giovedì 26 agosto 2010

Di amore (anche) per la solitudine

E dopo quasi due settimane di beata solitudine ho di nuovo compagnia in casa. I miei, con mio fratello, sono tornati dalla loro vacanza nelle antiche terre celtiche (per la gioia del sopracitato fratello che è appunto super appassionato di tutto ciò che riguarda civiltà, usi, costumi, trucchi e parrucchi dei Celti), carichi di meraviglie (ben tre regali per la sottoscritta, tra cui un bellissimo gioiellino celtico e un per me immancabile prodotto Hard Rock Cafè), di cultura e visioni mozzafiato di bellezze naturali e di felpe pesanti & raffreddore incluso nel prezzo (da quanto mi raccontavano, lì i giorni più caldi non superavano mai i 18 gradi, ad andare proprio bene. Ed erano ad Agosto, figurarsi a Gennaio.). Anyway, è una strana sensazione la consapevolezza di non dormire più sola la notte, in questa casa che in effetti era un po' troppo grande tutta per me. Però io sola ci stavo bene lo stesso. Onestamente, come ho sempre detto in ogni occasione in cui i miei sono stati fuori per un po' di tempo, io non ho sentito la loro mancanza. Non la sento quasi mai, anzi, praticamente mai. Sto benissimo anche da sola. Certo, è comodo avere la mamma che ti lava e ti stira gli indumenti, che cucina per te, che ti fa trovare pulito il bagno e la camera, però io mi so organizzare. Non sono una di quelle ragazze che non hanno nemmeno la minima idea di come si lessi un po' di pasta, alle quali fa schifo anche solo guardare una pezza per la polvere o non sanno da dove si cominci per rifarsi il letto o spazzare. Per questo, approfitto per ringraziare caldamente mia madre (una volta tanto), che mi ha abituata sin da piccola ad essere sempre pulita, ordinata e nelle emergenze anche a sapere come fare quantomeno per sfamarmi. In poche parole: ad essere indipendente (che è una parola che mi piace molto accostata ad una donna). Non sarò la versione femminile di Vissani in cucina e se è per questo neanche la trisnipote di Mary Poppins ma so fare quanto basta per non morire di fame ed evitare di raggiungere la stazza di una vacca svizzera ordinando sempre cibi pronti/surgelati/mcdonaldizzati o girare per casa con batuffoli di polvere roteanti. Sicchè, da questo punto di vista, la compagnia della mia famiglia non mi è mancata affatto. E' stato un po' più faticoso, ovviamente, ma l'ho presa come un'occasione per mantenermi in forma e combattere la mia proverbiale pigrizia oltre che come banco di prova per ciò che mi aspetterà in futuro. Da tutti gli altri punti di vista (la compagnia, i litigi, le urla, i litigi, le urla, i litigi ecc... ) potrete ben evincere da voi che i miei non mi siano mancati affatto. D'altronde, io stessa sono anche amante della quiete, del silenzio e dello starsene per i cazzi propri ogni tanto. Nonostante ami molto stare in compagnia, specie se con le persone che dico io (cioè, non con tutti, insomma non sono una di quelle che "basta che ci sia qualcuno", no, a me non basta: devono essere persone da me scelte, quando possibile), dicevo, nonostante ami molto la buona compagnia selezionata, ci sono dei momenti in cui necessito di stare sola, in cui non ho voglia di vedere nessuno ma esclusivamente di stare con me stessa a pensare o a riflettere su mie questioni personali o anche solo a fantasticare ma purchè con me stessa ci sia soltanto io. Quando in questi momenti mi capita malauguratemente di essere con qualcuno inizio a provare fastidio e voglia di evadere, anche se non lo do a mostrare, perchè sarebbe poco cortese. E' che è quasi un'esigenza fisica, mi capite? Proprio ieri sera ho rinunciato ad uscire con un'amica perchè ad un certo punto del pomeriggio ho realizzato che avevo voglia di starmene sul divano di casa mia a sognare ad occhi aperti davanti ad un DVD. E così ho fatto, pur non mettendo piede fuori di casa da domenica sera. Qualcuno di voi mi prenderà magari per una pazza invasata ma, ecco, questa è una delle cose che mi caratterizzano: non riesco a sentire l'esigenza impellente di evadere per forza ogni sera da casa mia, specie quando ce l'ho tutta per me. E tantomeno riesco capire chi lo debba fare per forza, chi, pur di uscire, si mette in contatto con quella persona che non si è mai filata di striscio e si e no se saluta quando la incontra. No, questo no, lo trovo squallido e opportunista e non l'ho mai fatto né lo farò mai perchè non fa proprio parte di me. Anche perchè, come ho detto prima, non sono una di quelle a cui basta avere degli esseri umani qualunque accanto per svagarsi. Se non ho quegli esseri umani accanto è difficile che io stia bene, che mi trovi a mio agio. Anche per questo ho passato tanti di quei sabato sera della mia adolescenza (e non solo) a casa. Per questo uno dei miei più grossi difetti è che non sono quasi mai molto socievole con gli sconosciuti e quindi è difficile per me fare nuove amicizie. Questo non perchè io sia snob e lungi da me l'esserlo, semplicemente perchè sulle prime sono un po' timida. Se c'è una frequentazione assidua piano piano riesco a dare confidenza, fino ad arrivare ad un punto in cui sono la prima paraculo della situazione. Ma mai senza confidenza.  Ora, non so onestamente come sia arrivata fino a questo punto, suppongo per parlare della mia predilezione e inclinazione per la solitudine (anche) ma credo sia il caso di concludere qui perchè è tardi, il post sta diventando troppo lungo (leggi "noioso") e perchè, onestamente, mi sono rotta di scrivere, peraltro in questa maniera così palesemente egocentrica.

