giovedì 31 dicembre 2009

Pensieri sparsi

Oggi non mi va di impegnarmi a scrivere un post ma non posso evitare di scrivere, così lo farò senza una continuità, scriverò quello che c'è da scrivere più o meno com'è nella mia testa

Mi sto isolando, sto facendo di tutto per creare il deserto intorno a me e non so nemmeno io per quale strana ragione, però tutto questo mi pesa, mi sento una fallita, vuota, arida. Riufiuto tutto e tutti. Forse voglio rinascere? Ma cazzo quanto è difficile e quanto fa male

Perchè tutti hanno qualcuno e io no? Perchè tutti hanno sempre delle persone speciali su cui fare affidamento e io non ho mai avuto la fortuna di incontrarle? Perchè a chi troppa merda e a chi troppa felicità? Perchè in vent'anni non sono mai riuscita ad avere sul serio una migliore amica, dormire a casa sua dicendo cazzate fino a notte fonda mentre parliamo di ragazzi e facciamo tutto come se fossimo sorelle gemelle? Insomma, robe normali

Perchè vedo coppiette felici dappertutto e ogni volta che mi giro al mio fianco c'è il vuoto?

Tutto questo mi fa solo venire una gran voglia di vomitare

Lo so, è un post emo del cazzo, ma non potevo farne a meno, mi dispiace per voi lettori.

P.s. se avete risposte o proposte, beh, grazie tante.

domenica 27 dicembre 2009

 
The End Of The World

The Cure


Go if you want to
 I never tried to stop you
Know theres a reason
For all of this you're feeling
Love it's not my call
You could'nt ever love me more
You could'nt love me more
You could'nt love
 
Me
I dont show much
It's not that hard to hide you
See in a moment
I can't remember how to
Be all you wanted
I could'nt ever love you more
I could'nt love you more
I could'nt love
You want me to cry and play my part
I want you to sigh and fall apart
We want this like everyone else
 
Stay if you want to
I always wait to hear you
Say there's a last kiss
For all the times you run this
Way it's not my fault
You could'nt ever love me more
You could'nt love me more
You could'nt love
 
Love me more
Could'nt ever love me more
I could'nt love you more
I could'nt love
 
You want me to lie not break your heart
I want you to fly not stop and start
We want us like everything else
 
Maybe we didnt understand
Not just a boy and a girl
It's just the end of the
End of the world
 
Me I dont say much
It's far too hard to make you
See in a moment
I still forget just how to
Be all you wanted
I could'nt ever love you more
I could'nt love you more


giovedì 24 dicembre 2009

Poco originale letterina di Natale

Caro Babbo Natale,

mi sono ridotta a scriverti nell'ultimo giorno utile, lo so. Non me ne volere. In realtà io non avevo intenzione di scriverti questa letterina perchè lo stanno facendo tutti sui vari blog e come al solito volevo fare la diversa e scriverti qualcosa di più originale. Poi però non ho resistito, un po' perchè non ho avuto il tempo di pensare a qualcosa di alternativo da scriverti, un po' per mie esigenze. E' da un po' che non ci si sente eh, vecchio mio? Direi da quando avevo circa 7o 8 anni. Mi ricordo la prima volta che capii che in realtà tu non esistevi: me lo dissero le mie amiche di scuola, potevo fare la terza o la quarta elementare. Loro facevano tanto le fighe perchè ormai già sapevano tutto e mi trattavano da povera sfigata perchè io mi ostinavo a dire che tu c'eri davvero, propinando loro le più svariate (e in effetti inconsistenti) prove della tua esistenza. Qualche giorno dopo, timidamente, durante un pranzo domenicale, chiesi esplicitamente a mia zia se tu fossi vero o fossi solo frutto di una una finzione (mia madre avrebbe negato spudoratamente la tua inesistenza anche se l'avessi colta in flagrante a mettere i pacchi sotto l'albero: si sarebbe inventata che l'avevi delegata perchè quel Natale ti eri beccato la polmonite, tanto per dirne una). Lei mi rispose parlandomi all'orecchio e sussurrandomi queste parole "Babbo Natale esiste solo per quelli che vogliono crederci". Sono sempre stata grata a mia zia per quelle parole. La medicina mi sembrò meno amara da buttare giù; ebbi la conferma di ciò che sospettavo e quel giorno diventai un po' più grande. A dirti la verità, però, da inguaribile sognatrice quale sono, non mi sono mai sentita troppo sfigata a pensare che fossi tu, volando con la slitta trainata dalle tue renne, a portare i regali nelle case di noi bimbetti. Già da allora mi sembrava troppo crudele che un bambino a sei anni potesse essere così disilluso, così realista. In cuor mio, i miei compagni così fighi, sicuri di sè, così troppo prematuramente adulti mi facevano un po' pena e tutt'oggi, guardando indietro con gli occhi di una ventenne, ritengo quelle mamme così poco fantasiose delle vere e proprie arpie: assassine della fantasia che ogni bambino ha il diritto di mantenere vivida fin che la vita glielo consente (chè di realtà potrà riempirsi le tasche fin che vorrà in futuro), assassine dell'inocenza infantile oltre che totalmente prive di buon senso e di qualsiasi forma di sensibilità. Checchè possa dire su mia madre, uno dei pochi pregi che debbo riconoscerle è stato proprio quello di avermi permesso di coltivare la mia fantasia e di sognare finchè mi fosse stato possibile. Di questo devo solo ringraziarla e non posso che esserne felice. Si. Sono felice di aver passato la mia infanzia a credere ai folletti che costruivano giocattoli apposta per me (anche se quei giocattoli di artigianale avevano ben poco). Sono felice di aver passato così tante notti tra il giorno della Vigilia e quello di Natale a trepidare ansiosa nel mio letto, con la paura che tu potessi scoprirmi ancora sveglia e scappare via. Sono felice di pensare di aver creduto che potesse esistere qualcuno, in questo mondo, capace di esaudire qualsiasi mio desiderio, in grado di leggermi nel pensiero sapendo esattamente cosa volessi. Sono felice perchè tutto questo mi ha permesso di diventare quella che sono oggi. Potrebbe sembrarti esagerata tutta questa melensa sviolinata, lo so, d'altronde tu nemmeno esisti, ma è così. Non ti chiederò niente per questo Natale, chissà quante richieste avrai già e non mi va di appesantirti il lavoro. Anche perchè penso che l'unica cosa che vorrei veramente non potresti nemmeno donarmela, haimè. Ti ho scritto semplicemente per parlarti un po' dato che nessuno lo fa mai e che, quando lo fanno, succede solo in un periodo dell'anno e tutti per ricevere, nessuno per donarti qualcosa. Io volevo donarti un ringraziamento in allegato, come mio personale dono di Natale a te. Teoricamente non avrebbe senso scriverti questa lettera, però io lo faccio lo stesso perchè, vedi, per riprendere quello che mi disse mia zia anni fa, in realtà, nonostante conosca la verità, io a te voglio continuare a crederci, perciò in un certo senso tu per me continui ad esistere lo stesso. Poco mi importa se ho vent'anni e non dovrei. Non posso farci niente, sono la solita con la testa fra le nuvole e tale rimarrò a vita. Che poi, chi lo dice che a vent'anni sia vietato credere a Babbo Natale?

