venerdì 26 febbraio 2010

Dialoghi dall'inconscio

Ore 18,12: studio nella mia stanza. Mi interrompo tutt'a un tratto, gli occhi sgranati sul foglio di carta sotto di me che nemmeno vedo. Non sono più dov'ero.




(un'eco lontana, come proveniente da una caverna) Che ci fai qui? Dovresti studiare.
Non ci riesco proprio, sono inquieta. E poi questa materia è una vera rottura.

(sempre più vicina e nitida) Non incominciare con queste scuse, per favore. Lo vuoi capire che hai un esame? E se non porti risultati a casa LEI...
(esplodo) LEI COSA??? Devi tormentarmi anche tu, adesso? Non me ne basta una sola di madre?

Beh, ma io sono un' interiorizzazione della sua figura in te stessa, mica una seconda madre. E poi lo sai bene che devi renderle conto del tuo lavoro
Fanculo. Me ne sbatto di doverle rendere conto, lei pretende sempre troppo

(tono arrogante) Che illusa sbruffoncella! Sei consapevole che non è affatto vero, sei consapevole che in fondo non sei capace di fregartene
Smettila di ricordarmi che appartengo a lei! Smettila di ricordarmi che mi ha legata dentro con una catena lunga e infrangibile, come un cane alla sua cuccia, e per quanto io mi illuda di essere libera mi tira e mi soffoca quando arrivo al limite! Ma io ti giuro, ti giuro che un giorno riuscirò a romperla! Quell'essere spregevole non l'avrà vinta!

Non chiamarla così, sai che non è sua la colpa, non è colpa di nessuno...
Non me ne frega niente!

(tono di rimprovero) Non fare la bambina ottusa ed orgogliosa! Hai studiato bene queste dinamiche, le conosci perfettamente e sai che in fondo si tratta di un retaggio decennale, forse secolare, che nessuno è stato in grado di decifrare fino ad ora e quindi di bloccare e convertire. Tu sei la prima che se ne sia resa conto, sei stata la prima ad esserti fermata e tentato di analizzare lo schema da varie angolazioni. Tu sei la prima che lo possa cambiare, che MI possa cambiare. Certo, ti ci vorrà un grande sforzo e anche un aiuto dall'esterno
Lo so che prima o poi dovrò andare a finire da uno strizzacervelli, anche perchè se finisco come lei allora preferisco farmi strappare le ovaie dall'utero piuttosto che generare progenie infelice che passerebbe tutto il resto della propria esistenza ad odiarmi

Oh, ma tu non la odi sul serio
Si che la odio

(tono comprensivo) No che non la odi, sei solo molto arrabbiata con lei. Una volta che avrai trovato un modo per liberarmi dalla tua rabbia, vedrai, sarà tutto molto diverso e la tua prospettiva cambierà
(indignata) Sono SOLO arrabbiata con lei?? Ma scusami, ti pare poco??

Non ho detto che non abbia importanza
Ho passato ogni singolo giorno della mia vita ad attendere un abbraccio, un bacio, una carezza, un tono dolce e rassicurante uscire dalle sue labbra e invece in cambio cosa ho ricevuto? Solo freddezza, indifferenza, superficialità, rifiuto di qualsivoglia forma di comprensione. Sono sempre stata trattata con sufficienza, le mie capacità messe continuamente in discussione come se non valessi nulla nonostante anni di risultati che però lei utilizzava per nutrirsi dell'invidia del mondo, facendomi apparire come un prodigio da baraccone per le sue fottute manie narcisistiche!

Lo faceva solo per spronarti a fare meglio, in fondo era un modo tutto suo per volerti bene
(ringhio, furente) Stronzate! Quei pochi tentativi di avvicinarmi a lei sono sempre miseramente falliti, producendo solo rifiuto da parte sua! Tutto ciò che ha saputo fare è stato riempirmi di felicità materiale senza nemmeno capire che l'unica cosa di cui avessi realmente bisogno era LEI! (smorfia disgustata) Mi fa schifo persino dirlo! Adesso non ammetterei nulla di tutto ciò nemmeno sotto tortura e tantomeno ho intenzione di recuperare il nostro rapporto. Ormai ho trovato il mio equilibrio e voglio rimanerci per tutta la vita

(tono beffardo) Ragazza, puoi prendere in giro chiunque, persino te stessa, ma non me! Tu hai ancora fame del suo amore e sei condannata ad averne per sempre!
No, non puoi dirmi questo!

