martedì 11 ottobre 2011

Mi viene da piangere. Mi viene da piangere per il deserto che mi accorgo stare diventando la mia vita, la mia anima, il mio cuore, la mia mente. Mi viene da piangere perché sto imparando a capire che con la genuinità o la correttezza tutto ciò che si riceve in cambio sono batoste, perché aprirsi agli altri significa inevitabilmente mostrare le proprie debolezze e rendersi vulnerabili, perché essere gentili equivale ad essere presi per idioti. Mi viene da piangere a pensare a tutti gli ostacoli che si stanno frapponendo fra me ed i miei sogni: il quantitativo di imprevisti capitatimi nel giro di quest'ultimo mese e mezzo credo di non averlo visto neanche in una vita intera ed in realtà potrei estendere il discorso a partire da giugno di quest'anno. E' che io sono davvero esausta, non sto riuscendo a concludere in serenità questo percorso di studi come avrei voluto, mentre sogno di scappare via di qui il prima possibile, perché più me ne capitano e più non vedo l'ora di concludere questo logorante rapporto di collaborazione che ho sbagliato di grosso ad instaurare ormai quasi un anno fa. Sono disgustata per il modo in cui professori ed assistenti si sentono in diritto di trattare noi tesisti, costretti a stare ai loro comodi, ai tempi (stretti) che ci impongono, alla stregua di una loro proprietà, della quale poter disporre a proprio piacimento, sapendo di avere completamente in mano il nostro futuro e di poterlo sconvolgere per un loro capriccio, come se non valesse niente. Vorrei essere via lontano, vorrei finalmente lasciarmi alle spalle i fallimenti in tutti gli altri ambiti della mia vita che non siano relativi allo studio, fallimenti direttamente proporzionali ai miei successi scolastici o universitari, che ultimamente si sono rivelati essere poi nemmeno così scontati. Vorrei finalmente trovare un essere umano che riesca ad amarmi per quella che sono, che non mi rifiuti o mi umili, lasciandomi con i pugni stretti pieni d'aria a contemplare questa solitudine oscena che ormai è diventata la mia compagna di viaggio da quasi due anni. Non voglio fare pietà a nessuno, anche se lo so che quanto sto scrivendo potrebbe sembrare patetico (ma tanto ormai qui leggo solo io), è solo che alle volte mi chiedo cosa io abbia meno degli altri e se possa cambiarlo in meglio, oppure se dovrò rassegnarmi ad accettarmi e ad accettare il fatto che potrei rimanere sola per sempre, che in questa vita non si riuscirà mai a ricevere tutto l'amore che si dona a qualcuno, perchè quel qualcuno amerà sempre di più qualchedun altro, che a sua volta amerà un'altra persona, che sia una catena senza mai fine e che in fondo tutto ciò che possediamo sia la nostra strada solitaria, che può solo sfiorare altre strade ma mai davvero inciderle. E credo anche di stare delirando, forse sarebbe meglio smettere.