P.s. Se poi riesci (anche se ne dubito, ma non è per te, piuttosto per l'entità della richiesta) per favore, potresti regalarmi l'Amore Vero? Lo so, lo so, è rarissimo e ti sto facendo una richiesta alle 19.48 del 24 Dicembre. Beh, in caso non ce la facessi, mi accontento anche solo che tu mi privi del dolore che mi causa pensare e vedere (come mi è successo oggi) lui. Sai, con mia somma sorpresa ho scoperto che mi fa ancora un po' male. Grazie in ogni caso, anche se non dovessi riuscire a soddisfare nessuna delle mie richeste.

Un bacio,

tua Anastasia.

mercoledì 23 dicembre 2009

Apologia della vita universitaria

Ieri è stato l'ultimo giorno di Università. Signori, sono ufficialmente in ferie (si fa per dire). Niente più levatacce per tre giorni consecutivi alle 6 meno un quarto di mattina, niente più treni affollati e puzzolenti, niente più tendiniti da appuntomani e calli da scrittori varii, niente più tentativi di sonnecchiare sul banco durante le pause e niente più 10-11 ore fuori di casa. In questo momento mi immaginerete magari mentre faccio i salti di gioia urlando "Siii!! E' finita!! Finalmente vacanze!" e invece no, vi sorprenderò dandovi almeno tre motivi per cui per me valga la pena di andare nella mia bettol...ehm in Facoltà:

1) Per noi universitari "Vacanze di Natale" = "StudioMatto&DisperatoPerGliAppelliDiGennaio/Febbraio"; ergo mi toccherà sprofondare con il naso nei libri (feste comandate a parte) e scontare tutta l'accidia accumulata in questi mesi. Ho già prenotato il biglietto di sola andata per "Esaurimento Nervosolandia" e mi toccherà permanerci per almeno un mese, un mese e mezzo. Il tempo di uccidermi per un altro paio di esami e mezzo (considerando il secondo esonero di Psicologia Dinamica) perchè non credo che sarò in grado di prepararmi anche per Psicologia Clinica, sono 4 mattoni da studiare, un migliaio di pagine in tutto (bazzecole insomma) e vorrei preferibilmente avere un voto alto. A Clinica ci tengo, mi piacerebbe prepararci anche la tesi. L'unica cosa positiva di questo prossimo tete a tete coi libri è che continuerò a dimagrire e ciò non mi dispiace affatto. Solo che, beh, preferirei farlo con qualcos'altro il tete a tete (o meglio, qualcun'altro).