Oh, si che posso, è la verità
(inveisco con violenza contro di lui, quasi scagliandomici contro) No No No No NO NO NOOO!! Questo è troppo, questo non posso accettarlo, non posso assolutamente! (mi porto le mani a coprire le orecchie dondolando la testa a destra e a sinistra ritmicamente) Stà zitto! Subito! Io non ho bisogno di nessuno, hai capito? Hai capito quello che ti sto dicendo?

(con voce asettica) Tu menti
 
(piagnucolo, supplicando) No...no, ti prego! Basta! E' una tortura... (mi accovaccio con la testa fra le mani ed inizio a cullarmi avanti a indietro)

Si, piangi, da brava...ti farà bene...
(voce soffocata dai singulti) Lei mi ha rovinata...sono fredda! Ormai l'ho capito! Ogni volta che mi lego a qualcuno ho la convinzione di non provare sentimenti...riesco sempre a trovare una scusa per credermi falsa nei rapporti con gli altri, per mettere in dubbio la mia capacità di amare qualcuno...devo sempre, necessariamente sentirmi un mostro senza cuore...

In fondo non lo sei, anche se te ne sorprendi sempre, ma ne hai avuto prova tangibile e anche in più di un'occasione, lo sai...
E allora perchè sono così contraddittoria? Perchè aspiro ad unioni profonde, durature, e poi quando realizzo di averle ottenute tento di scappare? Perchè desidero ardentemente legarmi ma quando capisco che sta succedendo rifuggo e poi ancora ricomincio a disperarmi? Mi sembra impossibile, ossimorico! Non riesco a capire il mio ruolo. Professo di desiderare qualcuno che mi insegua quando riesco a lasciarmi andare solo se sono io ad inseguire. Non voglio rassegnarmi alla parte della donna che, amata, fa sempre soffrire, eppure ho la necessità di segnare chiunque incontri nella mia vita, avere la presunzione di lasciare una cicatrice indelebile su tutti, di pensare di poter essere sempre unica, diversa dalle altre e speciale per ogni uomo che abbia avuto e che avrò in futuro. Pretendo che tutti debbano innamorarsi di me e poi li abbandono. Tutto questo è mostruoso e arrogante...

Perchè devi riscattarti da tutta quella indifferenza che LEI ti ha riversato addosso, e con lei tutta quella che in adolescenza il genere maschile ti ha regalato...quello che metto in atto è solo un meccanismo per difendere la tua autostima...
Si ma è orribile...come puoi fare questo? E' crudele...!

Puoi cambiarlo, se vuoi...
E come?

Lo sai come...continuando ad esplorarmi, ma ora non sei ancora del tutto pronta

Quando lo sarò? Quante altre vittime dovrò ancora mietere?

Lo sarai quando sarà tempo che tu lo sia
Che palle! Smettila di fare così il criptico, mi dai sui nervi!

La tua veemenza non ti porterà lontano. Sii paziente e prosegui nel tuo viaggio. Ogni risposta che cerchi è nascosta in questo universo e non si muoverà, devi solo acquisire nuove abilità per approdare in nuove isole più remote e selvagge. (si dissolve con la stessa iniziale eco lontana nella voce)

No, aspetta!




Ore 19,54: ritorno alla realtà.

giovedì 25 febbraio 2010

Si pettinava convulsamente la chioma liscia castano-dorata, riflettendo nello specchio d'acqua uno sguardo assente.

