giovedì 20 maggio 2010

Stamattina sono uscita di casa in fretta. Come al solito, ero sulla soglia del ritardo, perchè se non mi riduco all'ultimo minuto non mi sento realizzata. Avrei dovuto prendere l'autobus delle 10.15 per andare in facoltà a seguire le consuete lezioni del mercoledì che iniziano alle 11.00 e una volta tanto nella mia vita, volevo giocare d'anticipo. Divoro a passi svelti quegli scarsi 4 minuti che mi separano dalla fermata dell'autobus e la raggiungo esattamente un minuto prima dell'orario stabilito (di solito molto in teoria) per il passaggio del mezzo pubblico. Con mia grande sorpresa, è tutto deserto. "Cazzo!" penso all'istante, "Questi non sono mai puntuali e proprio oggi 'sto pulman doveva passare addirittura in anticipo?!? Ma che razza di sfiga...". Mi decido ad aspettare qualche minuto, soltanto per verificare la mia teoria, che recava delle evidenze piuttosto eloquenti, a mio parere. Dopo circa sette minuti, sconsolata, penso che è il caso di iniziare ad avviarmi verso la stazione, per prendere il treno delle 10.52, che mi avrebbe (come di consueto nel mio caso) fatto arrivare di ritardo a lezione, ma ormai mi ero già rassegnata. "Ok, altri 2 minuti e mi muovo, tanto c'è tempo per il treno". Il tempo stava cambiando: il sole era sparito e nuvole grigie si stavano addensando sopra la mia testa, foriere di un umido presagio. Odio la pioggia. Un venditore ambulante di nonsocosacavolofossero si sgolava sguaiatamente per attirare clienti all'angolo di fronte, vecchiette si affrettavano ad attraversare la strada con le buste della spesa in mano, gente che imprecava nel traffico. Insomma, la vita continuava a scorrere normalmente. La mia attenzione viene catturata da una donna alta e come sempre magrissima, familiare, che camminava sul marciapiedi dietro di me. "Maestra M.!", la mia maestra delle elementari. La saluto. Lei, felice di rivedermi, mi riconosce e scambiamo due chiacchiere. Come stai che fai dove vai, andavo in facoltà ho perso il pulman, mi sa che ti conviene prendere il treno, si stavo per avviarmi in stazione aspettavo qualche altro minuto ma tanto l'ho perso. Dopodichè mi fa un sorriso, mi stampa un bacio materno sulla fronte ed entra nella banca alle mie spalle. Inizio a prendere il cellulare dalla tasca superiore della mia borsa, affondo la mano a caso per trovare le cuffie, le attacco, sbroglio i nodi che si creano sistematicamente tra i fili intorcigliati degli auricolari e me le pianto nei timpani. Avevo voglia di "Slide" dei Goo Goo Dolls. In fondo, nonostante quel piccolo inconveniente, la giornata non mi sembrava facesse troppo schifo e avrei trovato la soluzione alternativa. Avviso G. che farò ritardo perchè ho perso l'autobus e quindi prenderò il treno poco prima dell'inizio delle lezioni. La mia maestra mi passa di nuovo di fianco e mi rinnova il saluto. "Vai in stazione", mi sorride e scompare. Erano le 10.25. Inizio a pensare di muovere i primi passi verso la stazione quando vedo, lontano, due sagome sfocate di grossi mezzi che sembravano proprio di colore blu e che sembravano proprio avere la forma di due autobus. Strabuzzo gli occhi e ricontrollo l'ora. Intorno a me ancora deserto. Le sagome si avvicinano facendosi sempre più grandi e definite. Si, erano proprio due pulman delle Sud-Est che venivano nella mia direzione. Una volta avvicinatosi abbastanza da permettermi di leggere la scritta luminosa, apprendo che il primo tra i due non era diretto alla destinazione desiderata. "Che palle, vuoi vedere che sono tutti pulman per quei paesini sperduti nel nulla o al massimo vuoti e destinati al deposito?". Quando andavo alle superiori e facevo particolarmente ritardo mi era capitato più di una volta di scorgere, ad un orario improbabile, un pulman da lontano e, dopo i primi minuti di entusiasmo, leggere il cartello "DEPOSITO" sul cruscotto. Attendo il secondo, non troppo fiduciosa, quando ad un certo punto leggo la scritta "BARI". Incredula, frugo velocemente nella borsa per trovare il portafogli dove custodivo l'abbonamento, per poterlo mostrare all'autista una volta su. Mi faccio notare, sporgendomi sulla strada e avvicinandomi alla portiera che dopo due secondi si apre davanti a me e io sono dentro. Si, sono dentro e sto andando a Bari. Sono dentro e non ho perso quel maledetto autobus, come invece avevo creduto fermamente. Non ci speravo davvero più e invece, quando stavo per abbandonare la mia postazione, eccolo spuntare ed evitarmi il ritardo. Mando un messaggio a G.: "Non l'ho perso!".

Epilogo: sono arrivata a lezione (si vabbè, con impercettibile ritardo, ma non fa testo, l'assistente non aveva ancora iniziato a spiegare), ho trovato il posto che le mie amiche mi avevano diligentemente occupato e ho preso appunti su tutto come un treno, che volevo uccidere l'assistente perchè aveva messo il turbo. E vissero tutti felici e contenti, a parte la mia mano destra.

P.s. Ringrazio G. ed S., che mi hanno fatto capire che, per qualsiasi cosa si voglia fare, per qualsiasi cosa si voglia costruire, ci vuole solo tanta pazienza e che non bisogna mai arrivare a conclusioni affrettate, perchè ciò che ci può sembrare scontato nella realtà può tramutarsi esattamente nell'opposto, esattamente in ciò che non pensavamo potesse essere. Se io oggi non avessi avuto la pazienza di aspettare, se io oggi non avessi creduto che una possibilità potesse esserci, nonostate mi sembrasse praticamente impossibile, beh, io quell'autobus lo avrei davvero perso e non lo avrei ripreso mai più, seppure ne avrei avuto la possibilità e non lo sapevo nemmeno.

5 commenti:

  1. mmh, no, non direi che se non ci fosse stata lei non avrei preso l'autobus perchè alla fine io ho deciso di aspettare di mia spontanea volontà. Più che altro, se l'avessi ascoltata, così come se avessi ascoltato una parte di me, quella più impulsiva, sarei arrivata a conclusioni affrettate che mi avrebbero fatto perdere un'occasione, quella che speravo invece di acchiappare.

    Chiaramente, è sempre tutto allegorico ;)

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  2. Sì infatti, bah la successione degli eventi è una cosa davvero strana.
    Più ci si sbatte per capire le relazioni di causa ed effetto, più viene da arrendersi... fortuna che ogni tanto ci sono queste piccole soddisfazioni, non trovi? :)

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  3. E' verissimo. Sono come un filo di luce che fende le nubi grigie: meravigliose. E lo sono specialmente perchè nemmeno te le aspetti.

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  4. a volte non ci sono più possibilità da giocare.

    la saggezza sta nel capire quando arriva quel momento e prenderlo con filosofia e razionalità.

    post molto, molto, molto bello.

    Estradiolo17bCheNonHaVogliaDiLoggarsi.

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  5. lo so Simo, cerco di essere preparata anche a queste eventualità, faccio del mio meglio insomma.

    Grazie.

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