2) Mi mancheranno risate e cazzate con le mie colleghe-amiche. Almeno loro mi tenevano compagnia e mi facevano sorridere. SimonaMarika con la loro estroversione che rasenta la pazzia e che sfora sistematicamente in figure di merda (per tutte noi), Chiara con la sua riservatezza, Francesca con la sua semplicità, Annarita con la sua stramaledetta secchionaggine (peggio di me) che mi fa venire i sensi di colpa, Catia con la sua dolcezza, Dolly che è perennemente stralunata, Anna che è anche lei sempre tra le nuvole e a volte dolcemente nevrotica, la persona più comprensiva che abbia mai conosciuto, Grazia che può essere tutto sommato considerata la migliore amica che abbia mai avuto (ci conosciamo dai tempi del liceo) con la sua schiettezza disarmante, la sua forza e la sua aggressività che altro non sono che la maschera per coprire la sua essenziale sensibilità e fragilità. Poi c'è Martin (vero nome: Martino, da me ribattezzato "Martigno"). Martin è un personaggio a parte. Immaginate: unico ragazzo in mezzo ad una tribù di sole donne, tutte che lo pigliano inesorabilmente per il culo da mattina a sera. E' un ingenuo pazzoide con incontinenza verbale (leggi "sparacazzate"), l'aria innocente, i riflessi mentali di un bradipo e l'indole da comico inconsapevole. Ci distrae dall'attività della scrittura frenetica degli appunti cantando canzoni di Venditti in sottofondo quando entra in aula il Prof di Psicometria (che è di Roma, chiaramente) e ridicolizzando le lezioni di Psicologia dell'Apprendimento quando si parla di bambini ("Anastasia, da domani veniamo a lezione con Cicciobello, ok?" "D'accordo Martigno, però per te porto Baby Bua"). Insomma, il nostro divertimento, il nostro martire di gruppo a cui, in fondo, vogliamo un mondo di bene. Se la fa con una tizia odiosa, acidula, sciapita, stupida, che parla troppo e a sproposito e che ci odia tutte perchè quando il nostro martire nazionale sta con lei non facciamo altro che guardarli e ridacchiare maliziose oppure (nel peggiore dei casi) gli facciamo telefonate anonime fingendoci amanti o esortandolo a concluderci qualcosa insieme. Si, siamo delle gran stronze, però ci piace esserlo, che possiamo farci?

3) Beh, questo motivo è ancora marginale per ora ma è, appunto, uno sprone in più per non farmi trattenere dalle grinfie benevole del mio letto ogni mattina. Dunque, c'è un ragazzo del primo anno decisamente interessante. Oddio, che sia oggettivamente interessante è opinabile (ma cosa non lo sarebbe? W il relativismo!) perchè è, ehm, particolare ma di una particolarità che sfocia quasi nell'eccentricità. In poche parole è un punk (credo). Beh, che mi fossero sempre piaciuti i tipi alternativi non è mai stato un mistero per nessuno e questa ne è un'ulteriore conferma. A dire il vero l'avevo notato sin da subito ma come non notarlo, d'altronde? Ha i capelli tinti di un rosso-viola con un lungo frangione davanti agli occhi e una cresta dietro che porta sempre abbassata. Il resto della testa è rasata e i capelli cortissimi sono del loro colore naturale (bruni). Non sono riuscita ad osservare bene gli occhi, spesso contornati da occhiaie e a dirla tutta un po' inquietanti (ma anche questo fa parte del fascino che esercita su di me). Viso affilato con pizzetto finale, pelle diafana, alto e dinoccolato, esile, veste quasi sempre di scuro e cammina con il classico atteggiamento da solitario sospettoso e un po' burbero, le mani sempre in tasca e  faccia coperta da una sciarpa quasi fin sotto il naso. Mi è capitato di sentirlo parlare una sola volta con qualche collega e devo dire che anche la sua voce è di mio gradimento: profonda come piace a me. Grazia mi prende sempre in giro, dice che le sembra "sporco" (e lo dice una che è stata punk fino a qualche anno fa e che lo è ancora dentro) ma io mi rifiuto di crederci. Non so bene per quale motivo mi attiri, forse perchè ha quell'aria così virile da ribelle, da bello e maledetto (bello per me), perchè è un solitario, non lo so ma mi attira. Non sono ancora riuscita a parlagli o ad avvicinarmi ma per ora ho notato che ogni tanto anche lui mi lancia qualche sguardo di sottecchi quando ci incrociamo nei corridoi o quando lo osservo discreta mentre fuma languidamente una sigaretta (e porca miseria se non è sexy buttato sul muro in quella maniera così trasandata!). Per ora non so nemmeno il suo nome ma tra i buoni propositi per l'anno prossimo credo che ci metterò anche "attuare piano di seduzione del malcapitato". Devo ancora stabilire bene le tecniche di predazione e a questo proposito spero che la mia fervida immaginazione possa venirmi in soccorso, magari durante le feste di Natale mi studio con calma le mosse. Speriamo solo che non sia già impegnato.

sabato 19 dicembre 2009

UWO - Unidentified Written Object

DISCLAIMER: la sottoscritta proprietaria di questo blog non garantisce la qualità dell'intervento che segue; in caso di incazzatura, scazzo, depressione più o meno acuta, alto tasso di acidità verbale e/o sarcasmo acido siete pregati di evitarne la lettura, previa compromissione dell'umore a tempo non definito. In caso di complicazioni consultare un bravo psicologo (o psichiatra, a seconda di come siete messi di base).

Non so per quale strano motivo stia scrivendo questo post. Non so se avete presente quando vorreste scrivere ma non vi va, insomma quando avete così tante cose da scrivere che non sapete da dove iniziare e tantomeno come incastrarle tutte insieme in un connubio perfetto. Dunque, vi decidete che non scrivere affatto sia la soluzione migliore per liberarvi dai pensieri che vi gravitano in testa o al massimo per far si che si ordinino da soli, in modo tale da vederci un po' più chiaro. In effetti la mia iniziale intenzione era proprio quella di far passare tutto da sè, di evitare di descrivere ogni santo pensiero angosciante mi trapassi il cervello, però poi non ce l'ho più fatta. Hanno vinto loro. Il bello è che non so esattamente cosa descrivere.