Nonostante fosse una fanciulla di una bellezza dolorosa aveva in sè qualcosa di inquietante, che si poteva percepire in quella pelle così innaturalmente nivea dalle sfumature quasi bluastre, come se le sue mani, le sue braccia, le sue gambe soffrissero un freddo eterno e le sue vene fossero da sempre state secche e deserte. Oppure nei suoi occhi azzurro-ghiaccio, pressocchè privi di pupilla. Andava in giro senza indossare calzari, costantemente a piedi nudi, e indossava sempre una sottana di lino bianca con lunghe maniche larghe e orli di pizzo che finivano per soffocare i suoi esili polsi in una morsa di nastri annodati. Camminava con la leggiadria di una dea, solitaria e malinconica, lasciando che i capelli sciolti si imprimessero dell'odore delle stagioni che il vento le portava in dono. Non aveva amici. Non ne aveva mai avuti. In ogni caso, non era mai rimasta in un posto tanto a lungo per poterne avere. Tutti la temevano, seppure non avesse mai fatto del male a nessuno. Non si nutriva mai, non ne sentiva il bisogno. Quando si coricava e provava a chiudere gli occhi, sui prati verdeggianti o sulla terra bruna, non si sentiva mai realmente stanca e vedeva solo un vuoto freddo una volta chiuse le palpebre. Nemmeno l'ombra di un sogno. Era silenziosa e riflessiva.

Un giorno, mentre errava in boschi ombrosi e fruscianti, si fermò in riva ad un lago. Si sedette al riparo di un grande salice circondandosi le ginocchia con le braccia sottili e rimase muta e pensierosa ad osservare la superficie nera come la pece. Perché pensava, la mia pelle è così dura e fredda? Perchè non sono in grado di provare alcuna sensazione? Era stranamente tormentata dalla propria diversità, che la faceva sentire unica e sola nel suo genere. In fondo, era un'infelice che girovagava solo per tentare di fuggire dal suo male, ma lei non lo sapeva.

All'improvviso, quel silenzio di meditazione celestiale fu interrotto da uno strano fruscio.

Cos'è stato?, si chiese curiosa, girandosi a guardare tra i cespugli, dietro di lei.

Ancora un altro e poi di nuovo. Sempre lo stesso rumore leggero, come di passi.

Continuava a rimanere immobile, nel silenzio più assoluto. Gli occhi fissi alle sue spalle. Dovrei forse scappare? La sua domanda non fece in tempo ad ottenere una risposta razionale che dalle fronde del salice sotto il quale si era accovacciata spuntò un giovane. Era alto e dinoccolato, indossava un abito di damascato con una fantasia tono su tono molto elaborata, tutto rigorosamente nero, come i suoi guanti di cuoio e la cinta che gli abbracciava la vita e che alloggiava il fodero di una spada dall'elsa argentea, impreziosita da un rubino. Aveva un viso affilato, pulito, di una bellezza angelica e straziante, incorniciato da ricci bruni e ribelli. Gli occhi grandi erano più profondi e più neri della superficie del lago e il colorito delicato della pelle veniva fatto ancor più risaltare dalla gote rosee e dalla bocca vermiglia e sensuale. Che creatura inquietantemente meravigliosa... osservò muta e affascinata la fanciulla. Il giovane sembrava sorpreso dalla presenza di qualcun altro, quasi come se pensasse di dover essere solo in quell'angolo sperduto e selvaggio di Mondo. Guardava la ragazza con occhi nuovi, come se non ne avesse mai vista una prima di allora. Si sentiva stranamente appagato dalla vista della grazia e della delicatezza di quel corpo immacolato. Aveva però notato la particolarità che contraddistingueva la fanciulla: quegli occhi così disperatamente vuoti, quell'inverno perenne che avvolgeva la sua anima. Lui lo sentiva. 



