualsiasi scusa per urlarmi addosso che: housatoifoglichenondovevousare
hosprecatoinchiostro
sonounapazzaisterica
mirifiutodiascoltarlomentreluimispiegacomeannullareunastampa
mipongomaleautorizzandoloacomportarsicomeunadonnamestruata.
E via dicendo.

Oggi ho imparato a sopportare che non tutto può andare come vorrei ma che questo non mi autorizza a smettere di credere in me stessa o nell'impresa in cui vorrei riuscire o a smettere di guardare le stelle. Perchè giuro che i mattoni di quel cazzo di muro io li spacco a testate.

Oggi ho imparato a sorridere serena, paziente come un leone che si acquatta nell'erba alta e aspetta il momento giusto per balzare e correre veloce dietro la sua gazzella. E se non la prende, beh, pazienza: ciò non significa che sarà destinata a digiunare per tutto il resto della sua esistenza, anche se la fame momentanea gli farà bruciore allo stomaco.

Oggi ho imparato che nella vita non contano le vesti che ti mettono gli altri indosso, conta la tua pelle, e quello che assorbe.

Oggi ho imparato a capire che sono una donna libera e che, nel rispetto della dignità altrui, io, faccio quello che più mi pare senza dover dare troppe spiegazioni, che devo difendere la mia libertà con le unghie e coi denti e che nessuno, tranne me, può mettermi le catene se non sono anch'io a volerlo.

Oggi ho imparato a rendere la mia pelle più dura, più ruvida, per far si che nulla la penetri e mi faccia male all'anima morbida che mi ritrovo.

Oggi ho imparato ad imparare.

giovedì 20 maggio 2010

Stamattina sono uscita di casa in fretta. Come al solito, ero sulla soglia del ritardo, perchè se non mi riduco all'ultimo minuto non mi sento realizzata. Avrei dovuto prendere l'autobus delle 10.15 per andare in facoltà a seguire le consuete lezioni del mercoledì che iniziano alle 11.00 e una volta tanto nella mia vita, volevo giocare d'anticipo. Divoro a passi svelti quegli scarsi 4 minuti che mi separano dalla fermata dell'autobus e la raggiungo esattamente un minuto prima dell'orario stabilito (di solito molto in teoria) per il passaggio del mezzo pubblico. Con mia grande sorpresa, è tutto deserto. "Cazzo!" penso all'istante, "Questi non sono mai puntuali e proprio oggi 'sto pulman doveva passare addirittura in anticipo?!? Ma che razza di sfiga...". Mi decido ad aspettare qualche minuto, soltanto per verificare la mia teoria, che recava delle evidenze piuttosto eloquenti, a mio parere. Dopo circa sette minuti, sconsolata, penso che è il caso di iniziare ad avviarmi verso la stazione, per prendere il treno delle 10.52, che mi avrebbe (come di consueto nel mio caso) fatto arrivare di ritardo a lezione, ma ormai mi ero già rassegnata. "Ok, altri 2 minuti e mi muovo, tanto c'è tempo per il treno". Il tempo stava cambiando: il sole era sparito e nuvole grigie si stavano addensando sopra la mia testa, foriere di un umido presagio. Odio la pioggia. Un venditore ambulante di nonsocosacavolofossero si sgolava sguaiatamente per attirare clienti all'angolo di fronte, vecchiette