Ok, ci provo.

Mi tormento da sempre su chi sono e a 20 anni non l'ho ancora capito. O meglio, forse ho iniziato a capirci qualcosa ma non ho il coraggio di mostrarmi al mondo che mi circonda. Perchè, vedete, le persone di cui (mi) sono circondata sono talmente diverse da come mi percepisco io dentro, che se solo mi mostrassi a loro per ciò che mi sento di essere sembrerei di sicuro una pazza. Mi dico anche, però, che io, così, non posso più andare da nessuna parte. E' arrivato il momento di fare i conti con me stessa. Ho passato tutti questi anni a far finta di essere quella che non sono, ad adeguarmi a loro, solo perchè forse non mi era ancora capitato di entrare in contatto con il mio vero ambiente. Mi sono fatta plasmare in superficie da un habitat che non sentivo mio fino in fondo e mi sono saputa mimetizzare per bene. Però adesso sono stanca di lottare contro l'altra me, quella più vera, sono stanca di sopportare tutto lo schifo che mi circonda. Forse è per questo motivo che mi sto ritirando in me stessa sempre di più, che da qualche tempo a questa parte non riesco a sopportare anima viva, che non mi va mai bene nessuno. Potrebbe sembrare a voi lettori (semmai ci foste) che mi stia innalzando su un piedistallo. No, non è così. E' tutto quello intorno a me che sta sprofondando in un abisso senza fine. Io rimango dove sono, con i piedi ben piantati per terra e non mi passa nemmeno per la testa di cadere insieme a tutto ciò che conosco e che ho conosciuto fino ad ora, non mi va di appoggiarmi temporaneamente a salvagenti malandati. L'unico modo dignitoso che conosca per salvarmi è estraniarmi, come sto facendo adesso. Estraniarmi fino a che, nelle mie peregrinazioni solitarie, prima o poi incontrerò degli esseri come me. Esseri con cui magari poter finalmente stabilire qualcosa di duraturo, esseri che condividano valori e visioni con me, esseri con cui potermi arricchire dentro, non impoverirmi.

E' che mi è crollato tutto addosso quasi in una volta. La mia storia con lui finita (e porca miseria se lo penso e se mi mancano i momenti felici con lui, che però so essere solo lidi lontani, dacchè ho voluto e dovuto, date le corcostanze, imbarcarmi in una nuova avventura con me stessa), le "amicizie" (a questo punto mi verrebbe solo da dire sedicenti tali) disintegrate. Mi sono rimasta solo io e devo andare avanti in qualche modo. Ora, non so esattamente come. Probabilmente dovrebbe seriamente venirmi in mente di mettere un annuncio, magari proprio l'annuncio di cui parlavo qualche post fa o probabilmente dovrei aspettarmi la manna dal cielo, un colpo di fortuna. Probabilmente dovrei solo aspettare e non sperare, evitare di cercare, ma se smetto di cercare nessuno mi assicura che prima o poi troverò qualcosa. Già... . Già. E allora? Allora niente. Sempre le mie solite domande irrisolte. L'unica cosa di cui sono sicura è che non voglio accontentarmi, ho solo questa vita e non la sprecherò. Le persone veramente felici esistono e sono tali perchè non si sono fermate a ciò che faceva loro più comodo. Dunque, se non lo faccio nemmeno io, forse, un giorno, questo mio sacrificio sarà ripagato. Ma è impossibile che dipenda tutto esclusivamente dal destino. No. Io non ci credo nel destino.
 
Provate a smentirmi.

lunedì 14 dicembre 2009

La rinascita - "Ciak, terza!"

Domani ho un esame (male), non ho studiato come solitamente faccio (malissimo) e non riesce a fregarmene un cazzo (direi bene). Strano ma vero, udite udite, la sottoscritta (ex?) secchiona se ne strafrega per una volta in tutta la sua carriera scolastico-universitaria della preparazione non consona per i suoi standard e rimane completamente apatica. Direi che la singletudine e le recenti merdate in campo "amicizia" mi fanno più che bene. Forse ho finalmente capito che nella vita c'è qualcosa di più importante di un 30 e che la cultura non si costruisce solo studiando dai libri di scuola. Dopo 20 anni, si, ma ci sono arrivata. La cultura è ben altro, nasce dalla passione per il sapere, non dal rispetto di qualche dovere troppo scomodo. Quella è solo responsabilità e non si può dire che in questi anni io sia stata una ragazza irresponsabile ma forse questo non mi basta più. Voglio essere alla pari dei miei modelli, degna di ciò a cui aspiro. Non voglio rientrare nella tristissima categoria dell'"italiano medio". Mi sento arida senza avere degli interessi particolari da coltivare e soprattutto mi accorgo che la mia vita è stata arida fino a circa due anni fa, quando mi si sono spalancate le porte della tanto da me attesa vita sentimentale. La vita vera è ciò che conta sul serio, non uno stupido voto su un altrettanto stpuido foglio di carta (che è pur vero che mi servirà). Adesso che mi ritengo fondamentalmente sola, senza nessuno su cui contare davvero (in un certo senso anche libera se vogliamo) posso pormi un obiettivo: dedicarmi finalmente a me stessa. Mi hanno (e mi sono) mandata in pezzi, dunque questo è il momento buono per ricostruirmi e stavolta come dico io, per costruire nuove relazioni, se ce ne saranno (se sarò in grado di costruirle), con persone diverse, persone scelte, persone come me, la me che sta per nascere, che possano capirmi fino in fondo.