"Chi sei?" domandò la ragazza, con voce che non avrebbe potuto essere più pertinente con quel suo corpo di cristallo. L' Angelo Nero avanzò cautamente di qualche passo, si inginocchiò davanti a quella Madonna Bianca, le prese una manina e, delicato come la brezza primaverile che scuote i primi boccioli, l'avvicinò alla bocca, sfiorandola morbidamente. La sua pelle è così fredda... si sorprese toccandola. D'un tratto capì tutto. Schiuse gli occhi dopo essersi inebriato del profumo selvaggio di quella pelle liscia e marmorea, si rialzò in piedi e pronunciò queste parole "Io sono Dolore". Un po' perplessa, la fanciulla  rimase in silenzio per qualche secondo, osservando Dolore pervasa da una strana curiosità. Chi mai poteva essere quel giovane così misterioso e affascinante che portava un nome così inusuale? "Non ti ho mai visto vagare in questi luoghi. Non ti conosco". "Lo so" rispose lui, con una flemma baritonale che quasi ostentava saccenza. Ancor più incuriosita da quella strana sicurezza nel tono del giovane, domandò ancora "Da dove provieni, cavaliere?". "Provengo dalla Terra, provengo dall'Acqua, dall'Aria e ancora dagli stessi Uomini. Sono figlio e fratello del Mondo". Inevitabilmente confusa, quella dea perlacea regalò al giovane uno sguardo interrogativo, reclinando sensibilmente il capo all'indietro (ciocche d'aurora scendevano fluide dalle spalle) e sbattendo più velocemente le palpebre, come per mettere a fuoco un obiettivo poco chiaro. D'improvviso si trovò a sgranare gli occhi, in guardia. Io non ti conosco, non ti conosco..."  ripetè in una nenia terribile e meccanica. Il cristallo della sua voce si era crepato, deformato da un'ottava sopra il suo tono naturale. Perchè sto implorando? Io non so implorare... . "Vuoi conoscermi...?" soffiò l'Angelo ribelle accovacciandosi nuovamente al suo cospetto, a guardarla come un padre che rassicura la sua bambina. Le prese il viso tondo tra le mani, liquefacendo il ghiaccio dei suoi occhi con uno sguardo ardente. Attimi di nulla eterno. Si. Era esangue, come se si fosse finalmente liberata di un pesante fardello. Non scappò. Rimase immobile, serena. Continuando a guardarla negli occhi lui impugnò l'elsa della sua spada e la estrasse con un suono affilato e metallico. "Non avere paura" disse "Ti darò ciò che hai sempre cercato in questi boschi rumorosi in anni di peregrinazioni. Ti darò la vita". La fanciulla gli rivolse uno sguardo fermo, consapevole, e annuì. Fu un secondo. La spada le trafisse esattamente il centro del petto, proprio dove era custodito il cuore, quel cuore congelato ed inutile. Lui spinse in profondità fino a toccarlo con la punta della lama d'acciaio e frantumare la brina che lo circondava. Il dolore acuto di lei, tradotto in un grido gravido di sofferenza, lasciò subito spazio ad un calore che si spandeva piano in tutto il corpo. Che sensazione meravigliosa! Mai provata prima di allora! Sentiva una pulsazione energica pervaderla dal centro fino alle vie periferiche di quello che fino ad allora era stato per lei solo uno scrigno vuoto. Era eccitata, piena di speranza. Tremava. Era viva. Pochi istanti e la trama del lino candido si macchiò progressivamente di scarlatto. Il nettare vitale fuoriusciva copioso dal punto in cui il petto era stato ferito e a fiotti regolari inondava la veste, ancora avanzava a conquistare poi i pendii dei suoi palmi e delle sue caviglie. Anche il volto era stato raggiunto dagli schizzi, così come i capelli, impastati. Ansante, si era accasciata chiudedo gli occhi ma con il braccio libero l'Angelo bruno aveva afferrato quel dolce peso e lo teneva stretto. Estrasse la lama con un colpo secco. Il rubino che ornava l'elsa era scomparso. Lui sorrise sbuffando, infilò la mano tra i capelli umidi della ragazza e se la strinse forte al petto, cullandola e banciandole delicatamente la fronte. Lei si risvegliò sorseggiando il profumo intenso ed esotico di quel tessuto damascato misto ad odore di sangue, respirò forte e a lungo e poi si staccò dal petto del giovane per guardarlo negli occhi. "Rimani sempre con me" furono le prime parole che pronunciò in un lieve sussurro. Non abbandonarmi, te ne prego. Sei l'unica creatura al mondo che mi abbia mai fatto sentire esistente". "Sono venuto per restare, creatura meravigliosa. Ti accompagnerò lungo tutto il cammino della tua esistenza e mi sentirai". Mentre parlava le carezzò le guance e le labbra con la punta delle sue dita. Adesso il volto di quella fanciulla era di un colorito sano, naturale, florido. Gli occhi erano di un azzurro tenue, vitreo, ma stavolta al centro avevano preso il loro posto le due pupille nere. Era ancora più eterea. L'osservò a lungo, in silenzio. Poi la strinse in un abbraccio avvolgente, che sapeva di promessa eterna.

