venerdì 5 agosto 2011

Oramai questo blog è diventato l'ombra di se stesso, me ne sto rendendo conto. Lontano dai vecchi fasti, dai vecchi amici, dai vecchi ospiti e viandanti occasionali, come un castello abbandonato che una volta doveva essere stato bellissimo e splendente sotto le luci di cristallo di imponenti lampadari, abbaracciato dai riflessi d'argento di grandi specchi barocchi. Tutto svanito. Al loro posto ci sono solo grigiore e ragnatele. Umidità e pareti scrostate, a sottolineare che quello splendore, quelle frivolezze, quei sorrisi a poco prezzo sono solo l'eco lontana di un ricordo intrappolato chissà dove, che mi chiede disperatamente di farlo uscire.

Alle volte è necessario camminare tra le proprie rovine, perchè ci parlano di noi, ci ricordano cosa siamo stati, che un tempo siamo stati felici e spensierati. I ricordi ci nutrono, l'ho sempre pensato. E spesso, a quelli come me, viene fame di malinconia. Perciò credo che stanotte ne farò una scorpacciata.

Tutto è nato quando ho perso una persona, qualche mese fa. Una persona che per me è stata importante ma che poi si è rivelata essere solo un'idea nella mia testa, che non esisteva davvero nella realtà. L'impatto è stato fortissimo. Talmente tanto forte da farmi perdere la cognizione del tempo. Ancora adesso, è come se fluttuassi in una dimensione non ben definita e non saprei dire esattamente come io sia arrivata fino qui, come abbia speso i miei giorni fino ad oggi, cos'abbia fatto per occupare questo salto temporale. Il tempo era l'unica cosa che avevo e che mi sarebbe servita, per molte cose, e l'ho sprecato miseramente rimanendo immobile e passiva, ma non ho potuto fare altrimenti. Ho dovuto fermarmi. Niente era mai riuscito a buttarmi così giù, facendomi toccare il fondo come l'ho toccato stavolta. Nemmeno la fine con Lui. E non perchè io ci sia stata male come lo sia stata per Lui. Questa volta è stato diverso. Meno dolore ma più inconsapevolezza, più effetti postumi. Sono come stordita, drogata e questo mio stato di incoscienza mi si trascina addosso a mo' di strascico. Mi viene in mente l'immagine di una sposa, bianca, con il suo lungo velo che tocca la passerella di una Chiesa, ma io ora mi sento di tutto tranne che una vergine in festa. E' che sento che mi manca qualcosa. Sento che un pezzo di me si è definitivamente staccato e ha preso il volo per non tornare mai più. La mia ingenuità, la mia voglia di costruire, perdute per sempre. Avrei voluto che fosse un effetto passeggero ma temo non sia così. C'è un cratere che ha preso la tua forma qui dentro, e non vuole saperne di chiudersi per ora. Solo il tempo mi darà risposte.

E' che sai, nonostante tu mi abbia ingannata e ferita, disillusa e incattivita, ogni volta che dipingerò la malinconia con le mie parole, ci sarà sempre, maledettamente, un po' di quello che mi hai dato tu. Ci sarà sempre un po' di te, in me.

4 commenti:

  1. Non nego che la vecchia Ania felice e spensierata (insomma, non la donna che sei ora -e con questo non intendo dire che tu sia triste-, ma la ragazza sorridente di qualche tempo fa) è una persona che avrei voluto conoscere.

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  2. Hai regalato a qualcuno il tuo sogno migliore.
    E lui se l'è portato via.

    Adesso puoi scegliere di non sognare più.
    O cercare il tuo sogno nei riflessi dei sogni degli altri. Ma mai nessuno ti restituirà il tuo.

    Io ti leggo sempre. Da un anno.

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  3. Ang: questo mi fa riflettere sul fatto che forse non sono davvero felice da un bel po' di tempo e che forse non faccio troppo per nasconderlo, almeno non qui. Chissà che palle sopportarmi. 

    Devjakyn: hai ragione, quel sogno è andato e nessuno me lo restituirà mai. Però c'è un'altra opzione che mi piacerebbe di più contemplare, ovvero quella di concepirne un altro di sogno, che non si sa mai, potrebbe andare anche a finire bene magari. Sono onorata che tu abbia avuto la costanza di seguirmi per tutto questo tempo. 

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  4. beh penso tu possa dire lo stesso di me.

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