A mio sfavore, però, gioca la mia proverbiale pigrizia e il fatto che non riesco a fare nulla se non lo prendo come un dovere. Ah, maledetto senso di responsabilità. Ammetterlo però è già un passo avanti se non contiamo che sarà un annetto e mezzo che non faccio altro che ammettere e basta. 

Riuscirà la nostra eroina a vincere se stessa? Lo scopriremo nelle prossime puntate, non cambiate canale ;)

venerdì 11 dicembre 2009

L'amicizia ai tempi della suina

Questa è una giornata decisamente no. Una di quelle giornate in cui ti chiedi per quale strano motivo esista il genere umano e l'unica risposta che ti viene in mente è "per romperti i coglioni". Questa è proprio una di quelle giornate in cui vorresti essere invisibile, metterti l' i-pod nelle orecchie e stare così per ore a guardare il cielo tetro dietro i vetri della finestra della tua camera; in cui il benchè minimo contatto con qualsiasi altro essere ti inacidisce fino alla punta dei capelli e ti disgusta. Oppure, non so, una di quelle giornate in cui prendere un treno (dove chiaramente finisci per incontrare qualcuno che conosci, non importa se ti stia simpatico o meno, importa solo che tu l'abbia incontrato nel momento sbagliato) per un posto quanto più lontano dal tuo paese e startene con la testa schiacciata contro il finestrino a guardare il vuoto che scorre. Lo so, fa molto emo questo quadretto, però io sono sinceramente stanca di tutto quello che mi circonda. L'avrò detto un miliardo di volte e un miliardo di volte l'avrò smentito, sempre in questa sede e sono stata anche criticata perchè "sputtano a tutto il mondo i cazzi miei" (quindi anche quelli degli altri) oppure perchè "non dico le cose in faccia". Chiaro che se non ci vediamo mai non te le posso sbattere nella croce dei sensi, quelle quattro misere parole che mi servono per annientarti (e per la cronaca, se qulcuno di mia conoscenza dovesse mai leggere questo post, dovresti(/e) finalmente averlo capito che io odio parlare tramite facebook e/o sms-msn di cose di questo genere perchè non sono certo una codarda, vi ricordate della strigliata di Pasquetta, si?). Posso sembrare contraddittoria oppure semplicemente una affetta da disturbo bordeline (in effetti tutti pensano che sia un po' pazza ma questo non può che farmi solo piacere) però forse adesso sono arrivata al limite, non lo so. Ok, quel preservativo a casa mia ci è finito per scherzo e non era vostra intenzione mettermi nei casini con mia madre, questo l'ho capito (si, avete capito bene: i soggetti in questione, la stessa orda barbarica che mi ha sconquassato casa l'altro giorno, hanno portato un preservativo a casa mia  -e fin qua non c'è nulla di strano, perchè credo sia un' usanza di molti maschietti tenerne qualcuno nel portafogli, senza giri di parole-  che poi era quello che stavano distribuendo delle associazioni vattelappesca in onore della campagna contro l'AIDS e nemmeno quello nelle scatole -e ok, è una cosa bella- ma il problema è che il preservativo in questione se lo sono dimenticato a casa mia e io non me ne sono accorta perchè non pensavo fossero così beoti da lasciarlo in giro come se si trattasse di un pacchetto qualsiasi di caramelle. Avete le tasche bucate, per caso? Morale della favola: mia madre lo ha trovato mentre faceva pulizie e mi ha chiesto con fare sospettoso e vagamente incazzato cosa avessimo combinato con quel preservativo. Fantastico!).  La cosa è successa perchè non avete prestato abbastanza attenzione e volevate giocare agli adolescenti ingrifati, con il risultato che adesso mia madre pensa che sia una sottospecie di pappone che organizza orge con individui non bene identificati a casa mia (quindi anche sua), oltre ad odiarvi perchè mi avete spaccato quel dannatissimo portaombrelli e per aver scambiato i miei divani per una piscina olimpica da gare di tuffi. Che voi non metterete più piede a casa mia, questo è certo, che non abbiate molto rispetto per le cose degli altri lo è altrettanto (perchè io non vengo a casa vostra per tentare di sfondarvi i divani) ma aldilà di tutto (perchè grazie a non so cosa i divani sono rimasti integri) minimizzare l'accaduto, ridermi in faccia perchè mi sono sentita malissimo quando mia madre mi ha detto di aver trovato quel dannatissimo coso sotto al divano e perchè giustamente mi sono incazzata con voi non è da persone educate oltre che civili e sensibili. Continuare ad infierire gratuitamente dopo avervi specificato con fin troppa diplomazia che cominciavate seriamente ad irritarmi, nemmeno. Questa vostra reazione non ha fatto altro che provocarmi ancora più rabbia di quanta ne avessi dentro e sopratutto disgusto per quella che è stata mancanza di tatto, oltre al fatto che non vi è nemmeno passato per la zucca di chiedermi "scusa" o semplicemente "mi dispiace" (anzi!). Tanto mi sarebbe bastato per perdonarvi. Invece vi siete letteralmente presi gioco di me perchè mi sono alterata e direi proprio a giusta ragione. A volte mi chiedo con che razza di persone io abbia a che fare (perchè è da cose come queste che si capisce la maturità di una persona), se potrò mai conoscerle davvero. E continuo a rispondermi che io nella mia vita ho sbagliato tutto, oppure semplicemente che chiedo troppo alla gente, che idealizzo troppo i rapporti (d'amore o d'amicizia che siano) e che credo forse un po' troppo nel genere umano. Forse sto sbagliando io, non lo so. Dovrei (/Voglio) accontentarmi?