In ogni caso, credo che di solitudine sarò paga per un bel pezzo (ma non troppo).

sabato 21 agosto 2010

Queste ultime tre settimane sono state un periodo che posso decisamente definire "di serenità". Tra il viaggio a Barcellona e il totale cazzeggio delle successive due settimane che, haimè, stanno per volgere al termine, posso dire di aver trovato, sicuramente non l'equilibrio, ma almeno la strada per raggiungerlo. Non so cosa sia stato. Forse l'aver trovato dei nuovi potenziali punti di riferimento oltre ai vecchi che iniziavano un tantino a decadere, l'aver scoperto nuovi amici, l'aver conosciuto nuova gente, la frenesia e lo stretto contatto con loro ogni benedettissimo giorno, sicuramente anche il fatto che i miei adesso siano fuori in vacanza e che mi sento più libera. Insomma, è stato un mix di cose che mi ha letteralmente ubriacata. E il bello è che non mi nausea mai, anzi, questa dipendenza non solo mi richiede sempre di più ma è anche benefica! Non mi fa pensare, perchè mi toglie materialmente il tempo di pensare! E per me, non pensare è decisamente un'ottima soluzione per evitare le tribolazioni masochistiche che mi caratterizzano. E soprattutto, è molto meglio di alcol o qualsivoglia genere di droga. In questi giorni ho avuto l'occasione di immaginarmi tutta la mia futura vita da studentessa fuori sede e mi sono sentita ancora più determinata ad andare via di casa l'anno prossimo. Perchè questo piccolo mondo mi sta ormai stretto e io voglio volare con le ali dispiegate, camminare finalmente un po' di più con le mie gambe e soprattutto liberarmi da controlli eccessivi. Non dico che sogno una vita da college americano con festini ogni sera e lo studio che va a farsi benedire. No, non è affatto nelle mie priorità. Però sogno le pazzie che solo un ventenne può permettersi di fare. Sogno le passioni che ti travolgono come le maree. Sogno anche i dolori. Sogno solo la vita vera che c'è là fuori e che io non ho ancora assaporato del tutto. Mi convinco sempre più che non permetterò ancora che la mia vita vada sprecata . Non cristallizzerò mai più il mio tempo per cose che possono aspettare. La mia unica priorità adesso sono io. Meglio ancora, la mia unica priorità adesso è la mia ricchezza interiore e quella posso accumularla solo con l'esperienza, con qualcosa che non mi limiti ma che invece mi liberi sempre di più, che mi faccia prendere piena consapevolezza della mia vera natura. Solo conoscendo le catene ai polsi ho capito che io non sono fatta per i legami duraturi nel tempo, che il mio istinto primario è quello della fuga dagli affetti troppo stretti e soffocanti, che sono fatta per correre solitaria. Sono naturalmente votata alla libertà e all'indipendenza. Almeno per adesso, ho bisogno della mia aria, dei miei spazi. Solo miei e basta. Non dico che non voglio conoscere l'amore, semplicemente che ora non è il primo interesse della lista. Credo di aver iniziato a disintossicarmi (e stavolta seriamente) dai postumi di M. . Forse stavolta ce la posso fare davvero. Con il tempo andrà sempre meglio e non rimarrà che una lucida cicatrice di un ricordo lontano. E forse posso fare anche a meno di avere un uomo da farmi necessariamente piacere, su cui poggiare i miei pensieri. Mi sento una gazzella appena venuta al mondo, quando traballa sulle ginocchia. Sono quasi in piedi ora. E i miei pensieri, li devo occupare solo io con il sogno della mia libertà.

