sabato 16 gennaio 2010

Non mi sono mai sentita così insignificante in vita mia come in questo momento.


Ricordo di aver sognato il mio compleanno l'altra notte ma era un incubo. Tutti si erano dimenticati di me. Mi ero svegliata la mattina e non avevo trovato alcun messaggio sul cellulare. Ancora peggio del giorno di Natale.  Ero rimasta alquanto stupita ma poi avevo subito pensato "Bah, adesso con questo benedetto facebook non c'è più gusto nemmeno ad accendere il cellulare il giorno del proprio compleanno e trovare il solito bombardamento di messaggi". Avevo acceso il pc, con la certezza di trovarmi sommersa da mail e notifiche. La casellina di msn era vuota. Ricordo distintamente, nonostante fosse stato solo tutto nella mia testa, di aver provato subito una sensazione di smarrimento, come se mi fossi persa qualcosa. Era irreale. Di colpo, il terrore puro. Ero invisibile a tutti. Peggio ancora che essere morta: ero ignorata. Poco dopo mi sono ritrovata nel mio letto, scossa, nella penombra mattutina della mia camera, a convincermi che quello che avevo visto così nitidamente era semplicemente una proiezione delle mie paure. Nulla di cui preoccuparmi. Anche perchè al mio compleanno mancava ancora qualche settimana.


Oggi, come a confermare le mie paure, come per comunicarmi che quello era stato un sogno premonitore, quell'incubo si è materializzato.


Scoprire che quella che fino a poco tempo fa era la tua "comitiva" esce senza avvisarti, che quelle stesse persone che si dichiaravano smaniose di vederti e dicevano che gli mancavi se la spassano da un po' di tempo senza rendertelo noto, che l'unica giustificazione che sono stati capaci di darti è "ci è passato di mente di avvisarti" è troppo. Anche per me, che ho passato le ultime settimane ad autoconvincermi che non me ne fregava niente. E' troppo comunque. E lo è specialmente se credono che io me la beva. Non hanno nemmeno finto di curarsene. Qui anche il rispetto sta andando a puttane.


Quello che sto provando in questo momento è un misto tra rabbia, umiliazione ed impotenza. Un po' come quando nei sogni urli, urli e urli all'infinito senza emettere suoni. Nessuno si gira, nessuno ti sente, nessuno si ferma. Sei lì e ti chiedi anche se tutto quell'urlare abbia poi un senso, ti chiedi se non sei tu la stupida. Ti chiedi se ne vale la pena. Ti rispondi di no. Prendi a pugni un muro, spacchi un armadio con una mazza da baseball e trascinandoti porti dietro il tuo bagaglio di frantumi, sconfitta. Sei incazzata con il mondo e vaghi nella nebbia fitta che sembra non avere fine, seguendo una strada che non vedi.


Stasera me ne vado da sola al cinema o me ne resto a casa piuttosto che stare con un branco di bifolchi. Fanculo.

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