mercoledì 9 dicembre 2009

A volte vorrei che sparissero tutti quanti. Vorrei essere sola al mondo, vorrei non avere nessuno così da poter fare ciò che voglio della mia vita senza sentirmi costretta a seguire delle convenzioni del cazzo, dei percorsi già prestabiliti. E' come se il canovaccio l'avessero già steso loro e io devo semplicemente scegliere cosa scrivere nelle battute ma più o meno si sa come dovrebbe andare a finire la storia. Mi sento sempre più in gabbia, sul serio. Alla donna che mi ha messo al mondo non va mai bene niente di come faccio ciò che faccio. Trova sempre un modo per farmi pesare anche cose inesistenti perchè pensa di avere a che fare con una qualsiasi delle sue alunne di 7 o 8 anni, che deve andare continuamente smossa se no da sè non se la potrà mai cavare. Beh, ditemi allora quale indiviuo sano di mente non si metterebbe a pensare che se a lei non va mai bene niente di ciò che faccio allora comincerò davvero a farlo male così lei avrà di che lamentarsi seriamente e io mi meriterò le sue lamentele. In mezz'ora sono stata capace di viaggiare tanto velocemente con la mia testa da arrivare a pensare che al prossimo litigio furioso sbatto la porta di casa e me ne vado per la mia strada. E affanculo l'università, affanculo la prestigiosa laurea, affanculo i legami di sangue, affanculo la brava ragazza che sono stata fino ad ora, affanculo me stessa e basta, farò affiorare una parte di me che nessuno conosce. Che poi non avrò mai il coraggio di tirarla fuori è un altro paio di maniche. Ma esiste, vi assicuro che esiste.

poteva la mia casa rimanere integra sotto una devastante orda di barbari?

Chiaramente era una domanda retorica. Forse adesso capisco perchè domenica la serata è saltata. San Nicola mi voleva aiutare, solo che non sono riuscita a cogliere il segno divino e l'ho spostata a ieri. E pensare che stavo pure per maledirlo il poveretto, mentre lui si preoccupava di quello che sarebbe accaduto al mio grazioso portaombrelli, che previdenza!  Potrei persino arrivare a pentirmi per averci pensato ma, non ritenendomi cristiana, non mi sento in dovere di farlo. Il risultato di cotanta avversione per la religione è stato che ieri, durante la famosa serata con gli amici che dopo innumerevoli peripezie sono riuscita ad organizzare, aiutata anche dalla demenza senile precoce galoppante negli individui di cui mi circondo quotidianamente, il portaombrelli all'ingresso ci ha rimesso la pelle (anzi, la terracotta dovrei dire) e piuttosto brutalmente aggiungerei, frantumato dal peso di Fabio che ci è caduto sopra per tentare di placcare Federica. Ora, la mia questione è questa: perchè scambiare casa mia per un campo da football o per un parco giochi di quelli che si trovano nei giardini degli asili? No perchè, a volte, credo che la gente si dimentichi di avere 20 anni anzichè 2 e di stare a casa di qualcun'altro. Ora, a parte la prece e il minuto di silenzio in onore del povero portaombrelli di cui non mi fregava più di tanto (e che tra l'altro a mio padre stava pure abbastanza sui coglioni), la serata per me non è stata troppo diversa da quelle che trascorro da sola (a parte che stavolta non facevo da sola le cose che solitamente faccio). Ho passato quasi tutto il tempo a: apparecchiare la tavola, preparare antipastini che poi nessuno ha mangiato perchè c'era pure la pizza, spazzare e pulire il tavolo. Quando poi finalmente mi sono liberata dalle mie faccende domestiche (perchè, seppure non sia una maniaca ossessiva-complulsiva dell'ordine e della disinfezione totale, non sopporto il disordine e lo schifo per tutta la casa a lungo termine) le mie amiche si erano accasciate sul divano beatamente dormienti (wow!) mentre i ragazzi erano giù in tavernetta a giocare a ping-pong tra gli schiamazzi vari. Ah, mi hanno pure perso una pallina. A concludere il tutto c'è stato l'avvio di una discussione sugli omosessuali (galeotto fu il tg5, o era il tgcom? Boh) in cui finalmente sono riuscita a trovare un pertugio nel ragionamento fallace di Davide, complice Stefano, lasciandolo per la prima volta perplesso (haimè ho alcuni amici omofobi, purtroppo).  Non starò qui ad elencare i pro e i contro nella nostra discussione perchè sarebbe sprecato in questo racconto che vorrebbe essere abbastanza leggero e suonare un po' sarcastico (se ci riesco), al massimo potrei dedicarci uno spazio esclusivo in un altro post. Anche se devo ammettere che questa parte della serata è stata la più interessante per me, perchè mi sono lanciata in una bella invettiva appassionata, tant'è che Nico mi ha detto (bonariamente, s'intende) "Anastà, ma chi te lo fa fare?". Insieme a Stefano sono sempre stata l'unica ad esprimere il mio dissenso per i loro pregiudizi idioti, solo che essendo fondamentalmente una contro tanti, chiaramente vincevano sempre loro con i loro sofismi e devo dire che le mie doti retoriche non mi hanno molto aiutata. Piccole digressioni a parte, alla fine li ho dovuti quasi cacciare di casa alle tre e mezza perchè stamani avrei dovuto studiare (a proposito, voglia di studiare saltami addosso perchè sto abbastanza nella merda e non ne sono nemmeno del tutto cosciente, temo che arriverò all'esame con livelli di menefregismo pericolosamente tendenti a più infinito stavolta), dunque li ho lasciati andare via che ormai l'incazzatura per il portaombrelli era praticamente sparita e mi era ritornata più o meno l'allegria, a parte la foga per l'orario. Non riesco a tenere loro il muso per troppo tempo. Per fortuna per loro non mi hanno devastato il salotto (il lampadario però me lo vedevo proprio male), se no avrei distribuito isteria gratuita che manco durante la sindrome premestruale e avrei potuto seriamente commettere qualche omicidio. Paradossalmente quando ho comunicato a mia madre dell'infausta perdita non mi sono dovuta sorbire paranoie varie (quella schifezza l'aveva comprata proprio lei), per cui direi che non mi è andata poi così male.