sabato 20 febbraio 2010

It's no good

I'm going to take my time
I have all the time in the world
To make you mine
It is written in the stars above
The gods decree
You'll be right here by my side
Right next to me
You can run, but you cannot hide

Don't say you want me
Don't say you need me
Don't say you love me
It's understood
Don't say you're happy
Out there without me
I know you can't be
'Cause it's no good

I'll be fine
I'll be waiting patiently
Till you see the signs
And come running to my open arms
When will you realise?
Do we have to wait till our worlds collide?
Open up your eyes
You can't turn back the tide

Don't say you want me
Don't say you need me
Don't say you love me
It's understood
Don't say you're happy
Out there without me
I know you can't be
'Cause it's no good

I'm going to take my time
I have all the time in the world
To make you mine
It is written in the stars above

Don't say you want me
Don't say you need me
Don't say you love me
It's understood
Don't say you're happy
Out there without me
I know you can't be
'Cause it's no good

[Depeche Mode - It's no good]




mercoledì 17 febbraio 2010

Smells

Scorrevo tra le dita dei piccoli rettangoli di carta che sapevano di cioccolato fondente. Li premevo forte sul naso e sulle dita per impregnarmi del loro sapore. Mi chiedevo come sarebbe se sapessi sempre dell'aroma forte di fondente. E' un odore dolce senza che però ecceda nello stucchevole, con quel retrogusto sensuale, corposo, un po' amaro che caratterizza questa qualità di cioccolato. Ecco come vorrei essere io. Vorrei essere una donna fondente. Delicata ma non smielata, un po' misteriosa, un po' amara. Forse in parte lo sono ma quando si tratta di me non ho la lucidità giusta per giudicare. Non so se siete fra quelle persone che credono che ognuno di noi abbia un suo odore. A dire il vero io ci ho fatto caso in poche occasioni. E non parlo di profumo, parlo proprio di odore. Ci sono persone a cui potrei forse abbinare degli odori particolari. A dire il vero me ne vengono in mente solo un paio ma tra queste forse sono sicura di ricordare vagamente l'odore di una sola oltre che la sensazione della sua pelle liscia sotto le mie guance. Quella stessa persona mi rivelò che per lui anche la mia pelle aveva un odore tutto suo ma non mi è mai venuto in mente di chiedergli che odore fosse o semplicemente se fosse buono. Qualcosa mi suggeriva che lo aveva da sempre gradito. Mi piacerebbe scoprire l'odore che mi caratterizza, come se in questo potessero esserci delle informazioni preziose su me stessa che naturalmente io avrei la smania di possedere per colmare un'altra casella vuota del mio mosaico. Mi piacerebbe scoprire di avere un odore intenso, in grado di segnare e di ammaliare ma mi piacerebbe anche poter percepire tutti quelli degli altri per poterli classificare ed avere delle fotografie sempre diverse di ognuno. Per ora so di bagnoschiuma agli agrumi e domani chi lo sa.

