lunedì 15 febbraio 2010

Posso ben dire di aver piazzato le tende al cinema questo fine settimana. La mia astinenza da grande schermo è stata colmata col botto e tutta insieme: nel giro di 24 ore mi sono ritrovata esattamente nello stesso luogo del giorno precedente, avendo tra l'altro visto due film esattamente l'uno l'opposto dell'altro. Direi non male. Ieri mi sono dovuta sorbire 7,50 euri (assolutamente derubati) di quella cagata colossale de "Il quarto tipo". Niente di più ridicolo di un'americanata che tenta di impressionare il pubblico facendo leva sulla "ricostruzione basata su fatti veramente accaduti".  Ricostruzione accompagnata in parallelo dai classici filmati sedicenti veri, chiaramente con interferenze nella registrazione (guarda caso!) proprio nel momento topico della "scena". Questo può anche passare, così come può anche passare il fatto che (sempre guarda caso!) ogni santo agente di polizia della cittadina sperduta vattelappesca dell'Alaska, dove era ambientata la storia, andasse sempre in giro con una telecamerina piazzata in macchina. Ma vi prego, vi prego! Anche il paralitico che lievita dal letto modello "Gesù che cammina sulle acque" no! Potevano almeno risparmiarselo, anche se ammetto di essermi tutto sommato divertita per l'improbabile spettacolo. E poi l'ipnosi. Ah, quanto avrei da dire. In primis mi sembra inverosimile che possa essere così facile ipnotizzare qualcuno, semplicemente ordinandogli di rilassarsi e facendo un banale conto alla rovescia. Nemmeno Giucas Casella faceva così, potevano pure documentarsi un po' prima! Inoltre non credo nemmeno che le tecniche ipnotiche possano essere rivelate così facilmente, anzi, credo proprio che il massimo riserbo su di esse sia parte integrante del codice deontologico di un terapeuta di orientamento psicoanalitico. E a proposito dell'immagine dello psicologo avrei da dire un altro paio di cosette: è inaccettabile che ogni volta debba venire ridotta alla stregua della figura di un mago o di un ciarlatano. E' offensivo e alimenta gli stereotipi e i pregiudizi nutriti dal senso comune nei confronti di quella che sarà la mia futura professione. Sta cosa mi fa sul serio incazzare. Insomma, non c'è nemmeno bisogno di spendere troppe parole inutili su questo ennesimo polpettone made in U.S.A., l'unica cosa che resta da dire è che ve lo sconsiglio vivamente. Piuttosto, spendete quei soldi in creme idratanti per prevenire l'invecchiamento della pelle (in caso foste donne) (aspettate...ora che ci penso fa lo stesso anche se siete uomini). Oggi invece, tutt'altra storia. Lo so che magari vedere "Baciami ancora" il giorno di San Valentino potrebbe sembrare l'apoteosi della banalità, ma vi guiro che non l'ho fatto apposta! E' stato un caso, i miei dovevano prenotare il biglietto e...e...così... . Non mi andava di rimandare rischiando di andarlo a vedere in solitudine (il che sarebbe stato non poco deprimente). In ogni caso ho fatto bene a desiderare di vederlo. Non mi ha delusa affatto, anzi, è andato ben oltre le mie aspettative. Tendenzialmente sono una romanticona quindi mi sarebbe andato bene in ogni caso, temo, ma a parte qualchè clichè (la Puccini e Accorsi che dopo innumerevoli ramificazioni - che, no, non sono un'estensione in verticale del cuoio capelluto - capiscono che non hanno mai smesso di amarsi, ricostruendo la famiglia del Mulino Bianco e Favino che accetta di crescere il figlio non suo che la consorte gli porta in dono dopo averlo lasciato in mutande ed essersi pentita perchè lasciata in mutande a sua volta e tutti felici e contenti), dicevo a parte qualche clichè mi è piaciuto moltissimo perchè ha un finale ambivalente (non tutte le storie vanno a buon fine) e insegna che tutto sommato in Amore non ci sono leggi. C'è chi torna al passato, c'è chi si lancia con fiducia in una storia futura, non ci sono canoni. L'unica regola è lasciarsi trasportare dal fiume del sentimento. E questa è una cosa buona e giusta. In particolare mi ha colpito la storia d'Amore tra la dolceamara Livia (la Impacciatore) e lo psicotico Paolo (Santamaria). La meno banale, quella connotata secondo me dal più puro tipo di Amore tra le tante tipologie che sono state presentate nella pellicola, in cui lei, spaventata ma innamorata si prende cura di lui, che a sua volta la ama con una profondità commovente. Il loro tragico finale mi ha fatta piangere, un po' come tutto il film. Sono stata capace di commuovermi ma anche di ridere di gusto per certe scene comiche nella loro tragicità, costruite ad arte dallo sceneggiatore (che poi è anche il regista). Un film che ha saputo risvegliare i miei sensi e direi che questa è sempre un'ottima garanzia.

2 commenti:

  1. vai a vedere Wolfman :)

    e scrivi più in grande altrimenti diventiamo orbi :P

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  2. hahahahaaa non sei il primo che me lo fa notare, vedrò di provvedere allora, pena la perdita dei miei affezionati lettori, che preferirei evitare ;)
    Per quanto riguarda Wolfman ci avevo già fatto un pensierino; adoro il fantasy (anche se non so fino a che punto quel film si possa definire fantasy) e ho anche motivo di sospettare che ne varrà la pena...

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