martedì 28 aprile 2009
Ricomincio da te
lunedì 20 aprile 2009
Muore lentamente
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che
fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi e' infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non
risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere
vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto
di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una
splendida felicita'.
Pablo Neruda
Questa poesia è talmente cristallina che non ha bisogno di alcun commento. Rispecchia in tutto e per tutto la situazione che sto vivendo e tutto ciò per cui ho deciso di sacrificare la felicità della mia vita precedente. Forse è per questo motivo che riesco a comprenderla e non me ne dispiaccio. Ho deciso di ferirmi adesso per non morire domani, per fare ancora sì che il mio cuore batta, che la mia anima respiri a gran sorsate aria pulita (sempre!). "Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità". Proprio con queste parole Neruda si è fatto veicolo di un messaggio universale che non può non essere apprezzaro per il suo carico di onestà morale. Un esempio, una poesia bellissima.
domenica 19 aprile 2009
Lezione
sabato 18 aprile 2009
Bugie
mercoledì 15 aprile 2009
Smarrimento
Non scrivo da tempo. A dire il vero ho trovato ispirazione più di una volta e anche su temi più seri delle mie semplici sensazioni da umana, ma non sono mai riuscita a portare a termine i post o addirittura a trovare una forma in parole che fosse adatta. Così tutti i miei pensieri sono rimasti accantonati ancora in forma di idee, belle ma incompiute. Mi dispiace molto di averle perse, avrei voluto fermare tutto per ricordare ciò che la mia mente genera, però non sempre questo è possibile, è ora che ammetta i normali limiti di noi esseri mortali. Quello che vorrei tentare di fare stasera con questo post è mettere per iscritto una sensazione ibrida, in realtà difficile da spiegare. Non so se ne sarò capace però tentar non nuoce. Il mio è uno stato di tristezza rassegnata mista a malinconia. Rassegnazione per qualcosa che so che non potrà ritornare come prima, come un vaso in frantumi di cui non si può nuovamente rendere la bellezza, che risiedeva anche nella sua integrità. Malinconia, per tutto ciò che è stato prima della rottura, per quella bellezza perduta. Però a questo punto mi vengono in mente le parole di un mio amico, che un po' mi confortano e un po' mi lasciano interdetta: "dipende da che cosa si è rotto". Questa affermazione mi ha fatta riflettere molto e la conclusione risiede in questa domanda e nella risposta che ho tentato di darmi: tutto ciò che si rompe è impossibile da riparare (cosa di cui ero fermamente convinta)? Proprio in questo istante, nel momento stesso in cui ho scritto questa domanda, mi è venuta in mente una cosa a cui fino ad ora non avevo pensato: le relazioni umane non sono qualcosa di tangibile, di corporeo, per cui non possono sottostare ai principi della fisica come ad esempio quello di irreversibilità. Cambiare si può, se il danno non è grave. Basta stare nei giusti tempi. E ora io non riesco a decifrare cosa voglio, come d'altronde succede da mesi a questa parte. Non sono mai stata sicura delle mie scelte e dopo mesi il dubbio rimane ancora. Non sono stata capace di liberarmi del tutto e veramente del mio passato. Forse non ho voluto farlo, oppure non ho potuto. Le circostanze non mi hanno aiutata, è vero, e basti pensare che è stato sufficiente anche soltanto rituffarmi realmente nel passato rivedendo proprio quelle facce proprio in quei luoghi, facendo gli stessi gesti, risentendo le solite parole, che mi è piombato tutto addosso. Tutto ciò che avevo relegato negli angoli più remoti delle mia mente, tutto ciò che avevo tentato di nascondere a me stessa, tutto, tutto fuori. Un'onda che mi ha colpita in pieno petto e che mi trascina riempiendomi i polmoni di acqua dolceamara. Un'acqua che mi da dipendenza, che più ne bevo e più ne voglio bere e non capisco e non voglio capire che per me è mortale. E mi annebbia i sensi e abbatte le mie mura difensive. Mi è bastato capire che quando la ragione mi abbandona io grido il suo nome, ancora. Dopo mesi e oltre tutte le mie convinzioni o credenze, io chiamo ancora lui quando la rigidità della mia mente viene compromessa, quando sfuggo al controllo dell'altra me stessa. Mi è bastato capire che i tempi forse sono ancora buoni, che forse sono ancora in gioco, per farmi tentennare. Ma poi ripenso alle conseguenze di una mia possibile ricomparsa, ripenso la fatto che potrei ancora avere il potere di far soffrire e mi blocco, mi dico che non è possibile, che devo frenare la precipitosità del mio istinto. Non posso. Non posso, purtroppo non posso amarlo. La lotta tra le due me stesse continua a sfiancarmi e penso che sarà così fino a che non capirò davvero quello che voglio, lo troverò e me lo andrò a prendere.
[...]
Tra quelle facce, oggi, avrei tanto voluto rivedere il suo viso e pensare che tutti questi mesi siano stati solamente un incubo, che tutto è rimasto come prima. Che le sue mani carezzeranno ancora le mie guance così dolcemente, che i suoi occhi guraderanno ancora nei miei con quella luce così intensa che difficilmente credo rivedrò in un altro; che il suo cuore batterà ancora nel mio petto, che quando scendo di casa la sera lui sarà ancora lì ad aspettarmi in macchina per andare a comprare i nostri rustici preferiti dal solito posto e poi al mare, che avrò ancora i suoi baci, i suoi sorrisi... . Ma forse è solo solitudine. Ammetto le mie colpe. Ribadisco che non potrà essere possibile per colpa mia, o meglio, a causa di qualcosa che è più grande di me, che io non posso controllare. Non sono io a decidere chi amare. Dunque in questo caso forse il danno è irreversibile e prenderne atto per me è un dolore che non posso speigare. E' una sensazione di forte impotenza e tanta rabbia. Come se ci fosse qualcosa ad impedirmi di tornare nel mio nido un nido che non potrò mai più raggiungere. Dovrei costruirne un altro, si si.. .