lunedì 15 febbraio 2010

Posso ben dire di aver piazzato le tende al cinema questo fine settimana. La mia astinenza da grande schermo è stata colmata col botto e tutta insieme: nel giro di 24 ore mi sono ritrovata esattamente nello stesso luogo del giorno precedente, avendo tra l'altro visto due film esattamente l'uno l'opposto dell'altro. Direi non male. Ieri mi sono dovuta sorbire 7,50 euri (assolutamente derubati) di quella cagata colossale de "Il quarto tipo". Niente di più ridicolo di un'americanata che tenta di impressionare il pubblico facendo leva sulla "ricostruzione basata su fatti veramente accaduti".  Ricostruzione accompagnata in parallelo dai classici filmati sedicenti veri, chiaramente con interferenze nella registrazione (guarda caso!) proprio nel momento topico della "scena". Questo può anche passare, così come può anche passare il fatto che (sempre guarda caso!) ogni santo agente di polizia della cittadina sperduta vattelappesca dell'Alaska, dove era ambientata la storia, andasse sempre in giro con una telecamerina piazzata in macchina. Ma vi prego, vi prego! Anche il paralitico che lievita dal letto modello "Gesù che cammina sulle acque" no! Potevano almeno risparmiarselo, anche se ammetto di essermi tutto sommato divertita per l'improbabile spettacolo. E poi l'ipnosi. Ah, quanto avrei da dire. In primis mi sembra inverosimile che possa essere così facile ipnotizzare qualcuno, semplicemente ordinandogli di rilassarsi e facendo un banale conto alla rovescia. Nemmeno Giucas Casella faceva così, potevano pure documentarsi un po' prima! Inoltre non credo nemmeno che le tecniche ipnotiche possano essere rivelate così facilmente, anzi, credo proprio che il massimo riserbo su di esse sia parte integrante del codice deontologico di un terapeuta di orientamento psicoanalitico. E a proposito dell'immagine dello psicologo avrei da dire un altro paio di cosette: è inaccettabile che ogni volta debba venire ridotta alla stregua della figura di un mago o di un ciarlatano. E' offensivo e alimenta gli stereotipi e i pregiudizi nutriti dal senso comune nei confronti di quella che sarà la mia futura professione. Sta cosa mi fa sul serio incazzare. Insomma, non c'è nemmeno bisogno di spendere troppe parole inutili su questo ennesimo polpettone made in U.S.A., l'unica cosa che resta da dire è che ve lo sconsiglio vivamente. Piuttosto, spendete quei soldi in creme idratanti per prevenire l'invecchiamento della pelle (in caso foste donne) (aspettate...ora che ci penso fa lo stesso anche se siete uomini). Oggi invece, tutt'altra storia. Lo so che magari vedere "Baciami ancora" il giorno di San Valentino potrebbe sembrare l'apoteosi della banalità, ma vi guiro che non l'ho fatto apposta! E' stato un caso, i miei dovevano prenotare il biglietto e...e...così... . Non mi andava di rimandare rischiando di andarlo a vedere in solitudine (il che sarebbe stato non poco deprimente). In ogni caso ho fatto bene a desiderare di vederlo. Non mi ha delusa affatto, anzi, è andato ben oltre le mie aspettative. Tendenzialmente sono una romanticona quindi mi sarebbe andato bene in ogni caso, temo, ma a parte qualchè clichè (la Puccini e Accorsi che dopo innumerevoli ramificazioni - che, no, non sono un'estensione in verticale del cuoio capelluto - capiscono che non hanno mai smesso di amarsi, ricostruendo la famiglia del Mulino Bianco e Favino che accetta di crescere il figlio non suo che la consorte gli porta in dono dopo averlo lasciato in mutande ed essersi pentita perchè lasciata in mutande a sua volta e tutti felici e contenti), dicevo a parte qualche clichè mi è piaciuto moltissimo perchè ha un finale ambivalente (non tutte le storie vanno a buon fine) e insegna che tutto sommato in Amore non ci sono leggi. C'è chi torna al passato, c'è chi si lancia con fiducia in una storia futura, non ci sono canoni. L'unica regola è lasciarsi trasportare dal fiume del sentimento. E questa è una cosa buona e giusta. In particolare mi ha colpito la storia d'Amore tra la dolceamara Livia (la Impacciatore) e lo psicotico Paolo (Santamaria). La meno banale, quella connotata secondo me dal più puro tipo di Amore tra le tante tipologie che sono state presentate nella pellicola, in cui lei, spaventata ma innamorata si prende cura di lui, che a sua volta la ama con una profondità commovente. Il loro tragico finale mi ha fatta piangere, un po' come tutto il film. Sono stata capace di commuovermi ma anche di ridere di gusto per certe scene comiche nella loro tragicità, costruite ad arte dallo sceneggiatore (che poi è anche il regista). Un film che ha saputo risvegliare i miei sensi e direi che questa è sempre un'ottima garanzia.

martedì 9 febbraio 2010

"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana...
Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai...
Amore non muta in poche ore o settimane ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio...
Se questo è errore e mi sarà provato io non ho mai scritto...
E nessuno ha mai amato..." 

