lunedì 13 giugno 2011

Credo che in queste ultime settimane l'unico momento della giornata in cui ho potuto sentirmi veramente viva sia stato il tramonto. Io amo il tramonto, specie quello sul mare. Ogni giorno che posso, da che arriva la primavera, mi piace trascorrere qualche minuto sulla mia veranda a guardare il sole che muore nel crepuscolo. Mi piace perchè l'odore dei fiori d'arancio della campagna adiacente mi investe così forte, e poi l'odore del mare, quel mare placido, così vicino eppure così irraggiungibile, che il vento di Maestrale porta con sè quando soffia, come per permettermi di sfiorarlo un po'. Mi piace perchè quell'arancio rosato che poi diventa violaceo e quella luce d'oro che sfiorano le cime degli alberi di fronte mi hanno sempre fatto pensare ad un posto esotico, all'Africa per esempio. Mi piace perchè lo stridio lontano delle rondini mi fa pensare alla speranza, credo. E quei soffici batuffoli di nuvole sbuffanti che si tingono col cielo, come se qualcuno ci avesse versato sopra un barattolo di vernice. E poi tutto tace, tranne il vento, spesso. Ecco, quei pochi minuti sono l'unico momento in cui penso che in fondo i miei problemi, i miei dolori, i miei dispiaceri, i miei affanni non siano niente in confronto alla grandezza della vita. Che io sia così stupidamente immatura e mediocre a preoccuparmene. Che tutto va avanti, nonostante tutto. E che per capirlo mi piacerebbe ogni tanto avvicinarmi a quelle nuvole sporche e tingermi le dita.  

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