lunedì 27 febbraio 2012

Sarà stato un caso che proprio in questi giorni, in cui sto pensando sempre più intensamente a questa storia del Perù, a come potrei fare a guadagnarmi i soldi del biglietto se prendessi la decisione di partire, mia madre mi abbia comunicato che ho vinto una borsa di studio?

sabato 25 febbraio 2012

Bentornata!

Io: "Ma', ma sono ingrassata?"
Mamma: "Nooooooo, stai bene!"
Io: "Sono ingrassata??!?"
Mamma: "No ma stai bene!"
Io: "Ok, sono ingrassata."
Mamma: "Vabbè stai più tondetta rispetto a Novembre che ti sei laureata ma stai bene! A Novembre ti sei proprio sciupata! Ti sei arrotondata un po' tra Novembre e Dicembre."
Io: "Si vabbè ma rispetto a Natale??!?"
Mamma: "No no sei sempre uguale."
Io: "Ma a Natale mi avevi detto che non ero ingrassata! Quindi se ora mi dici che sono più tondetta e a Natale ero uguale a prima vuol dire che non sono ingrassata tra Novembre e Dicembre ma tra Dicembre e ora!!"
Mamma: (qualche secondo di pausa) "...no ma stai bene!"

Bene, credo proprio che il biglietto per scendere a Pasqua me lo risparmierò.

venerdì 24 febbraio 2012

La risata di una nuova amica, un caffè con delle sconosciute, sei mesi in Perù, tutta la serata passata a ridere col gestore del locale facendo a gara a chi dice barzellette più stupide, incontrare fiotti di gente nuova e riuscire a parlarci come se li conoscessi da una vita, sentirsi liberi di essere liberi, Padova il pomeriggio alle cinque sotto i portici, l'ospedale, le stradine strette, le abbazie antiche, il cielo pastello, l'edicolante che ti sorride, condividere i sogni con C., vedere V. più sereno e sentire in qualche attimo quell'intesa che mai avevi provato prima con lui, il Pedrocchi, il ritorno che è sempre lo stesso ma mai uguale, l'uomo della copisteria che ti tocca il naso come fossi una bambina, ti prende le mani alla sprovvista, le accarezza e ti chiede perché ce le hai così rosse.

Ecco, queste sono le giornate che mi riempiono, le giornate che mi ricordano il motivo per cui sono qui, come una prova del nove, per confermarmi che si, ho fatto la scelta giusta, che è proprio questa la mia strada, che è così bello costruire con le proprie mani qualcosa che sia tuo e tuo soltanto che tu possa plasmare a tua immagine e somiglianza.

Beh, se queste giornate potessero avere un colore, sarebbe sicuramente un accecante color dell'oro.


mercoledì 22 febbraio 2012

Dimmi perché, ogni volta che la mia mente può permettersi il lusso di spaziare, va a te. Anche quando avevo pensato che fossi morta e sepolta, anche quando avevo imparato a convivere con l'idea che fossi uscita dalla mia vita senza una via di ritorno, che non ti avrei più aspettata la sera, che non avrei più trepidato leggendo il tuo nome sul display del cellulare, perché non ci sarebbero stati più tuoi messaggi da leggere o chiamate da ricevere, che non ti avrei più svegliata al mattino, che avrei finalmente potuto ricominciare, dimmi perché io penso ancora a te, a quell'idea di te, scevra da qualsiasi tipo di contaminazione. Dimmi perché mi ostino a salvarti, in fondo in fondo, a conservarti in una scatola di vetro trasparente proteggendoti dai tarli della mia rabbia, dalla polvere, dal vento di tempesta e a pensarti nella maniera più stupidamente e ingenuamente genuina che ci sia, come tu non sei. Dimmi perché non riesco a distruggerti del tutto.

Forse perché mi fa comodo così e io sono solo una vigliacca.
Forse perché in fondo non andrai mai via. Non lo so.

