martedì 8 giugno 2010

Squame metalliche

E finalmente, dopo l'esame, posso concedermi del tempo per la sottoscritta (poco, è vero, perchè mi aspettano altri due - o se riesco tre - esami da dare nel giro di un mese e mezzo o giù di lì ma sarà pur sempre un po' di respiro dopo le ultime fatiche che, c'è però da dire, dovrebbero aver portato buoni frutti, almeno stavolta). Finalmente posso fare il punto sulla questione "ritorno a me stessa". Finalmente sono tornata la combattente di prima dopo la parentesi di totale rincoglionimento di questi mesi (anche se sono anni che mi dico che non mi riconosco più e poi faccio sempre certi errori: che facciano anch'essi parte di me? Inizio a crederlo.), mi sto concentrando sugli esami e sullo studio come una volta, ma adesso sento di avere una marcia in più. Stamattina riflettevo con D.: ci raccontavamo dei nostri problemi, dei nostri dolori, delle nostre disavventure. Ognuno ha le sue, chiaramente non è che sia io ad avere l'esclusiva di certe situazioni, che ho scoperto essere più comuni di quanto pensassi. Mi sono ritrovata per forza di cose a pensare alle recenti esperienze e a considerare che mi hanno inevitabilmente portata al cambiamento (suppongo permanente), volente o nolente. Mi hanno condotta però a riflettere che questo mio cambiamento non è poi così male, almeno per quanto mi riguarda (e onestamente, di ciò che potrebbero pensare gli altri me ne strasbatto, perchè se così come sono non vado bene a qualcuno allora quel qualcuno non sarà obbligato a rimanere al mio fianco, tantomeno io lo implorerò di restare: non si può piacere a tutti, si può essere compatibili solo con determinati tipi di persone. Il genere umano è un po' come i lego: ognuno è complementare solo con certi pezzi). Questo cambiamento non è poi così male, dicevo, nella misura in cui mi permetterà finalmente di tutelare me stessa, cosa che ho capito solo arrivata a 21 anni ma meglio tardi che mai. Non è così male nella misura in cui mi sta permettendo di costruirmi un'armatura di indifferenza  verso il "troppo e troppo", verso situazioni che sfociano in doveri inesistenti che non mi riguardano più da un certo limite in poi. Non è così male nella misura in cui mi concede il diritto sacrosanto (fino ad ora per me un lusso) di non farmi affossare dagli altri e da responsabilità che non competono alla mia persona, checchè ne possano dire gli stessi "altri". La settimana scorsa è venuto a cena a casa nostra mio zio ed è saltato fuori il discorso sul mio futuro lavoro parlando di una sua collega medico, per la precisione una psichiatra. "Non ti invidio proprio", mi ha detto. "L'unica soluzione nella tua futura professione è diventare cinici, altrimenti verrai distrutta dagli altri". "Ricordati che stai canalizzando una tua passione per guadagnarti da vivere". Seppure io non condivida completamente i suoi valori o i suoi modi di pensare, devo ammettere che in questo caso aveva ragione. Una persona come me, sempre abituata a crearsi sensi di colpa ridondanti ed inesistenti, in questo lavoro avrebbe la peggio e si farebbe sopraffare dai suoi pazienti. Così come mi sono fatta sopraffare dalla colpa in certe (molte) situazioni della mia vita. Ma adesso le cose stanno cambiando. Adesso le mie squame sono più impermeabili e tutto mi scivola addosso come gocce d'acqua sul metallo. Adesso inizio ad essere più lucida e a discernere quelle che sono le mie responsabilità in ciascuna situazione specifica, da quella che è pazzia ed autodistruzione. Adesso basta.

Le persone di cui circondarmi, le scelgo solo ed esclusivamente io.

Le persone che ho intenzione di sostenere le scelgo io.

I criteri sulla base dei quali circondarmi delle suddette persone li scelgo ancora e solo io.

I criteri in base ai quali reputo giusto sosterene le persone che scelgo e fino a che punto sia mio dovere sostenerle li decido sempre io.

I suddetti criteri non sono oggetto di discussione da parte di chicchessia, tranne che dalla sottoscritta. Nessuno deve anche solo osare metterli in discussione, poichè le mie ragioni le conosco solo ed esclusivamente io e non è mai stata una colpa avere delle preferenze, anche perchè altrimenti saremmo amici e sostenitori dell'intera umanità e il concetto stesso di amicizia perderebbe il suo valore.


Sic stantibus rebus (per citare la mia prof. di italiano del liceo - si, voglio fare la figa per rendervi partecipi del fatto che una volta conoscevo il latino), ci tengo a precisare che io farò la terapeuta di professione, ciò implica che nell'ambito privato oltre che professionale non sarò costretta a sentirmi in dovere di farmi scassare la minchia 24 ore su 24 da chiunque, perchè io ho anche una vita da vivere. Quando, come e quanto diventare confidente e sostenitrice di persone a me care lo decido io sulla base dei famosi criteri, che non sono tenuta a spiegare a nessuno.

Non so come concludere, quindi vi comunico soltanto che: "That's all folks!", alla prossima.

6 commenti:

  1. E ditemi voi se questa non è energia!
    Ulteriori commenti sarebbero inutili.

    RispondiElimina
  2. Grazie Angelo. Sto proprio agguerrita, come si suol dire. Il fatto è che mi sono fatta buttar giù troppe volte, ma stavolta non mi fregano, perchè ringhio a vista.

    RispondiElimina
  3. sì purtroppo sono cose che succedono, a te, me e chissà quanta altra gente :) inutile discuterne, non si può sempre perdere!

    RispondiElimina
  4. terapeuta! non oso immaginare :)

    RispondiElimina
  5. eh, forse non me ne rendevo conto fino in fondo nemmeno io Diablito...

    RispondiElimina
  6. ehi anal..

    è un po' che non ci sentiamo..mi chiedevo proprio se fossi viva.


    e allora, di cosa sono presagio? di cose normali? che senso avrebbe.

    hmmm che palle mi piaceva un botto quella foto -.-

    RispondiElimina