giovedì 30 maggio 2013

In questo periodo sono un po' come queste grigie giornate velate. Sospesa, come una grossa nuvola carica di pioggia che copre il sole, che c'è, che vorrebbe uscire, ma che non ce la fa ad andare oltre la cortina di vapore sotto di lui. A volte sbuca timido, ma non riesce a riscaldare mai nulla per davvero. Le nuvole sono più forti e più numerose di lui. Per lo più, succede che scarichino il loro grosso carico di rabbia piangendo pioggia che muore sull'asfalto duro e gelido. Piccole stille che si perdono nell'immenso mare anonimo di una pozzanghera sporca, dopo un po' evaporano nel nulla per poi rispuntare di nuovo dal cielo. E ricomincia così il giro, infinito. Io continuo imperterrita a voler camminare sotto la pioggia a testa scoperta, inzuppandomi, testarda e convinta che non mi ammalerò perché sono più forte di questo freddo, che prima o poi il sole brucerà per asciugarmi. Ma non succede. E, a causa della mia stupida e ingenua convinzione, sto finendo per ammalarmi senza che nessuno mi asciughi, senza una protezione. A volte qualche passante gentile mi offre di accompagnarmi per un breve tratto sotto il proprio ombrello e io sono al riparo per un po' ma tutti si vedono costretti ad abbandonarmi prima o poi, perché devono tornare a casa loro, al caldo del loro focolare, come è giusto che sia. E io continuo a vagare senza meta, sola sotto questa maledetta pioggia che non vuole lasciarmi in pace.

Credo che sia proprio arrivato il momento di comprarmi un ombrello.