Forse, come mi sono già detta, dovrà solo arrivare qualcuno di più straordinario di te.







martedì 21 febbraio 2012

Oggi pomeriggio non ho potuto fare a meno di riflettere ancora una volta su quanto il lavoro di un medico, anzi meglio di un chirurgo, e quello di uno psicoterapeuta, si somiglino. Entrambi devono cercare di riparare qualcosa, tenendo conto di non essere in grado di riuscirci, di sbagliare nel tentativo del salvataggio o peggio ancora di provocare ulteriori danni. Poi però ho pensato che il chirurgo, prima di operare, si sterilizza sempre le mani e indossa mascherina, cuffia e guanti di lattice per non rischiare di infettare il paziente con i germi che porta dall'esterno della sala operatoria, dove, proprio per la salute dello stesso, è necessario che sia tutto perfettamente asettico. Perciò, di conseguenza, ho pensato che normalmente anche il terapeuta dovrebbe avere la mente sgombra dai suoi problemi personali quando tratta coi pazienti, per evitare che le sue dinamiche influiscano con l'andamento della seduta o dell'intera terapia e ne vada così dell'integrità psichica del paziente.

Ma subito dopo mi sono chiesta: come si fa a sterilizzare i pensieri?

giovedì 16 febbraio 2012

MAI MAI MAI provocare una donna in periodo premestruale.

Specialmente se già abbondantemente irritata e non aspettava altro.
Specialmente se dopo un esame.
E specialmente se si tratta di me.

domenica 12 febbraio 2012

Rubo questa catena ad Airbag perché, avendo appena trasferito questo blog, mi era sembrato carino elencare sette cose che mi riguardano. Non la rimanderò a nessuno perché sono la prima ad odiare gli obblighi imposti dalle catene di S. Antonio e perché non credo mi crollerà addosso il palazzo se non la invio ad altre 7 persone entro 7 giorni (che fa molto "The Ring", ma vabè):

1. Adoro la notte, perché di notte il tempo è come sospeso e ti sembra di averne all'infinito;

2. Ho letteralmente il terrore di fare del male alle altre persone;

3. A 17 anni ho sfiorato l'anoressia;

4. I miei generi musicali preferiti sono il post punk, il rock elettronico e l'alternative;

5. Non riesco mai a non mettermi a nudo con gli altri, tanto meno a pentirmene completamente, perché mi infastidisce dovermi nascondere;

6. Ho amato davvero una sola volta in 23 anni;

7. Sono una ritardataria cronica.

sabato 11 febbraio 2012

giovedì 9 febbraio 2012

"Non vergognarsi della propria malinconia 

è un compito penoso anzi uno strazio"



[Ivano Fossati - L'amore trasparente]




P.s. Papà, vorrei tanto che la smettessimo di litigare al telefono. Vorrei tanto che la smettessi di chiamarmi solo per quel dannato conto alla posta, per quelle dannate carte, che mi dessi un po' di tregua e non mi ricordassi continuamente di tutte le questioni burocratiche che devo sbrigare ma che finalmente mi dicessi solo un noiosissimo "Come stai? Stavi cenando?" e vorrei poterti rispondere col mio solito tono acido "Papà, sono solo le 7 e mezza, ti pare che io mangi a quest'ora?!?". Tutto quello di cui avrei avuto bisogno oggi sarebbe stato un tuo abbraccio, uno di quei tuoi soliti abbracci avvolgenti che sanno tenermi intera, per rassicurarmi che andrà tutto bene, che devo credere in me stessa, e invece sono finita per l'ennesima volta a chiuderti quasi il telefono in faccia. Spero tanto che la donna nuova che sento di stare pian piano diventando non ti deluda. 


P.p.s. Alle volte la mia bulimia affettiva mi spaventa, mi spaventa il mio desiderio bruciante, insensato e tremendamente ridicolo di sentire il calore umano vicino alla mia pelle, tanto che poi a furia di sfregare mi scotto e ritraggo la mano. E passo continuamente dal caldo al freddo, e mi si spacca tutto per lo sbalzo.  