Bilancio di questi giorni: tutto sommato positivo. Sono riuscita a prendermi i miei ritmi una volta tanto (anche se non so quanto possa essere un bene) ma soprattutto a saltare qualche pasto quando volevo io senza mia madre a guardarmi storto, ad avere pace e silenzio in cui sprofondare e da cui farmi cullare. Da quando sono tornati questa sera il mio tasso di acidità si è leggermente re-inclinato verso l'alto (era troppo bello per essere vero!). Più che acidità però, forse ho provato un senso di fastidio perchè avrei voluto continuare a stare da sola, avvertivo la loro presenza quasi come un'intrusione. Non è una cosa bellissima, me ne rendo conto, ma è la verità, così come lo è il fatto che non ho sentito affatto la loro mancanza, come mi è sempre successo quando partivo per conto mio. Ho avvertito fastidio anche quando il parentado mi invitava a pranzo per evitare di farmi stare sola in questi giorni (che poi, effettivamente, ho mangiato sola a casa mia soltanto per un giorno causa feste comandate), tanto che ho dovuto dire chiaro e tondo a mia zia che lunedì era mio esplicito volere rimanere sola a pranzo. In fondo a me la solitudine un po' piace.

sabato 5 dicembre 2009

Ordine del giorno: la verità più varie ed eventuali

Credo sia arrivato il momento che non volevo arrivasse mai. Il momento in cui le crepe del muro che avevo eretto per proteggermi dalla realtà si sono definitivamente aperte e l'hanno sbriciolato al suolo, lasciandomi nuda e indifesa di fronte alla verità, che naturalmente era ovvia per tutti, tranne che per me, evidentemente. Lui non mi amava più. Semplice. Cosa c'era di più da capire? Cosa c'era da negare? Era chiaro come il sole ma a quanto pare io avevo messo gli occhiali scuri o proprio i paraocchi, fate voi. Era effettivamente la cosa più logica che potessero dirmi. Solo che non so perchè, a sentirmelo dire, per i primi secondi ho pensato che fosse un'eresia. Poi è arrivato lo shock, infine la rassegnazione. Sono stata (volutamente) una stupida, tutto qua. Niente di più cristallino e spiazzante di un'amara (ma sana) verità.


Per il resto, anche stasera me ne starò a casa in compagnia di me stessa, dato che i miei genitori con quel mostriciattolo di mio fratello sono partiti per esplorare i mercatini di Natale di mezzo Nord-Est e i miei amici ritorneranno ancora Voi Sapete Dove per starci fino a domattina. Io non ci andrò essenzialmente per due motivi: 1) io quel posto lo odio (come ho già ampiamente illustrato un paio di post fa) e 2) anche a fare uno sforzo e a volerci andare per amor di compagnia non potrei perchè domattina devo seriamente cominciare a studiare per un esonero fissato per settimana prossima (ergo non posso andare a dormire alle 7 e svegliarmi alle 2), dato che la mia voglia di studiare latita da un po' di tempo. Chiara mi aveva pregata di avvasarla quando i miei amici fossero andati in disco così sarei potuta uscire con la sua comitiva, però non lo so, mi sento una stupida a dirle "Hei Chià, stasera i miei amici non ci sono, posso uscire con te?". Mi sentirei sul serio un'opportunista oltre che fuori luogo. Dunque, per stasera, non mi rimane altro che formare un cratere sul divano nuovo del mio salotto.