venerdì 13 agosto 2010

Svegliarsi una mattina di Agosto con la consapevolezza di essere libera. Completamente.

Libera dagli uomini che volevano incatenarmi.
Libera dai miei genitori.
Libera persino da me stessa.


E' una sensazione strana e indecifrabile: non sa di dolce, perchè libertà vuol dire anche solitudine; ma non sa nemmeno d'amaro, perchè ti regala quel torpore che rende piacevole l'attesa. Di cosa, non lo sai, però immagini sempre che sia qualcosa di grandioso e bellissimo, che capovolga la tua vita e ti permetta di vedere con occhi nuovi tutto ciò che prima conoscevi e che cominciava a stancarti. L'attesa di un'avventura, di un viaggio, di un incontro.

Sotto di me, una voragine nera mi attende, paziente, indolente, sicura che prima o poi dovrò buttarmi nelle sue fauci buie. Però non ho paura. Non come prima, almeno. Inizio ad abituarmi all'idea di non avere una meta, di brancolare nell'oscurità, di non avere veri e propri punti fermi. Si sa che dopo un po' di tempo gli occhi si abituano all'assenza di luce. Saprò affrontare anche questa situazione e ne uscirò più forte, come sempre. Non posso fare a meno di pensare quanto io sia cambiata. Di quanto abbia abbandonato i fronzoli, le smancerie e stia diventando tutta d'un pezzo (o almeno è quello che spero). L'esperienza ti forgia, come un fabbro con il ferro rovente. Non avrei mai pensato di arrivare al punto in cui sono arrivata e il bello è che ho ancora tante di quelle cose da imparare e chissà quante cose nemmeno mi immagino e magari nemmeno sfiorerò in tutta la mia esistenza.

Ma c'è tempo. C'è ancora tantissimo tempo e tantissima vita da percorrere e io non vedo l'ora di divorarla a morsi. Dopotutto, mi piace vivere. Mi piacciono tutte le sfumature della vita, anche quelle più scure. Forse specialmente quelle più scure, perchè sono quelle che mi arricchiscono di più e sono generative di qualsiasi altro colore. E' proprio il dolore che dà vita al piacere: senza di esso non sarebbe possibile nemmeno conoscere quest'ultimo. Senza il dolore non esisterebbe niente. Il male esiste unicamente per permettere a noi uomini di apprezzare il bene e gustarlo fino in fondo.

Dunque, probabilmente, il vero male nemmeno esiste (o sono io che sono sempre troppo ottimista).