venerdì 27 aprile 2012

Discorso estrapolato da una conversazione tra me e una mia collega di corso conosciuta appena stasera:

Tizia: "Beh, immagino che te ne sarai fumate di canne in vita tua."

Io: "Sssssssiii...cioè a dire la verità solo una."

Tizia (visibilmente sorpresa): "Ma come solo una??!? Davvero??"

Io: "Eh si. Ma perché? Ho la faccia da fattona..?"

Tizia: "Beh, i capelli blu, lo stile alternativo...avrei detto che sei una che ci dà dentro."

Missione compiuta. 

P.s. Non ho sonno, e sto ascoltando quella canzone che ascoltavo in questo periodo un anno fa. Quella canzone che mi ricorda te, perché ricordo che ci avevi scritto anche uno stato su facebook l'anno scorso, con una strofa di quella canzone. Così l'ho cercata su google e poi l'ho ascoltata su youtube. Mi dà proprio di notte 'sta canzone. Posso quasi annusare il sapore fresco delle serate d'Aprile a casa mia, un anno fa, il sapore dei fiori, delle foglie, del vento, che sentivo quando chiudevo la finestra prima di andare a dormire, dopo aver passato tutta la serata a parlare con te. Il sapore di quando speravo. Di quando sognavo. Di quando sapevo sognare. Mi manchi, sai? Anche se non lo saprai, perché non te lo dirò mai, perché le nostre strade non si incontreranno mai più, e forse è meglio così. Però mi manca quello che eravamo (qualunque cosa fossimo), mi manca quello che avevamo. Mi mancano le tue parole, quelle che dicevi a me, anche se erano meravigliose bugie, e quelle che scrivevi su quel diario, che ho letto e riletto fino a consumarmi gli occhi. Credo che non riceverò mai più nulla del genere, nulla di ciò che mi hai dato (o che mi sono presa?), anche inconsapevolmente, da nessun altro essere umano. Alle volte ho paura di cercarti nelle altre persone. Non vorrei mai, perché non sarebbe giusto. Un anno fa nasceva la mia creatura. Quella creatura che ti avevo dedicato e che poi è dovuta morire insieme a splinder e insieme al mio amore, di nascosto, clandestina come quel sentimento. Anche se non leggerai mai questo post, così come tutti quelli che avevo scritto per te e che tengo gelosamente custoditi, volevo dirti grazie. Grazie, perché, in fondo, nonostante tu mi abbia ferita e mi abbia mentito, mi hai fatto capire cosa significhi amare un'altra persona. Anche se quella persona non sei stata tu ma probabilmente l'idea di te. Non importa, forse non fa neanche molta differenza. Spero che almeno qualche volta la tua mente si sia posata su di me. Chissà cosa diresti ora di quanto sono cambiata. Magari penseresti che non sono davvero io, mentre mi divertirei a immaginare la tua espressione dietro parole di sorpresa sullo schermo. E invece si, anche questa sono io. Anche i capelli blu, le canne, le sigarette, le sbronze, tutto. Chissà, magari io e te non siamo mai state poi così tanto diverse. Ci pensavo l'altro giorno. Magari quello che ammiravo in te era solo uno specchio in cui in fondo osservavo la mia vera immagine, la mia natura più recondita. 

Beh, chi lo sa. Lascio che sia la vita a rispondere per me. Peccato soltanto che tu non abbia avuto la possibilità di vedere quella crisalide esplodere in mille colori, le mie ali che rompono quest'ambra che si era cristallizzata intorno. E' una bella nascita, la mia. Giuro. 


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