si affrettavano ad attraversare la strada con le buste della spesa in mano, gente che imprecava nel traffico. Insomma, la vita continuava a scorrere normalmente. La mia attenzione viene catturata da una donna alta e come sempre magrissima, familiare, che camminava sul marciapiedi dietro di me. "Maestra M.!", la mia maestra delle elementari. La saluto. Lei, felice di rivedermi, mi riconosce e scambiamo due chiacchiere. Come stai che fai dove vai, andavo in facoltà ho perso il pulman, mi sa che ti conviene prendere il treno, si stavo per avviarmi in stazione aspettavo qualche altro minuto ma tanto l'ho perso. Dopodichè mi fa un sorriso, mi stampa un bacio materno sulla fronte ed entra nella banca alle mie spalle. Inizio a prendere il cellulare dalla tasca superiore della mia borsa, affondo la mano a caso per trovare le cuffie, le attacco, sbroglio i nodi che si creano sistematicamente tra i fili intorcigliati degli auricolari e me le pianto nei timpani. Avevo voglia di "Slide" dei Goo Goo Dolls. In fondo, nonostante quel piccolo inconveniente, la giornata non mi sembrava facesse troppo schifo e avrei trovato la soluzione alternativa. Avviso G. che farò ritardo perchè ho perso l'autobus e quindi prenderò il treno poco prima dell'inizio delle lezioni. La mia maestra mi passa di nuovo di fianco e mi rinnova il saluto. "Vai in stazione", mi sorride e scompare. Erano le 10.25. Inizio a pensare di muovere i primi passi verso la stazione quando vedo, lontano, due sagome sfocate di grossi mezzi che sembravano proprio di colore blu e che sembravano proprio avere la forma di due autobus. Strabuzzo gli occhi e ricontrollo l'ora. Intorno a me ancora deserto. Le sagome si avvicinano facendosi sempre più grandi e definite. Si, erano proprio due pulman delle Sud-Est che venivano nella mia direzione. Una volta avvicinatosi abbastanza da permettermi di leggere la scritta luminosa, apprendo che il primo tra i due non era diretto alla destinazione desiderata. "Che palle, vuoi vedere che sono tutti pulman per quei paesini sperduti nel nulla o al massimo vuoti e destinati al deposito?". Quando andavo alle superiori e facevo particolarmente ritardo mi era capitato più di una volta di scorgere, ad un orario improbabile, un pulman da lontano e, dopo i primi minuti di entusiasmo, leggere il cartello "DEPOSITO" sul cruscotto. Attendo il secondo, non troppo fiduciosa, quando ad un certo punto leggo la scritta "BARI". Incredula, frugo velocemente nella borsa per trovare il portafogli dove custodivo l'abbonamento, per poterlo mostrare all'autista una volta su. Mi faccio notare, sporgendomi sulla strada e avvicinandomi alla portiera che dopo due secondi si apre davanti a me e io sono dentro. Si, sono dentro e sto andando a Bari. Sono dentro e non ho perso quel maledetto autobus, come invece avevo creduto fermamente. Non ci speravo davvero più e invece, quando stavo per abbandonare la mia postazione, eccolo spuntare ed evitarmi il ritardo. Mando un messaggio a G.: "Non l'ho perso!".