lunedì 6 febbraio 2012

Per me, questo, è un periodo strano. Oramai sono mesi che mi risulta sempre più difficile raccontarmi, raccontarmi con le mie parole, quanto meno. Quelle parole con cui ho sempre saputo dipingere nitidamente i miei pensieri e i miei stati d'animo, quelle parole con cui ho dipinto un amore oramai frantumato, che si è logorato macerando nei detriti del suo stesso ricordo. E' un periodo strano, strano e nuovo, strano ma nuovo. E' un periodo di lontananze e conquiste, di partenze e nuovi arrivi, di vecchie malinconie e nuove speranze, di tramonti, di risvegli con albe in luoghi sempre diversi e sconosciuti ma che, in fondo, lo so che odorano di buono. In questi mesi ho provato tante volte a scrivere qualcosa di sensato, senza troppo successo. Oppure decidevo deliberatamente di lasciare che le parole sfuggissero, per pigrizia, perché i miei pensieri giravano così veloce, guizzavano, a tal punto che non riuscivo a stargli dietro e allora li lasciavo liberi di attraversarmi senza fermarli con un chiodo a questo muro della memoria. Quanti pensieri ho lasciato andare, quanta ricchezza negata e quanto tempo sprecato. L'unica cosa che riuscivo a fare, era delegare a delle parole già scritte il compito di specchiarmi. Così, incapace di dipingere e passiva, spenta, ho cominciato a trovarmi nei libri ma soprattutto nelle canzoni. Ho raccolto valanghe di parole e ho cominciato a ricopiarle, e a riempirne le pareti della mia stanza, sommergendomi di riflessi di me stessa. Naturalmente non era la stessa cosa. Mi mancava non riuscire ad usare i colori della mia tavolozza, mi mancava non riuscire né più essere motivata a sporcarmi le mani, mi manca tutt'ora. Io credo fermamente, come dissi anche un po' di anni fa ad una persona che oramai non c'è più, che si riesca a scrivere veramente solo sull'onda di un'emozione, nel mio caso spesso e volentieri cupa. La mia incapacità di parlare davvero, in questi mesi, il mio mutismo, mi hanno dimostrato più che evidentemente il vuoto che mi sono portata dentro, l'aridità che ha spazzato via qualsiasi ombra di emozione, annientandomi ancora più brutalmente di come si potrebbe fare con un pugnale o una pistola. Perché quel vuoto mi ha annientato l'anima, me l'ha schiacciata con un piede prepotente ed io ero troppo debole per reagire. Sono rimasta immobile, inerme, a lasciare che questo accadesse, per comodità. Non mi ero mai davvero accorta di queste dinamiche fino a che non ho iniziato a scrivere questo post. Forse, però, sarà proprio questo post il primo monito, il segnale che ho finalmente smesso di subire, che sono stanca e che ho cominciato a reagire. Piano piano io mi riprendo me stessa, piano piano io quella tavolozza me la riprendo, perché ho voglia di sporcarmi ancora le mani, ho voglia di tornare a guardarmi dentro e di dipingere ancora quadri bellissimi, e vi prometto che i prossimi, saranno ancora meglio dei precedenti.

Questa, è per quello che è stato 

Ti lascio questa canzone 
perché adesso il momento è arrivato 
ho messo qui dentro i giorni, le cose 
e le storie che abbiamo vissuto 
c'è dentro un pacco di libri 
e un paio di scarpe bucate 
ci sono i biglietti, le foto 
e tutti i viaggi rimasti da fare 
Non venire mai a cercarmi 
sono andato dove il vento mi chiama 
stasera sarò mille miglia 
lontano da casa 

La magia se n'è andata, la luce si è spenta 
sono partito, e il resto è passato 

potrai sempre dire che non era più il tempo 
o che forse era un mondo sbagliato 
e se un giorno dovessi incontrarmi ancora 
a una svolta del nostro destino 
salutami come l'amico di un tempo 
che la vita ha portato lontano 
Non venire più a cercarmi 
sono andato dove il vento mi chiama 
stasera sarò mille miglia 
lontano da casa 
Non venire mai a cercarmi 
sono andato, la vita è cambiata 
ti mando un abbraccio 
e la mia serenata di strada 

Ti ho scritto questa canzone 
perché adesso il momento è arrivato 
ci troverai dentro i sogni e i rumori 
delle notti che abbiamo passato 
ci ho messo i pianti e la rabbia 
e una manciata di buoni ricordi 

della donna che un giorno mi ha amato 
con gli occhi più scuri e gli abbracci più dolci 
Non venire più a cercarmi 
sono andato dove il vento mi chiama 
stasera sarò mille miglia 
lontano da casa 
Non venire mai a cercarmi 
sono andato, la vita è cambiata 
ti mando un abbraccio 
e la mia serenata di strada



[Modena City Ramblers - Serenata di strada]

Questa, è per quello che sarà, quando sarà tempo che lo sia

Vorrei vivere sul tuo collo 
riparandomi sotto l'orecchio 
aspettando che spiova 
riparandomi sotto il mento quando il sole brucia



[Erica Mou - Vorrei vivere sul tuo collo]

Perché vorrei tanto qualcuno che, prima o poi, mi lasci affondare il naso nel suo collo, chiudere gli occhi e accoccolarmi al suo petto.