Ah e dimenticavo la ciliegina sulla torta! Avendo casa libera, avevo organizzato con tanto entusiasmo una serata con la mia ciurma per domani sera ma ho scoperto solo poco fa che le uniche due ragazze del gruppo (oltre me), che poi sono pure sorelle (che culo!), sono impegnate perchè è l'onomastico del nonno. Si, perchè domani a Bari è San Nicola e naturalmente, essendo questo il protettore della città, i tre quarti della popolazione maschile barese e dei paesi limitrofi porta quel nome in suo onore. Che fantasia, eh? Ma dico io, i genitori del nonno delle mie amiche non potevano mettersi un po' più d'impegno?? Proprio quel nome gli dovevano mettere?? Proprio a lui?? Bastava il nome di un altro Santo vattelappesca, qualsiasi altro nome, ma proprio quello no, cavolo! Eccheppalle!! Mi hanno fatto andre in fumo la serata, perchè è chiaro che non posso invitare a casa mia solo i ragazzi (e non per questioni di pudore o di stronzate affini, loro per me sono come fratelli, più che altro sarei l'unica ragazza in mezzo ad un branco di selvaggi che si ingozzerebbero come iene, senza nessuno con cui parlare un po'). Bah. Maledire San Nicola potrebbe essere un'idea ma credo che non darà comunque i frutti sperati e potrei eventualmente anche guadagnarmi un viaggetto omaggio all'Inferno per il resto della mia esistenza. Oddio, da un lato mi dico "poco male", tanto se fossi Cristiana sarei comunque già dannata.


L'unica cosa certa è che se in futuro avrò un figlio, sicuramente non si chiamerà Nicola.

giovedì 3 dicembre 2009

Il Vento della mia Passione

A volte mi sembra di stare perdendo il tempo che ho a disposizione. A volte mi sembra di non essere coraggiosa abbastanza da seguire ciò che mi dice la mia testa, o meglio, parte di essa. "Salvati", mi dice. "Hai una vita sola e non provare nemmeno a fare una pazzia più grande di te è uno spreco". A volte mi sento una stupida a seguire delle stupide regole che non mi condurranno a niente, se non ad una vita noiosamente ordinaria. Amo ciò che studio ma a volte mi viene in mente di rivoluzionare la mia esistenza per qualcosa che, se possibile, amo ancora di più della psicologia: la mia libertà. Vorrei laurearmi e diventare una psicoterapeuta, questo è il mio sogno e mi sto impegnando per fare si che diventi realtà. Ma dopo? Cosa ci sarà dopo? Non parlo del lavoro. Se mi fossi preoccupata di studiare per trovare subito lavoro sarei stata cosciente abbastanza da intraprendere un percorso di studi che avrei odiato profondamente ma che poi mi avrebbe assicurato il pane quitidiano e anche di più, come avrebbero voluto i miei genitori. Non ho scelto di essere devota al Dio denaro, non chiedo alla vita la ricchezza, chiedo alla Vita un Vita Vera, la Mia Vita. Voglio dedicare la mia vita alla Passione. Se credessi in un Dio, probabilmente sarebbe proprio lei. Nulla ha senso senza la Passione. Ed è per questo che continuo a chiedermi cosa ci sarà dopo. Dopo essermi laureata, dopo essermi specializzata, quale sarà il mio destino? Probabilmente sarò costretta a trasferirmi in un grigia, triste e monotona cittadina del Nord, ad abbandonare per sempre la mia bellissima terra, il mio amatissimo mare e il calore del sole estivo della Puglia per condurre un'intera vita grigia, triste e monotona. Forse potrei sposarmi, avere dei figli e dividere la mia banale esistenza tra la mia bella casa con il giardino e magari anche un cane, i miei eventuali figli e marito e il lavoro che tanto amerei fare. Ma mi basterebbe condurre una vita così? Sarebbe davvero questo quello che vorrei? A volte me lo chiedo e la mia risposta non è poi così scontata. Spesso mi capita di sognare ad occhi aperti di farmi coraggio, di seguire quella voce nella mia testa, di fregarmene delle convenzioni, di mia madre, degli obblighi inesistenti di condurre la vita che ha caratterizzato la mia famiglia da generazioni e generazioni e scappare via nel mondo. Scappare via di qui, si, ma per andare incontro a qualcosa di meglio. Vivere da nomade e da selvaggia, permettere al mio spirito e al mio corpo di vagare insieme, instancabili, trovare uno spirito affine al mio e continuare a vagare uniti, svegliarmi la mattina e non sapere mai cosa aspettarmi da un nuovo giorno. Sogno di cavalcare in praterie lontane, profumate e solitarie, come una selvaggia, oppure di correre a piedi nudi su immensi prati verdeggianti e poi stendermi a pancia in su e farmi baciare dal calore. Sogno di camminare ore e ore in riva ad una spiaggia deserta al tramonto o di vedere nascere il sole, seduta sulla sabbia, per tutta la vita così. Sogno di esplorare boschi e savane e foreste tropicali. Sogno di stare alla finestra di una baita, avvolta in un maglione più grosso di tre taglie, con una tazza di cioccolata calda fumante in mano a guardare i fiocchi di neve che si depositano sulle montagne più alte del mondo. Sogno di tuffarmi da una scogliera altissima e urlare per la gioia e l'adrenalina. Sogno semplicemente di gustare tutta la bellezza che c'è nel mondo, di inebriarmi e di essere felice. Vorrei. Vorrei essere uno spirito totalmente selvaggio e non lacerato in due, non ibrido, costretto a lottare ogni giorno con se stesso.

Il mio però rimarrà solo un sogno, solo una delle tante cose dette e mai fatte. Come quando prometti ad un amico lontano che lo andrai a trovare.