                                                                                                                                                               (W. Shakespeare)


lunedì 1 febbraio 2010

Un'insolita vigilia

Domani è un nuovo giorno ma per me sarà "il giorno". Domani, la qui presente proprietaria del qui presente blog compirà un (non ancora qui presente) anno in più. Strano ma vero, il giorno della vigilia la suddetta non si sente depressa (componente costante che accompagna la sua tradizione di vigilie di compleanni da almeno quattro anni a questa parte). Questo anno in più non mi pesa. Forse perchè il passaggio traumatico c'è già stato e mi sono abituata ormai al pensiero di essere per sempre fuori dai "teen", dunque un anno sui miei venti per me non fa testo. Anzi, questa sera, riflettendo mentre viaggiavo in macchina, mi sono accorta che a tratti mi dimentico persino del lieto evento. Non mi aspetto regali, non mi aspetto richieste e non mi sono nemmeno sorpresa che non me ne sia arrivata alcuna. Sono come in un mondo a parte, tutto quello che mi arriva dall'esterno è tutto in più. Oppure sto soltanto crescendo e, con la mia adolescenza, perdendo anche quell'entusiasmo fanciullesco che caratterizza l'avvento di ogni nuovo compleanno. C'è della tristezza in tutto ciò ma è un processo naturale. Devo riconoscermi che in questo passato e burrascoso 2009 da giovane ventenne, Madama Esperienza mi ha preso sottobraccio per farmi un breve discorsetto sulla vita. Certe cose in realtà le avevo già intuite, certe altre non le conoscevo affatto, altre ancora non mi suonavano per niente nuove ma un ripasso non fa mai male a questo recidivo profusore di fiducia quale sono. Ho affrontato così tante tempeste, tutte in mari differenti, e adesso che si sono placate e mi stanno dando un po' di tregua intravedo timida e mattutina la luce dell'alba di un giorno nuovo e più caldo. Tutti i miei dolori mi hanno portato verso la serenità che sto vivendo (che sono consapevole non sarà duratura per l'eternità). Serenità per aver fatto un passo avanti nella mia personale ricerca sul significato di certi sentimenti. Ho scoperto che alcuni di essi (se non forse tutti) sono come un solido luccicante e irregolare: possono avere mille sfaccettature, tanti strati e ognuno contempla il lato che gli capita alla vista, scegliendo quanto in profondità vale la pena andare, quanto male vale la pena di sopportare prima di arrivare al loro nucleo e poi essere estasiati e contornati dalle pareti dell'ultimo e più sicuro strato. Serenità per aver cominciato finalmente a rispettare me stessa e tagliare seriamente i cordoni con il marciume che mi inquinava e con il quale io non ho nulla a che vedere ne ne vorrò avere in futuro; per essere stata capace di cavarmela anche da sola, quando credevo non mi fosse rimasto più nessuno, di scoprirmi più forte di quanto pensassi ed affidabile per me stessa oltre che per gli altri, superando il mio ennesimo periodo di voluta solitudine. Ne sono uscita a testa alta, non ho perso, come a qualcuno potrebbe sembrare. Ci ho soltanto guadagnato verità e sincerità con le poche persone che ho finalmente, volontariamente scelto di ammettere nella mia cerchia ristretta e onestà da me stessa. Forse questo era il più bel regalo che potessi farmi. Scegliere me stessa. Il cammino per amarmi completamente è ancora molto lungo ma credo che prima o poi ci riuscirò. Sto incontrando altre difficoltà, questo è anche vero, alcune di esse sono compagne di vecchia data che non so nemmeno se mi abbandoneranno mai, ma questa è un'altra storia e ho ancora tempo e soprattutto supporto. In un anno ho fatto anche più di quanto pensavo mi sarebbe stato possibile fare.

Ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicini, chi più, chi meno, chi ancora di più di "più". Stavolta però ringrazio anche un po' me stessa, me lo devo. Non mi importa quanto dovrò soffirire se il risultato sarà questo.

E adesso, miei cari, aspettiamo.