Epilogo: sono arrivata a lezione (si vabbè, con impercettibile ritardo, ma non fa testo, l'assistente non aveva ancora iniziato a spiegare), ho trovato il posto che le mie amiche mi avevano diligentemente occupato e ho preso appunti su tutto come un treno, che volevo uccidere l'assistente perchè aveva messo il turbo. E vissero tutti felici e contenti, a parte la mia mano destra.

P.s. Ringrazio G. ed S., che mi hanno fatto capire che, per qualsiasi cosa si voglia fare, per qualsiasi cosa si voglia costruire, ci vuole solo tanta pazienza e che non bisogna mai arrivare a conclusioni affrettate, perchè ciò che ci può sembrare scontato nella realtà può tramutarsi esattamente nell'opposto, esattamente in ciò che non pensavamo potesse essere. Se io oggi non avessi avuto la pazienza di aspettare, se io oggi non avessi creduto che una possibilità potesse esserci, nonostate mi sembrasse praticamente impossibile, beh, io quell'autobus lo avrei davvero perso e non lo avrei ripreso mai più, seppure ne avrei avuto la possibilità e non lo sapevo nemmeno.

giovedì 13 maggio 2010

Reality kills dreamers

E' una follia. Perchè lo sai che lo è. Perchè ci sono tutti i segnali dall'altra parte. O meglio, non ci sono segnali. E questo è di fatto un segnale. Si, l'assenza di segnali è un segnale di per se stesso. E' il segnale che stai puntando a qualcosa di più grosso di te. Si, lo so, hai promesso a G. e a U. che ti saresti fatta coraggio e avresti creduto in te stessa e infatti farai ciò che devi, ma con la completa consapevolezza che fallirai. Sii onesta e guardati in faccia. Guarda i fatti. Come potrebbe anche solo desiderare una come te? Perchè proprio te? Non ti conosce, è vero, ma pensi sul serio che ti darebbe anche solo una possibilità, sembrando così distratto? L'indifferenza è forse peggio dell'evitamento ma tu, da brava vigliacca, la preferisci. E ti imbevi di una felicità finta data da cose che non esistono e che anzi, peggio, sono vere solo nella tua testa. Perchè sei così vile e debole che hai bisogno di aggrapparti a qualsiasi cosa, che crei tu stessa persino, pur di restare a galla. Hai sempre fatto così, senza mai imparare dai tuoi errori. A cosa ti ha portato la tua fabbrica di felicità posticcia? Sempre solo dolore, delusione, ulteriore solitudine. E allora annega. Annega! Abbi il coraggio di soffocare nel mare della realtà, fatti penetrare i polmoni di verità amara fino a farti male, fino a che poi non sentirai più il dolore e potrai sopravvivere con ciò che (non) hai. Annega e lotta. Eclissati e lotta. Lotta sotto la superficie, per rimanere viva nella Tristezza e sconfiggerla. Guardala in faccia la tua nemica Umiliazione. Guardala e sfidala. Soffia, ringhia, graffia! Colpiscila con veemenza bestiale e liberati di lei! E' lei il tuo male, lo è sempre stato. Ma stavolta non puoi e non devi saltare l'ostacolo. Devi avere il coraggio di buttarti nel vuoto col dubbio che possa non esserci una rete a proteggerti. Con la consapevolezza che potresti sfracellarti le carni ma che rimmarrai sempre viva perché non ci sarà il sollievo della morte. E che dovrai ricucirti le ferite da sola. Farà male. Da morire. Ma hai il dovere di vivere e di capire fino in fondo, anche se, conoscendoti, forse fino in fondo non ci andrai mai. Si, lo so che sei stata ferita altre volte e che sono state tante, ma mi frega poco. Perché io sono spietata e non faccio sconti a nessuno. Perché mai dovrei farne a te? Chi sei tu? Non ti illudere di essere speciale, per me. Sei solo una dei tanti, esattamente come tutti coloro che hanno scalciato e sgomitato per arrivare lontano. Sappilo già da adesso. Camminerai con le tue gambe gracili, cadrai e ti sanguineranno le ginocchia. Ti rimarranno i lividi delle bastonate che gli altri esseri umani, te compresa, ti infliggeranno durante il percorso. Conserverai gelosamente le cicatrici delle ustioni come gemme d'esperienza e non potrai lavarti da ciò che ti sputeranno addosso, non subito. Dovrai imparare a sentirti anche sudicia e sporca fuori, sudicia e sporca per gli altri, senza profferire una sola parola di protesta o di smentita. Sarai consapevole di tutto ciò e seguirai il tuo percorso con onore, con lo sguardo dritto davanti a te, dritto e assente, dritto e inespressivo, dritto e vuoto, senza ascoltarli. La tua pelle si irrobustirà e muterà in armatura, ma il merito dovrà essere solo ed esclusivamente tuo, io non te ne donerò alcuna in partenza. Camminerai nuda, così come sei, così come devi essere, così come ti ho fatta per essere. Non inventarti scuse. Non indossare maschere di cinismo che non ti calzeranno mai quel viso troppo ingenuo e puerile. Tu non sei stata creata per questo, non mentirti. Nonostante ciò che avrai il dovere di compiere, non sfuggirai mai alla tua natura di sognatrice romantica e sarà proprio questo il tuo cruccio. Io ti butterò giù in qualsiasi modo ma tu sai già che continuerai a rivolgere il tuo sguardo verso i cieli tersi e immensi, come piacciono a te. E questa sarà la tua maledizione di creatura terrena. Sarai contesa tra due forze, sarai dilaniata dal Sogno e dalla Realtà, dall'Aria e dalla Terra, dalla Vita e dalla Morte e rimarrai sempre in bilico perché nessuna delle due saprà sopraffare l'altra. Impara solo a domarti. Lasciati cavalcare libera solo ogni tanto e incatenati per tutto il resto del tempo, anche se sono già consapevole che ti ribellerai e scalpiterai. Si, lo so che tutto questo è un ossimoro, ma tu stessa sei una contraddizione vivente. Sei ambivalente e non finirà mai, in te, la lotta con te stessa, tra domatore e cavallo selvaggio.

Adesso va.